Le concessioni balneari dovranno essere messe a gara entro il 2027
L'ha deciso infine il Consiglio dei ministri in un decreto legge, dopo anni di continue proroghe e rimproveri da parte dell'Unione Europea
Mercoledì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che stabilisce tra le altre cose che i titolari delle concessioni balneari sulle coste italiane dovranno avviare le procedure per metterle a gara entro giugno del 2027. Allo stesso tempo il provvedimento proroga le concessioni attuali fino a settembre del 2027. Quella delle concessioni balneari è una questione dibattuta in Italia perché da decenni governi di diverso orientamento politico rimandano la loro scadenza, nel timore di inimicarsi la categoria dei balneari, che è piuttosto influente, e permettendo loro di mantenerle a prezzi molto bassi.
Il provvedimento, atteso e discusso, è stato concordato con la Commissione Europea e rientra in un insieme di norme che servono a risolvere 17 contenziosi fra l’Italia e l’Unione Europea. Da tempo infatti la Commissione rimprovera all’Italia di non avere applicato la cosiddetta direttiva Bolkestein del 2006, che impone tra le altre cose di aprire il mercato balneare alla concorrenza. Dato che le coste appartengono al demanio dello Stato non possono essere vendute a un privato, ma solo concesse per un periodo limitato di tempo, alla fine del quale la licenza andrebbe riassegnata con una gara d’appalto.
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La durata delle nuove concessioni andrà da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, «al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati». Inoltre è previsto che tra i criteri di valutazione delle offerte sia considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare che fosse la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Le continue proroghe approvate dai governi italiani in quasi vent’anni (l’ultima con la legge di bilancio approvata nel dicembre del 2022) avevano creato vari problemi, sia a livello nazionale che europeo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva ribadito più volte che l’Italia dovesse mettere a gara le concessioni per rispettare la direttiva Bolkestein, e lo stesso orientamento era stato confermato dal Consiglio di Stato in numerosi casi. Nel 2020 la Commissione Europea aveva avviato infine una procedura d’infrazione contro l’Italia, che comunque non aveva avuto conseguenze per anni.
L’opposizione alla messa al bando delle concessioni era una battaglia storica della destra italiana. A questo approccio era però notoriamente contrario anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e negli ultimi anni ci sono state varie tensioni con il governo per questo motivo.