La Corte Suprema messicana si è unita allo sciopero contro López Obrador
Nel suo ultimo mese di mandato il presidente sta cercando di far approvare alcune contestate riforme costituzionali: quella per rendere elettive le cariche dei giudici è passata alla Camera
Martedì la Corte Suprema messicana ha deciso, votando con una maggioranza di otto a tre, di unirsi al grande sciopero di giudici, magistrati e lavoratori della giustizia contro la contestata riforma del sistema giudiziario voluta dal presidente Andrés Manuel López Obrador. In questi giorni López Obrador, che è nell’ultimo mese del suo mandato cominciato nel 2018, sta spingendo affinché la riforma sia votata in parlamento, dove dopo le elezioni di giugno il suo partito ha i numeri per approvarla: mercoledì la riforma è passata alla Camera con 359 voti a favore e 135 contro, ora dovrà essere votata al Senato.
Per approvare una riforma costituzionale, come è quella del sistema giudiziario, serve una maggioranza di due terzi: la coalizione del presidente ce l’ha ampiamente alla Camera (dove controlla 364 seggi su 500), e infatti il provvedimento è passato senza problemi, mentre le manca un solo voto al Senato, dove può contare su 85 voti su 128 dopo che la settimana scorsa due senatori dell’opposizione hanno cambiato schieramento. L’eventuale approvazione del Senato sarà quella definitiva.
Martedì il voto voluto da López Obrador non si era tenuto per via di una manifestazione antigovernativa che aveva bloccato l’ingresso della Camera. I deputati del partito del presidente (Morena, di centrosinistra) avevano tentato di riunirsi e votare in un complesso sportivo di Città del Messico, ma l’opposizione si era detta contraria a votare in una sede diversa da quella istituzionale. Il dibattito era stato quindi temporaneamente sospeso.
È la prima volta nella storia della Corte Suprema che l’istituzione prende posizione aderendo a uno sciopero. Il punto più contestato della riforma è quello che propone di rendere elettive le cariche dei giudici federali, che sono circa 1.650, e dei giudici della Corte Suprema stessa.
Attualmente i giudici delle corti federali vengono nominati dalla Corte sulla base di qualifiche, titoli di studio e anni di esperienza. I componenti della Corte Suprema vengono invece proposti dal presidente e nominati dal Senato per un mandato rinnovabile di 15 anni: López Obrador vorrebbe ridurne il numero da undici a nove, e accorciare il loro mandato da 15 a 12 anni.
La riforma è uno dei più rilevanti cambiamenti al sistema giudiziario messicano degli ultimi decenni e va inserita nell’ambito di un progressivo deterioramento dei rapporti fra López Obrador e la magistratura, specialmente la Corte Suprema, che nell’ultimo anno ha impedito l’attuazione di diverse proposte del presidente.
I sindacati e le associazioni di categoria, così come alcuni esperti di diritto, ritengono che passare a un sistema elettivo – in cui i giudici devono candidarsi e fare campagna elettorale, in un paese con gravi problemi di corruzione – potrebbe avere l’effetto di politicizzare la magistratura e renderla più dipendente dal governo. La riforma è stata definita «un rischio per la democrazia» dall’ambasciatore statunitense in Messico, Ken Salazar: mercoledì scorso López Obrador ha reagito interrompendo i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti.
La nuova presidente del Messico Claudia Sheinbaum, che prenderà il posto di López Obrador a ottobre, fa parte di Morena: è favorevole alla riforma, e martedì lo ha ribadito sui social.
Quella del sistema giudiziario non è infine l’unica riforma costituzionale che il presidente vorrebbe far approvare a settembre. A febbraio López Obrador aveva presentato 17 disegni di legge, ma all’epoca non aveva abbastanza voti in parlamento. Oggi ce li ha. Prevedevano di trasferire il controllo della guardia nazionale al ministero della Difesa (bloccato dalla Corte Suprema in quanto incostituzionale), abrogare gli organi di vigilanza sulla trasparenza e l’ente regolatore del settore energetico e vietare all’agenzia statale dell’energia di fare accordi con imprese private.
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