La vaccinazione di massa per la poliomielite a Gaza
È cominciata ufficialmente la più grande iniziativa sanitaria dall'inizio della guerra, con l'obiettivo di vaccinare 640mila bambini, tra rischi e difficoltà logistiche
Domenica è iniziata ufficialmente la campagna per la vaccinazione di massa contro la poliomielite nella Striscia di Gaza: a luglio il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) aveva rintracciato il virus nelle fognature e il 23 agosto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva confermato almeno un caso di un bambino rimasto paralizzato dopo aver contratto il virus.
L’OMS ha raggiunto un accordo con Israele per concedere «pause umanitarie» dai combattimenti e consentire agli operatori sanitari di somministrare i vaccini in sicurezza, e anche Hamas ha detto che avrebbe cooperato. La campagna vaccinale era iniziata informalmente già sabato, e da domenica è continuata nella parte centrale di Gaza, dove saranno effettuate pause umanitarie per tre giorni consecutivi: già nella prima giornata si sono viste file di persone in attesa di ricevere il vaccino. La campagna proseguirà poi nella zona meridionale della Striscia, e infine nella parte nord. L’OMS ha fatto sapere che l’accordo prevede pause di 8 ore al giorno, dalla mattina presto al primo pomeriggio.
Nonostante le rassicurazioni di Israele e Hamas, la campagna vaccinale sarà comunque difficile. Gran parte delle infrastrutture nella Striscia di Gaza sono distrutte e le famiglie devono percorrere strade dissestate per raggiungere gli ospedali. È possibile anche che debbano passare per strade bloccate: a causa dei molti ordini di evacuazione e delle zone occupate da parte di Israele, sono ormai pochissimi i luoghi in cui i civili possono stare, e spostarsi da una parte all’altra è praticamente impossibile, se non passando per zone poco sicure.
Le famiglie devono anche avere fiducia che le pause umanitarie saranno effettivamente rispettate. La campagna vaccinale inoltre è un rischio anche per gli oltre 2mila operatori che somministrano i vaccini negli ospedali, nei rifugi e negli ambulatori mobili, visto che finora ci sono stati diversi attacchi contro gli operatori umanitari, l’ultimo dei quali è avvenuto solo giovedì.
I bambini da vaccinare nella Striscia sono circa 640mila. L’OMS ha già inviato nella regione più di 1,2 milioni di dosi di vaccini orali e altre 400mila dosi sono in arrivo. Una volta completato il primo ciclo di vaccinazioni servirà una seconda dose da somministrare a quattro settimane di distanza. Israele ha accettato di ripetere le pause umanitarie anche per i richiami.
La portata, l’ambizione e la logistica della campagna di vaccinazione contro la poliomielite non hanno precedenti nella guerra di Gaza, e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) l’ha definita «una delle più complesse al mondo». Il fatto poi che il piano sia stato messo a punto in relativamente poco tempo da quando è stato rilevato il virus fa capire quanto siano gravi e diffusi i timori di sviluppo di un’epidemia, che rappresenta un rischio anche per i paesi vicini, come l’Egitto e lo stesso territorio d’Israele.
Nei bambini la poliomielite può provocare forme permanenti di paralisi delle gambe, difficoltà respiratorie e nei casi peggiori la morte. La malattia è stata eradicata nella maggior parte del mondo grazie ai vaccini, e il virus che la causa – che generalmente si trasmette attraverso l’acqua contaminata dalle feci – circola solo in Afghanistan e in Pakistan.
Prima di luglio erano 25 anni che nella Striscia di Gaza non c’era la poliomielite, secondo i dati delle Nazioni Unite, ma il virus può prosperare dove ci sono pessime condizioni igieniche e in luoghi in cui i tassi di vaccinazione non sono sufficientemente elevati: a causa della guerra la copertura vaccinale nei bambini si è inevitabilmente ridotta.
In più le condizioni igieniche sono da tempo assai scarse. Nei campi profughi sovraffollati e negli altri accampamenti in cui vive gran parte della popolazione della Striscia, a causa dei bombardamenti israeliani, mancano l’acqua pulita e sistemi efficienti per lo smaltimento dei rifiuti e delle acque reflue. Spesso viene usata acqua sporca sia per lavare le stoviglie che per bere. È possibile che, oltre all’unico caso confermato dall’OMS, ce ne siano molti altri che ancora non hanno causato sintomi evidenti.
La poliomielite può diffondersi assai rapidamente anche nei paesi confinanti. Secondo gli esperti, è praticamente impossibile essere certi che anche con la campagna vaccinale si potrà efficacemente contenere la diffusione del virus, proprio perché non è possibile sapere quanto sia già diffuso. Israele ha iniziato a offrire dosi di richiamo ai soldati in servizio a Gaza, ma resta un paese esposto anche a causa della storica e grossa resistenza alla vaccinazione da parte degli ultraortodossi, che rappresentano quasi un quinto della popolazione: secondo il ministero della Salute israeliano sono circa 175mila i bambini israeliani non vaccinati contro la poliomielite.
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