Macron non ha ancora scelto un nuovo primo ministro
Il presidente francese non vuole un governo di sinistra: sta continuando a prendere tempo e giorno dopo giorno si sta attirando sempre più critiche
A quasi due mesi dalle elezioni legislative e dopo dieci giorni di consultazioni, il presidente francese Emmanuel Macron non è ancora riuscito a individuare il nome del prossimo primo ministro o della prossima prima ministra. La Francia è oggi governata da un governo dimissionario incaricato di seguire i cosiddetti “affari correnti” con a capo il macronista Gabriel Attal.
La nuova Assemblea Nazionale che si è formata dopo le legislative – che erano state convocate in anticipo a seguito dei buoni risultati alle europee del Rassemblement National (RN, il partito di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella) – è suddivisa in tre grandi blocchi politici contrapposti tra loro che hanno creato una situazione inedita per la Francia. C’è il Nuovo Fronte Popolare, di sinistra, che è arrivato primo pur senza ottenere una maggioranza assoluta, c’è la coalizione Ensemble, centrista, di Macron, e l’estrema destra del Rassemblement National (RN) e dei suoi alleati. A ciascun blocco manca almeno un centinaio di seggi per arrivare alla maggioranza.
Solo Macron ha il potere di nominare il primo ministro, ma non ha né l’obbligo di scegliere qualcuno o qualcuna del gruppo che ha ottenuto più seggi all’Assemblea Nazionale – la coalizione della sinistra, in questo caso – né un limite di tempo. Gli obiettivi del presidente sul futuro governo sembrerebbero due: non nominare un primo ministro o una prima ministra della coalizione di sinistra, nonostante il suo ottimo risultato alle ultime elezioni; e nominare un primo ministro che non venga immediatamente “censurato”, cioè sfiduciato, dalla nuova Assemblea.
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Entrambi gli obiettivi stanno però creando diversi problemi a Macron. Il suo rifiuto di formare un governo che includa il Nuovo Fronte Popolare è stato molto criticato sia dalla sinistra che da vari quotidiani nazionali. E ogni nome che è informalmente circolato finora per la carica di nuovo primo ministro ha provocato reazioni negative da parte degli schieramenti rivali e minacce di bocciatura preventiva.
La persona di cui si è più parlato negli ultimi giorni è Thierry Beaudet: ha 62 anni, è un maestro elementare, è considerato vicino alla sinistra ed è presidente del Consiglio economico, sociale e ambientale, un’assemblea consultiva prevista dalla Costituzione francese. Molti esponenti politici, anche del campo presidenziale, sono però perplessi sulla competenza, sull’esperienza e sulla capacità di Beaudet di guidare un governo e ottenere la fiducia dei vari gruppi politici presenti all’Assemblea: «Non sembra attrezzato per affrontare il “calderone” politico di Palais-Bourbon (cioè la sede dell’Assemblea Nazionale, ndr), ora diviso in tre blocchi», ha riassunto Le Monde.
Per il politologo francese Benjamin Morel, prendendo in considerazione la nomina di Thierry Beaudet, Emmanuel Macron sta «in un certo senso replicando l’esperienza del Conseil national de la refondation», progetto lanciato dal presidente nel 2022 subito dopo la rielezione con l’obiettivo di coinvolgere tutte le forze politiche intorno a grandi temi e priorità come scuola, salute, transizione ecologica, vecchiaia, piena occupazione e industrializzazione: «Ma è proprio quello che non si dovrebbe fare», dice Morel perché un governo guidato da Thierry Beaudet, una personalità della società civile poco conosciuta, darebbe «l’impressione di un governo fantoccio, di un’escrescenza dell’Eliseo».
Se l’ipotesi di Beaudet o di un profilo simile al suo si concretizzerà, Macron sarà sospettato e nuovamente accusato di voler mantenere il controllo e di voler governare in solitudine, a prescindere dal risultato delle elezioni legislative: «Il presidente della Repubblica utilizza l’ultima carta che gli resta, il potere di nomina, per concedersi il massimo margine di manovra», ha commentato l’ex segretario dei Socialisti Jean-Christophe Cambadélis: «Il pericolo è che Thierry Beaudet appaia come il burattino del presidente».
Inoltre, affinché un governo tecnico venga accettato dall’Assemblea Nazionale, spiega Morel, «una parte sostanziale dello spazio politico deve riconoscere che non esiste un’alternativa. Il governo tecnico è normalmente l’ultima risorsa, ma per ora esistono ancora soluzioni politiche».
Nel frattempo, lo stallo politico si sta prolungando. Qualche giorno fa Le Monde ha pubblicato un editoriale molto critico in cui parlava di «una situazione inedita e pericolosa» e diceva che «nulla è più dannoso che continuare a trascinare un governo dimissionario che sembra comportarsi come se alle urne non fosse avvenuto alcun cambiamento». La sinistra è sempre più spazientita e più passano i giorni più la posizione di Macron si sta indebolendo. Infine, si stanno avvicinando diverse scadenze.
La legge di bilancio dovrebbe essere presentata per l’approvazione all’Assemblea Nazionale il primo ottobre. E entro venerdì 20 settembre la Francia, che è stata sottoposta dalla Commissione europea alla procedura per deficit eccessivo, dovrà presentare il proprio piano a medio termine spiegando quali misure correttive intende adottare per rispettare le regole di bilancio dell’Unione Europea ed evitare sanzioni finanziarie.