Un’altra canzone di Phil Collins

E l’attesa accanto al telefono

(Graham Wood/Getty Images)
(Graham Wood/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Guardate, abbiamo davanti mesi e mesi per dirci cose emozionanti e affettuose a forza di canzoni, non starei a fare cerimonie per un semplice ritorno dalle vacanze. Spero stiate bene.
Della reunion degli Oasis si è parlato a sufficienza, direi (e pure noi qui ne avevamo appena scetticamente parlato): così per variare cito l’unico pezzo critico che ho letto in giro, anche troppo critico, e il cui autore è stato linciato sui social. Io comunque ho provato a mettermi in coda per i biglietti ma con insufficiente motivazione – devo confessare che mi tentava più l’azzardo della lotteria e della competizione che il concerto degli Oasis – ed è finita che ho perso lotteria, competizione e concerto. Se qualcuno di voi è riuscito, non a Londra, il mio solo consiglio competente è di attrezzarsi per tempo con il posto dove dormire, che sarà un inferno di strozzinaggi: per Cardiff pensate a Bristol, per Edimburgo pensate a Glasgow, eccetera. I treni sono pratici, i concerti britannici non finiscono tardi.
Come l’estate scorsa, ho approfittato del maggior tempo per ascoltare e vedere cose su cui essere preparato quando ne scrivo qui: purtroppo nessun documentario mi ha eccitato come certi che avevo visto un anno fa. Ho provato a vedere quello su Céline Dion e – con tutta la ovvia solidarietà del mondo – era noioso, lei noiosa, e non mi ha rivelato sue doti rilevanti per la storia della musica (ricorderete che c’è tutto un tema di indulgenza o no per l’ uncoolness di Céline Dion).
Però ho visto una vecchia serie dagli autorevolissimi creatori che si chiama Vinyl, e che mi ero perso: tutta sulla discografia e la musica all’inizio degli anni Settanta, con una storia un po’ faticosa ma una bella ambientazione e attori bravissimi.
Se avete trascurato il Post durante le vacanze, abbiamo raccontato i 25 anni di Shazam, l’azienda marchigiana Farfisa, e le case sulle copertine dei dischi.
Un mese fa era morto Maurice Williams dei Four Tops, che aveva scritto Stay: quella che poi era diventata Stay di Jackson Browne, divertissment registrato dal vivo in Maryland e trasformato in imprevedibile successo.
Sentite, io ho provato pure ad ascoltarla questa Sabrina Carpenter di cui ho letto in giro fosse protagonista dell’estate: e lo sarà pure, tipo il pedalò, ma musica insignificante, forse manco musica. Poi ho da dirvi delle cose su cosa sia diventata la capacità critica dei media sulla musica, ma un altro giorno.
Sono stato a Cardiff al concerto di Billy Joel (dormendo a Bristol): buffo evento, lo stadio di Cardiff è in mezzo alla città e quando ci sono i concerti tutto il centro viene colonizzato dai fan e tutti i locali suonano la stessa musica, come di solito si vede fare in altre città ai tifosi calati per una partita di calcio. Billy Joel sempre simpatico e spiritoso, la cosa piccola che volevo segnalare qui – da fan di tutto – è che il concerto (il solito, da anni) si apre con la colonna sonora del Migliore di Randy Newman.
Anzi aggiungo un’altra cosa: per la disperazione di Michele Serra a un certo punto arriva il pianista di rincalzo e canta la solita sfinente Nessun dorma, per il tripudio degli angloamericani presenti: una specie di fettuccine Alfredo.
Sono tornato dalle vacanze bisbetico? Andiamo con le canzoni belle.
(ah, e benvenut* a chi prima non c’era! almeno questo)

Abbonati al

Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.