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  • Domenica 1 settembre 2024

«Destra, attento, passa, tira!»

Nel calcio a 5 per ciechi il pubblico deve stare in silenzio per far sentire la palla ai giocatori, mentre c'è chi dà indicazioni fondamentali per organizzare le azioni

(Foto di Liguria Calcio Non Vedenti)
(Foto di Liguria Calcio Non Vedenti)
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Domenica 1 settembre alle Paralimpiadi comincia il torneo maschile di blind football, o calcio a 5 per ciechi (quello femminile non esiste ancora alle Paralimpiadi), uno sport in cui giocano atleti ciechi o ipovedenti, tutti bendati per rendere paritarie le condizioni. Si gioca in un campo grande come quello del futsal, il calcio a 5 classico, ma ai lati ci sono sponde per tenere la palla sempre in gioco, senza quindi le rimesse laterali, e ci sono anche due giocatori vedenti: i portieri. A Parigi si gioca in uno stadio temporaneo creato sotto la Tour Eiffel, dove alle Olimpiadi si giocava a beach volley, e ci saranno otto squadre divise in due gironi. Da quando è diventato uno sport paralimpico, nel 2004, il torneo è stato vinto sempre dallo stesso paese: il Brasile.

Nel Brasile gioca ancora il 34enne Jefinho, forse il miglior calciatore cieco del mondo

Per aiutare i calciatori a orientarsi, dentro il pallone ci sono dei sonagli che ne segnalano la posizione e per questo motivo il pubblico deve assistere alle partite in silenzio (durante le fasi di gioco: dopo i gol può esultare). Oltre alla palla che suona, ci sono tre persone addette a guidare con la voce i giocatori durante il gioco, a seconda della zona di campo in cui si trova il pallone. Le zone sono tre: la difesa, il centrocampo e l’attacco. Il portiere, l’unico vedente, può parlare e dare indicazioni ai compagni quando la palla si trova nella zona di campo difensiva, l’allenatore guida i giocatori quando la palla è nella zona centrale, mentre quando la palla è nella zona di campo d’attacco c’è una persona posizionata dietro la porta avversaria, chiamata guida all’attacco, che può parlare ai calciatori per aiutarli a creare un’azione offensiva efficace.

Flavio Di Malta ha 39 anni e oggi è la guida d’attacco della Liguria Calcio Non Vedenti, una delle principali squadre italiane, per la quale ha anche giocato come portiere per diversi anni: ha esperienza, insomma, sia nel guidare la difesa sia nel guidare l’attacco. Suo padre Giancarlo è uno dei soci fondatori della squadra e lui cominciò a fare il portiere un po’ per caso, quando la squadra doveva giocare una trasferta in Francia e le mancava il portiere. Da quel momento si è appassionato allo sport e ha iniziato a giocare stabilmente, diventando anche il portiere della Nazionale italiana agli Europei del 2012 (l’Italia non si è mai qualificata per le Paralimpiadi, per ora).

«Il portiere deve sapere quando parlare e quando non farlo, a chi parlare e cosa dirgli. Io preferivo dare molte indicazioni prima che la palla arrivasse in zona tiro, chiamavo chi doveva uscire (cioè andare incontro all’avversario), chi doveva invece stringere verso il centro del campo; quando la palla era ormai in zona calda facevo silenzio e lasciavo concentrare e agire i giocatori». Dare troppe informazioni, sia in difesa sia nelle altre zone del campo, potrebbe essere infatti controproducente e creare problemi ai calciatori, anche se «la confusione è una difficoltà che l’atleta non vedente impara a gestire, perché sente la palla, i compagni, la guida, gli avversari, è quindi abituato a una certa complessità». Anche per via di questa confusione, racconta Di Malta, stanno cominciando a essere molto ricercate le guide femminili, perché «le loro voci si distinguono meglio».

L’esultanza per un gol del Liguria Calcio Non Vedenti (foto di Liguria Calcio Non Vedenti)

Il compito della guida d’attacco, o guida retroporta, è invece quello di organizzare le azioni d’attacco. Il lavoro comincia dall’allenamento, soprattutto per tutte le situazioni predefinite come le punizioni e i calci d’angolo: la tattica e gli schemi sono cruciali soprattutto adesso che «il gioco si è velocizzato molto, è diventato più dinamico. Prima il bravo giocatore faceva molte azioni personali, adesso le difese sono più attente, è diventato più difficile segnare e ci sono molti più passaggi. Gli schemi, le palle ferme e le situazioni di gioco organizzate sono fondamentali, e lì le guide diventano importanti».

