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  • Domenica 1 settembre 2024

Perché l’estrema destra è così forte nella Germania orientale

C’entrano lo storico divario tra l’ovest e l’est del paese e un senso di sfiducia verso i partiti istituzionali: oggi si vota in Turingia e Sassonia e AfD può vincere

di Matteo Castellucci

Sostenitori di AfD a un comizio a Dresda, in Sassonia, il 29 agosto
Sostenitori di AfD a un comizio a Dresda, in Sassonia, il 29 agosto (REUTERS/Lisi Niesner)
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Negli ultimi anni il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha continuato ad aumentare i suoi consensi nella Germania orientale. Alle elezioni europee del 9 giugno era stato il più votato nelle regioni che prima della riunificazione tedesca facevano parte della Germania Est: in due di queste, Turingia e Sassonia, domenica ci sono le elezioni per il parlamento statale, e in entrambe AfD otterrà probabilmente il suo miglior risultato, visto che nei sondaggi ha circa un terzo dei consensi. Il 22 settembre si voterà poi in Brandeburgo, e anche qui AfD viene data al primo posto come in Turingia – in Sassonia se la giocherà con l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) di centrodestra.

AfD è diventato il partito più forte nella Germania orientale nonostante i recenti scandali e le sue posizioni scioviniste e xenofobe, assai più radicali di quelle della maggioranza delle persone che lo votano. La cosa si deve a ragioni storiche e sociali, che risalgono alla vecchia divisione tra Germania Est (l’ex Repubblica Democratica Tedesca, o DDR) e Ovest, ma anche all’impegno con cui AfD si è radicata in zone che si sono sentite trascurate dai partiti più istituzionali, in particolare CDU e Socialdemocratici (SPD), che hanno sempre governato il paese, anche in coalizione tra di loro. Più di recente, AfD ha poi puntato molto sulla comunicazione sui social.

Gli stati dell’ex Germania orientale sono ancora più arretrati economicamente di quelli occidentali. Secondo uno studio realizzato l’anno scorso dalle università di Jena, Lipsia e Görlitz/Zittau, le persone che vengono dall’ex DDR sono tuttora sottorappresentate nelle posizioni di potere rispetto a chi viene dall’ovest, mentre una ricerca pubblicata in occasione del trentennale della riunificazione dell’ottobre 1990 ha calcolato che lo stipendio medio a est è il novanta per cento di quello a ovest.

Diversi abitanti degli stati orientali non hanno visto migliorare le loro condizioni di vita in fretta come si aspettavano, e come era stato promesso loro. Ciò ha causato in questa parte non maggioritaria della popolazione un risentimento verso i governi centrali degli ultimi decenni. Che hanno però investito moltissimo – più di 2mila miliardi di euro tra il 1990 e il 2014 – per ridurre il divario tra est e ovest, e in parte ci sono riusciti. Per esempio, secondo l’Istituto federale di statistica, il rischio di povertà è oggi molto simile tra Germania orientale (17,1 per cento) e occidentale (16,6 per cento).

La mappa mostra il primo partito alle elezioni europee: in nero la CDU, in azzurro AfD (dal video di DW sulle ragioni del successo dell'estrema destra)

La mappa mostra il primo partito alle elezioni europee: in nero la CDU, in azzurro AfD (da un approfondimento di DW)

A questo senso di esclusione, che ha motivi storici, hanno contribuito anche fattori demografici. Dopo l’unificazione, la Germania orientale ha continuato a svuotarsi: dal 1990 in poi 3,9 milioni di persone si sono trasferiti negli stati occidentali, attratti da migliori opportunità di lavoro. In Turingia la popolazione è per esempio diminuita di un quinto rispetto al 1990. Anche per effetto della migrazione interna, a est la società è più omogenea di quella dell’ovest del paese: in proporzione è più anziana e con più maschi, due categorie demografiche in cui AfD va particolarmente bene.

A ovest il 32,9 per cento degli abitanti discende da famiglie di persone migranti, o sono stati persone migranti: questo dato è dell’11,4 per cento per l’est del paese.

Fin dalla sua fondazione nel 2013, AfD ha costruito i suoi successi elettorali su una retorica anti migranti e sulla propalazione di notizie false e manipolate, specie dopo che nel 2015 il governo di Angela Merkel accolse un milione di rifugiati siriani in fuga dalla guerra. A livello nazionale i politici di AfD hanno falsamente attribuito alle persone migranti ogni problema di insicurezza; a livello locale, negli stati orientali, li hanno accusati soprattutto di essere i responsabili delle difficoltà economiche di quel pezzo di paese.

In questi giorni diversi reportage hanno raccontato di una certa sfiducia verso le istituzioni tra gli elettori di Turingia e Sassonia, e hanno attribuito a questo il consenso raccolto da AfD. Secondo Steffen Mau, un professore di sociologia alla Humboldt-Universität di Berlino intervistato dall’Economist, i fattori materiali e le differenze est-ovest non bastano a spiegare il successo di un partito con leader che fanno apologia del nazismo come Björn Höcke, il candidato governatore in Turingia. O come Siegbert Droese, oggi eurodeputato della Sassonia, che si fece fotografare con una mano sul cuore alla “Tana del lupo”, il bunker di Adolf Hitler in Polonia, e nel 2016 girava in campagna elettorale su una macchina con la targa che inneggiava a Hitler.

