In Azerbaijan il partito al governo ha vinto le elezioni parlamentari, considerate non democratiche da molti osservatori internazionali
In Azerbaijan il Partito del Nuovo Azerbaijan del presidente Ilham Aliyev ha mantenuto la maggioranza alle elezioni legislative che si sono tenute domenica: secondo i risultati più aggiornati della Commissione elettorale centrale avrebbe fatto eleggere 68 parlamentari su 125 all’Assemblea nazionale, il parlamento monocamerale azero. Altri seggi dovrebbero andare a candidati indipendenti o appartenenti a partiti minori che in realtà sostengono il governo. Ha votato solo il 37,3 per cento degli aventi diritto.
L’Azerbaijan è un regime dittatoriale dove le libertà politiche e civili sono sistematicamente represse: Ilham Aliyev è al potere dal 2003 ed era stato rieletto a febbraio del 2024 con il 94 per cento dei consensi in un’elezione giudicata non democratica. In precedenza il paese era stato governato per vent’anni da suo padre, Heydar Aliyev. Diversi osservatori elettorali indipendenti hanno criticato le modalità di svolgimento e i risultati delle elezioni parlamentari, come già successo in molti casi precedenti: l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha detto che si sono svolte in un «contesto politico e legale restrittivo che non consente un autentico pluralismo». I principali gruppi di opposizione avevano chiesto ai cittadini di boicottare il voto.
Queste elezioni erano le prime da quando a settembre del 2023 l’Azerbaijan aveva attaccato militarmente e riconquistato il Nagorno Karabakh, un territorio collocato formalmente in Azerbaijan ma governato in maniera indipendente e che per decenni era stato abitato principalmente da persone di etnia armena. Subito dopo l’esercito aveva costretto circa 120mila persone armene a lasciare le proprie case, in quella che era stata definita da molti esperti e istituzioni come un’operazione di pulizia etnica, e il governo aveva ripopolato il territorio con cittadini azeri.
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