In Italia il calcio a 5 per ciechi si gioca da una trentina d’anni. Fino a poco fa la Liguria era il solo club esistente nel nord d’Italia, ora ce ne sono altri tre, compreso il Crema, che ha vinto gli ultimi cinque campionati italiani, in cui si gioca divisi per gironi in base alla posizione geografica e poi ci sono delle finali nazionali (la Liguria ha perso l’ultima finale Scudetto contro il Crema e ha vinto invece l’ultima Coppa Italia). In questo periodo lo sport ha avuto un’evoluzione nella preparazione atletica e tecnico-tattica dei giocatori, ma anche negli strumenti: «Prima che esistessero i campionati, ci si allenava con una lattina o si metteva un nastro intorno a un pallone, poi si è passati a un pallone di plastica con dentro un campanello, molto pesante, difficile da controllare», racconta Di Malta. I palloni moderni rotolano dritti e sono resistenti: i sonagli non si rompono dopo ogni partita.

Un po’ di azioni dal torneo di blind football alle Paralimpiadi di Tokyo del 2021

Durante la partita, le indicazioni che dà la guida d’attacco sono varie: «Oltre a chiamare gli schemi, dico quanti avversari ci sono, dove c’è uno spazio libero in cui posizionarsi, quanta distanza li separa dalla porta e quando potrebbe essere un buon momento per tirare». Durante le azioni di gioco comunque le indicazioni devono essere molto essenziali e telegrafiche, e solitamente vengono gridate. Le cose che si sentono più di frequente sono per esempio: «destra!» (o «sinistra!») per suggerire in che direzione andare, ma anche altre generiche come «attento!» e ovviamente quelle più scontate, come «passa» e «tira». Per certi versi non sono così diverse dai suggerimenti che si sentono gridare in partite di calcio per persone vedenti.

Un’altra cosa che può fare la guida retroporta è “battere i pali”, cioè far rumore nella parte posteriore del palo per segnalare all’attaccante la posizione della porta, e quindi dove tirare. Per fare questa cosa, come per gli schemi e le altre indicazioni, c’è tutto un sistema di codici e convenzioni interno alle squadre, per non farsi capire dagli avversari: «Per esempio, se do due battute sul palo destro e tre o quattro sul palo sinistro, vuol dire che quest’ultimo è scoperto», spiega Di Malta.

Agli ultimi Mondiali di blind football, giocati nel 2023 a Birmingham, in Inghilterra, l’Italia ha vinto il suo girone e poi è stata eliminata ai quarti di finale perdendo 1-0 contro l’Argentina, che ha vinto il torneo. Con sette gol segnati, l’italiano Paul Iyobo, 22 anni, è stato il miglior marcatore di quei Mondiali: oggi Iyobo gioca nel Crema, ma aveva iniziato a giocare nella Liguria da giovane. Lui e Francesco Cavallotto, un altro dei migliori talenti italiani, hanno cominciato molto presto, a undici, dodici anni e quindi, dice Di Malta, hanno sviluppato ottima mobilità e sensibilità nel tocco di palla.

In generale, anche grazie al lavoro di promozione e sensibilizzazione della Liguria Calcio Non Vedenti, il calcio per ciechi è uno sport in crescita in Italia e ci sono i presupposti per arrivare in futuro a una qualificazione per le Paralimpiadi: «Ho molta fiducia nell’allenatore della Nazionale, che sta facendo tanto per avere un ricambio generazionale», dice Di Malta, secondo cui però «un vero cambio di passo ci sarà solo quando la Federazione calcistica italiana comincerà a occuparsi di calcio paralimpico e a mettere a disposizione risorse». Per il momento infatti la federazione non si occupa di calcio a 5 per ciechi, che sta invece sotto la FISPIC, la Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi: un’organizzazione che naturalmente ha molti meno soldi a disposizione.

«Oggi tutto si basa sul volontariato e in piccola parte sugli sponsor, è difficile fare promozione, spiegare le cose e incentivare i giovani senza fondi e senza competenze». Organizzare un campionato costa molto ed è difficile farlo senza un sostegno, per questo Di Malta auspica che la FIGC o le squadre di Serie A comincino a destinare una piccola quota dei loro investimenti alle società di calcio a cinque per ciechi. Il processo di professionalizzazione delle squadre e della Nazionale è ancora all’inizio, insomma: ci vorrà tempo.

Secondo Di Malta a queste Paralimpiadi ci sono paesi che potrebbero insidiare il dominio del Brasile: «Noi faremo un po’ il tifo per l’Argentina, avendo un rapporto stretto con alcuni dei loro calciatori, ma non sono da sottovalutare anche la Spagna, la Francia e le nazionali asiatiche». La finale del torneo paralimpico è in programma sabato 7 settembre alle 20.