Per Mau e diversi opinionisti, le ragioni del successo dell’estrema destra sono soprattutto politiche. I partiti dell’ex Germania Ovest non sono riusciti a radicarsi a est, né a convincere fino in fondo l’elettorato sul lungo periodo. Non a caso l’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW) – il partito sovranista di sinistra fondato un anno fa che probabilmente sarà decisivo per formare un governo senza AfD in Turingia e Sassonia – raccoglie i maggiori consensi proprio nell’est del paese, dove in molti stati BSW è il secondo partito dietro AfD. Negli stati orientali vive nel complesso meno del 17 per cento della popolazione tedesca: per questo su scala nazionale questi due partiti hanno percentuali più basse.

Il pubblico che assiste a un comizio dell'AfD a Suhl, in Turingia, il 15 agosto

Il pubblico che assiste a un comizio dell’AfD a Suhl, in Turingia, il 15 agosto (Michael Reichel/dpa)

Nei sondaggi commissionati ogni anno dai due stati dove si vota si riscontra un effettivo calo della fiducia degli intervistati verso le istituzioni.

In Sassonia il 42 per cento degli intervistati si è detto soddisfatto dal funzionamento della democrazia nello stato (un calo di quasi il 10 per cento rispetto al biennio 2021/22); solo il 10 per cento ha detto di fidarsi dei partiti politici, e solo il 15 per cento dei media. Il sondaggio del 2023 aveva una domanda aggiuntiva sulle teorie del complotto e il 47 per cento degli intervistati era d’accordo con l’affermazione «il governo nasconde la verità alla popolazione». In Turingia, dove le domande del questionario erano diverse, solo il 45 per cento degli intervistati è soddisfatto del funzionamento della democrazia, il livello più basso dal 2008. Meno di un terzo degli intervistati ha detto di fidarsi del parlamento locale e solo il 17 per cento di loro ha detto di fidarsi di quello nazionale.

«Negli ultimi due decenni, i partiti principali si sono concentrati sulle città. AfD ha riempito questo vuoto, promettendo alla gente di prendersi cura di lei», ha detto a Politico Europe Gunter Zschommler della CDU sassone. «Dopo la riunificazione prima se n’è andata l’industria, poi lo stato. È rimasto uno spazio vuoto, ed è lì che si è infilata AfD», ha detto alla stessa testata Volker Scharf, un altro politico locale. Tra le ragioni politiche c’è infine anche il fatto che durante gli anni di Merkel, cancelliera dal 2005 al 2021, la CDU si era spostata al centro, scontentando un pezzo dell’elettorato più conservatore, che ha guardato ad AfD.

Il sondaggio mostra la percentuale di tedeschi che si dicono di estrema destra: la linea chiara è quella della Germania orientale, quella tratteggiata quella del paese (dal Leipziger Autoritarismus-Studie del 2022)

Il grafico mostra la percentuale di intervistati che nei sondaggi si dicono di estrema destra: la linea chiara è quella della Germania orientale, quella tratteggiata quella del paese per intero (dal Leipziger Autoritarismus-Studie del 2022)

Tutte queste ragioni contribuiscono a spiegare un apparente paradosso: mentre AfD cresceva nei consensi, secondo lo Leipziger Autoritarismus-Studie (lo studio pluriennale dell’università di Lipsia sull’estremismo in Germania) diminuiva significativamente il numero di elettori che si ritengono di estrema destra, sia nell’ovest che nell’est del paese. A est erano l’8 per cento nella prima edizione dello studio, nel 2002; sono il 2,1 per cento nell’ultima, del 2022. A livello nazionale e nella Germania occidentale la tendenza è pressoché la stessa.

AfD, insomma, è stata in grado di intercettare un consenso più ampio di quello della sua area politica, di estrema destra, e viene votata da diverse persone che nei sondaggi si collocano al centro dello spettro politico (che storicamente è la porzione più consistente dell’elettorato tedesco).

Negli ultimi anni la dirigenza di Alternative für Deutschland ha infine puntato molto sulla comunicazione attraverso i social. Recentemente ha scommesso su TikTok per dare di sé un’immagine più affabile, in contrasto a come il partito viene raccontato dai media. Due dei cinque attivisti politici con più seguito sulla piattaforma sono esponenti di AfD: la leader del partito Alice Weidel e Ulrich Siegmund, deputato nel parlamento della Sassonia-Anhalt. L’obiettivo di AfD era convincere gli elettori più giovani, e concentrarsi su TikTok finora ha funzionato: alle elezioni europee il partito ha triplicato i suoi consensi tra chi ha meno di 24 anni d’età.

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