Ci saranno molti uomini e poche donne nella prossima Commissione europea
Al contrario di quanto chiesto ai governi dalla presidente Ursula von der Leyen, che auspicava una parità di genere
Venerdì 30 agosto è scaduto il termine dato agli stati membri dell’Unione Europea per indicare alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il nome del commissario o della commissaria che intendono proporre per la prossima legislatura. Ogni paese membro ha diritto a esprimere un commissario, cioè un membro della Commissione europea, e Von der Leyen aveva chiesto di presentare due nomi, quello di uomo e quello di una donna, in modo che nella prossima legislatura possa esserci un numero pari di commissari e commissarie. Al momento però solo un paese ha accolto la richiesta della presidente, la Bulgaria, mentre la gran parte degli altri ha proposto solo un uomo, e in pochi solo una donna.
Gli ultimi due paesi che mancavano erano Italia e Belgio: il governo italiano lo ha fatto venerdì pomeriggio, indicando Raffaele Fitto, attuale ministro per gli Affari europei; il Belgio invece non ha ancora ufficializzato la propria proposta, questo anche per via della complicata situazione politica del paese, che dalle elezioni del 9 giugno non è stato in grado di formare un governo.
La Commissione europea è l’organo esecutivo dell’Unione, una specie di governo con competenze più ridotte composto da 27 commissari (inclusa la presidente), paragonabili a dei ministri, che hanno deleghe specifiche e conseguenti portafogli e prerogative. Ogni stato membro, tranne quello da cui proviene il o la presidente della Commissione, sottopone il nome del proprio commissario: a quel punto la presidente della Commissione tratta con i governi nazionali per stabilire se quel nome le va bene, e quale competenza assegnarle o assegnargli.
Nel caso di Fitto, per esempio, il governo italiano spera gli venga assegnata una delega alla Coesione o al Bilancio, con l’attribuzione aggiuntiva dell’attuazione del PNRR e di una vicepresidenza esecutiva. A ottobre ci sarà un’audizione al Parlamento Europeo di fronte alle commissioni competenti, al termine delle quali il Parlamento vota in blocco la nomina della nuova Commissione. Se tutto fila liscio l’intero processo dovrebbe concludersi a novembre.
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Per velocizzare queste procedure già a luglio von der Leyen, che rappresenta la Germania, aveva chiesto ai governi europei di sottoporle per la nomina a commissario due nomi ciascuno, un uomo e una donna. Come abbiamo detto, solo la Bulgaria ha presentato un uomo e una donna: l’ex ministra degli Esteri Ekaterina Zaharieva e l’ex ministro dell’Ambiente Iulian Popov.
Già così sarebbe una grossa delusione per von der Leyen, che vedrebbe nettamente ridotto il numero di commissarie nella prossima legislatura rispetto alla precedente: al momento infatti, oltre alla Bulgaria che ha proposto un uomo e una donna, gli unici paesi che hanno proposto una donna sono Finlandia, Svezia, Spagna, Portogallo, Estonia e Croazia. Al massimo potranno esserci dunque solo 8 commissarie su 27 (compresa von der Leyen), ma solo nel caso venisse scelta le candidata bulgara e se il Belgio proponesse una donna, altrimenti si fermerebbero a 7. Nella Commissione precedente le donne erano 12, von der Leyen inclusa: sarebbe la Commissione con il minor numero di donne da quella presieduta nel 2004 dal portoghese José Manuel Barroso, che aveva 7 donne su 27 commissari.
Persino alcuni paesi come Danimarca, Paesi Bassi, Lussemburgo e Repubblica Ceca, che solitamente indicano donne per la Commissione, quest’anno hanno indicato un politico maschio. La scelta di Fitto da parte dell’Italia era invece piuttosto scontata, anche dati i suoi buoni rapporti con von der Leyen.
A metà luglio oltre al suo nome, nell’ottica di avere due proposte, era stato fatto anche quello di Elisabetta Belloni, direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, cioè il dipartimento che coordina e dirige i servizi segreti interni e esterni; ma la sua candidatura era stata quasi subito accantonata dopo che era diventato piuttosto chiaro che fra i principali portafogli a cui avrebbe potuto aspirare l’Italia c’era quello del commissario per la Programmazione finanziaria e il Bilancio, per cui Fitto sarebbe particolarmente adatto per la sua esperienza nella gestione dei fondi europei.
L’Italia ha avuto solo due volte una donna nella Commissione europea: quando Emma Bonino fu commissaria per la Politica e la Salute dei consumatori, tra il 1995 e il 1999, e quando Federica Mogherini fu l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, oltre che vicepresidente della Commissione, tra il 2014 e il 2019.