Il M5S ha accettato di sostenere Andrea Orlando in Liguria
Rinunciando alla candidatura del senatore Luca Pirondini, e adesso sembra mancare solo Italia Viva nella coalizione di centrosinistra
Domenica anche il Movimento 5 Stelle, dopo giorni di incertezze e di ripensamenti, ha annunciato il proprio sostegno nei confronti del deputato del PD Andrea Orlando come candidato per le elezioni regionali in Liguria che si terranno il 27 e il 28 ottobre prossimi. Lo stesso ha comunicato Alleanza Verdi, Sinistra e Azione. Ora restano poche questioni da sciogliere, tra cui la partecipazione o meno di Italia Viva nella coalizione progressista che sosterrà Orlando: ma salvo clamorosi ripensamenti la sua candidatura sembra ormai certa.
Cinquantacinquenne nato e cresciuto a La Spezia, padre napoletano e madre fiorentina, Orlando è uno dei più importanti dirigenti del PD, capo della più strutturata corrente della sinistra interna del partito ed eletto cinque volte alla Camera. Ministro dell’Ambiente nel governo di Enrico Letta, poi ministro della Giustizia nel governo di Matteo Renzi, infine ministro del Lavoro nel governo di Mario Draghi, aveva da tempo lasciato intendere che sarebbe stato disponibile a candidarsi presidente della sua regione. La sua determinazione era risaltata ancor più mesi fa, quando aveva rifiutato la candidatura come capolista nella circoscrizione Nord-Ovest proposta dalla segretaria Elly Schlein, alle elezioni europee di inizio giugno: la scelta era stata presa in in vista delle elezioni regionali, che pure all’epoca non sembravano così imminenti.
Lo sono poi diventate in seguito all’inchiesta della procura di Genova che ha coinvolto il presidente della Liguria Giovanni Toti, di centrodestra, accusato di corruzione nell’ambito di un’indagine che ha fatto emergere tra l’altro legami tra Toti stesso, alcuni suoi stretti collaboratori, e l’imprenditore Aldo Spinelli intorno a importanti lavori nel porto di Genova. Dopo essere stato ai domiciliari per quasi tre mesi, il 26 luglio Toti si è infine dimesso da presidente della regione: solo con le dimissioni infatti poteva sperare di ottenere dal tribunale la libertà prima del processo a suo carico, che inizierà il 5 novembre prossimo.
La candidatura di Orlando è stata fin dall’inizio la più solida e autorevole nel centrosinistra, anche se lui si è sempre mosso con cautela in queste settimane, attendendo che il M5S superasse le resistenze al proprio interno. Il Movimento aveva infatti già annunciato il proprio sostegno a Michele De Pascale, il sindaco di Ravenna del PD, indicato come prossimo candidato alle regionali in Emilia-Romagna dove si voterà in autunno, forse in concomitanza con la Liguria (nell’altra regione al voto tra ottobre e novembre, e cioè l’Umbria, il centrosinistra ha invece scelto la sindaca di Assisi Stefania Proietti, una civica vicina pure lei al PD).
Alcuni esponenti del Movimento si lamentavano che appoggiando Orlando avrebbero assecondato gli indirizzi del PD in entrambe le regioni. Per questo il partito aveva avanzato la candidatura di Luca Pirondini, senatore genovese che nel 2017 si era candidato alle comunali di Genova, senza fortuna. Tuttavia la candidatura di Pirondini è apparsa subito piuttosto debole e strumentale, finalizzata più che altro a rivendicare un maggiore protagonismo del M5S, che anche in Liguria, nella terra di Beppe Grillo, sta affrontando una grossa crisi di consensi (alle ultime europee di inizio giugno ha ottenuto il 10,2 per cento dei voti, a fronte del 26,3 preso dal PD).
Lo stallo è durato per una decina di giorni e stava producendo tensioni e polemiche, al punto che Orlando aveva posto una sorta di ultimatum, dicendo che si attendeva un’indicazione chiara da parte di tutti i componenti della coalizione progressista entro il primo settembre. Proprio domenica, dopo una serie di riunioni tra alleati a livello regionale e dopo un ultimo decisivo colloquio tra Pirondini e il leader del Movimento Giuseppe Conte a Roma, il M5S ha ufficializzato il proprio sostegno a Orlando.
Ma c’è ancora una complicazione per il centrosinistra. Riguarda il ruolo di Italia Viva: Matteo Renzi nelle scorse settimane ha dichiarato la sua volontà di tornare a far parte stabilmente della coalizione progressista, il cosiddetto “campo largo”. Da parte del M5S c’è un veto sostanziale, ribadito dallo stesso Pirondini quando ha annunciato il suo ritiro. A complicare la faccenda c’è del resto il fatto che il partito di Renzi fa parte della giunta comunale di Genova di centrodestra, guidata dal civico Marco Bucci. Nel 2022 Italia Viva, senza presentarsi col proprio simbolo, inserì alcuni suoi candidati nella lista civica in sostegno di Bucci, e dopo la vittoria del centrodestra ottenne un assessore nella giunta: Mauro Avvenente, ex PD, responsabile del Decoro urbano.
Vari importanti esponenti del PD, e tra questi la stessa Schlein, hanno chiesto a Renzi di superare questa incoerenza: se intende davvero sostenere Orlando in Liguria, deve uscire dalla giunta di centrodestra a Genova. Dopo giorni di ambiguità, alla fine Renzi ha accettato la condizione, stando a quello che ha detto ai suoi parlamentari nelle scorse ore e in un’intervista al quotidiano La Stampa lunedì: «Siamo pronti a separare la nostra strada da quella del pur bravo Marco Bucci», ha detto, aggiungendo poi che «siamo pronti ad essere presenti senza simboli di partito», che era un’altra condizione posta da alcuni dirigenti del PD e del M5S. Con l’altro partito di centro, Azione, il dialogo è invece andato più liscio e a livello locale l’intesa è stata già definita.
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Intanto nel centrodestra la scelta di chi candidare si sta rivelando piuttosto complicata. Toti intende favorire Ilaria Cavo, deputata genovese di Noi Moderati molto vicina all’ex presidente; un altro molto accreditato è il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, molto vicino a Bucci. Anche l’ipotesi di un candidato “civico”, non affiliato cioè ad alcun partito, è abbastanza concreta: finora i dirigenti locali del centrodestra hanno provato a cercarne, senza trovare persone disponibili.