Nessuno credeva in lei quando ereditò l'azienda di moda alla morte del fratello Gianni ma, ora che dopo 27 anni se ne va, sono tutti d'accordo

Donatella Versace ce l’ha fatta

Se il nome non vi dice niente guardatevi intorno e capirete subito qual è

Lo zaino Borealis di North Face è ovunque

Vestire protagoniste e comparse del nuovo adattamento di Netflix del romanzo di Tomasi di Lampedusa è stato un lavoro complesso

Ci sono voluti tre chilometri di tessuti per gli abiti del “Gattopardo”

Timothée Chalamet l'ha indossato agli Oscar dopo che si era visto su altri red carpet: è facile, insolito e dice qualcosa dei nostri tempi

Alle celebrità ora piace vestirsi “giallo burro”

Baite e piste da sci sono sempre più frequentate, e le aziende di abbigliamento, dal lusso al fast fashion, se ne sono accorte

Anche la moda va in montagna

Cosa fare se qualcuno vi ha regalato una Birkin di Hermès e vi stanno venendo dei dubbi

Come si riconosce una borsa falsa

Che siano due o tre, su una fila o su due, ci sono consuetudini e consigli per abbottonare solo quelli giusti

Le giacche hanno pochi bottoni, ma possono confondere

Quando fanno “street casting” le agenzie cercano sguardi e aspetti interessanti tra la gente comune, e a volte cominciano delle carriere

Le modelle prese dalla strada

Raccontato da chi ci va: giornalisti, direttrici di riviste, fotografi e influencer

Come ci si veste a una sfilata

L'ingegnere che aveva teorizzato il modo in cui le app attirano costantemente la nostra attenzione ha scritto un saggio per aiutarci a liberarcene

Come diventare indistraibili

I cosiddetti "naked dress" sono stati rivoluzionari e poi hanno normalizzato il corpo delle donne: ora che sono ovunque però «la nudità è stata denudata del sesso»

I vestiti trasparenti sono sempre più noiosi

Da gennaio in alcune scuole francesi sarà usato un modello tridimensionale: moltissime persone – uomini e donne – non ne sanno quasi niente

La clitoride, spiegata bene

<p>Dopo l&#8217;annuncio della <a href="https://www.ilpost.it/2024/08/27/oasis-reunion-date-biglietti/">reunion della band inglese Oasis</a> – che nell&#8217;estate del 2025 farà un tour a 15 anni dallo scioglimento – Instagram e TikTok si sono riempiti di immagini che esaltano (o parodizzano) lo stile di Liam e Noel Gallagher, i due fratelli fondatori del gruppo, mentre i siti di moda hanno messo insieme consigli su come copiarlo: parka del marchio italiano Stone Island, scarpe da ginnastica di Adidas, capelli da paggetto, maglie da calcio vintage, cappelli da pescatore dell&#8217;azienda inglese Kangol, occhialini tondi alla John Lennon o Ray-Ban modello Aviator indossati sempre, anche al chiuso.</p>
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<p>Probabilmente sono consigli superflui: il modo di vestire dei Gallagher, e in particolare di Liam, considerato il più <em>cool</em> tra i due, ha influenzato non solo chi li ascoltava allora ma anche molte generazioni successive. Già ad aprile il giornale inglese <em>Evening Standard</em> <a href="https://www.standard.co.uk/lifestyle/liam-gallagher-gen-z-nineties-fashion-brit-pop-mod-hair-b1153534.html">scriveva</a> che era tornato di moda tra la Gen Z (i nati tra il 1997 e il 2012) di Londra, dove si aggirava «un esercito di ventenni che assomigliavano a [Liam] Gallagher», anche perché è uno stile economico e facile da trovare: basta andare su eBay o cercare in un negozio vintage vecchi abiti sportivi, magliette da calcio e jeans anni Novanta.</p>
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<p>Il gusto dei fratelli Gallagher ha influenzato anche tendenze recenti come il <em>bloke core</em>, che mescola vestiti da calcio e casual, e l&#8217;<em>indie sleaze</em>, un modo di vestirsi volutamente trasandato, che ricorda lo stile provocatorio degli anni Novanta. A inizio anni Dieci ispirarono anche il cosiddetto <em>nu lad</em> o <em>new casual</em>, il ritorno dell&#8217;abbigliamento da stadio, in reazione allo stile <em>hipster</em> (quello con barbe, pantaloni con il risvoltino, papillon e bretelle) e al <em><a href="https://www.ilpost.it/2014/04/17/normcore/">normcore</a></em> (cioè il modo di vestirsi come le persone normali).</p>
<p>Eppure gli Oasis, almeno agli inizi, si vestivano come un qualsiasi ragazzotto di Manchester, la città in cui erano nati, e il loro abbigliamento era facilmente riproducibile da chiunque, a buon mercato. Probabilmente il successo si deve soprattutto <a href="https://www.rivistastudio.com/oasis-working-class/">all&#8217;<em>attitude</em></a>, l&#8217;atteggiamento strafottente e spavaldo con cui i Gallagher portavano una maglietta qualsiasi con un paio di jeans Levi&#8217;s sformati, tant&#8217;è che ancora nel 2022 il sito di moda maschile <a href="https://www.gq-magazine.co.uk/fashion/article/liam-gallagher-parkas"><em>GQ</em> scriveva</a> che Liam Gallagher «è la più grande icona britannica di stile innatamente <em>cool</em>».</p>
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<p>Nonostante l&#8217;apparente semplicità, era un modo di vestire che mescolava diversi stili di abbigliamento molto britannici, in patriottica opposizione alla diffusione del <em>grunge</em> americano di allora (quello di Kurt Cobain dei Nirvana, per capirci).</p>
<p>La prima ispirazione era il <em>mod</em>, la sottocultura nata alla fine degli anni Cinquanta tra i giovani di Londra che ascoltavano jazz, vestivano eleganti abiti sartoriali con giacca e cravatta, giravano in Vespa o Lambretta e si tagliavano i capelli alla paggetto. Fu adottato presto da alcuni gruppi musicali degli anni Sessanta, come gli Who e i Beatles, ammiratissimi da Liam, che si vestirono <em>mod</em> in una prima fase della loro carriera.</p>
<div id="attachment_3131443" class="wp-caption alignnone" ><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3131443 size-full" src="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725002209-GettyImages-3271960.jpg" alt="Una foto dei Beatles vestiti in stile mod, Londra, 4 novembre 1963 " width="980" height="751" srcset="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725002209-GettyImages-3271960.jpg 980w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/400x307/1725002209-GettyImages-3271960.jpg 400w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/680x521/1725002209-GettyImages-3271960.jpg 680w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/768x589/1725002209-GettyImages-3271960.jpg 768w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/800x613/1725002209-GettyImages-3271960.jpg 800w" sizes="(max-width: 980px) 100vw, 980px" /><p class="wp-caption-text"style="--width: 100%">I Beatles vestiti in stile <em>mod</em>, Londra, 4 novembre 1963 (Fox Photos/Getty Images)</p></div>
<p>Alla fine degli anni Settanta, con la fine del movimento hippie e la commercializzazione del punk, lo stile <em>mod</em> ritornò in voga grazie al film <em>Quadrophenia</em>, che raccontava quella sottocultura romanticizzandola, e a Paul Weller, fondatore dei Jam, che venne addirittura soprannominato <em>Modfather</em> per averlo diffuso tra i più giovani, compresi <a href="https://www.anothermag.com/fashion-beauty/2768/ian-brown">il cantante Ian Brown</a> degli Stone Roses, Richard Ashcroft dei Verve e, appunto gli Oasis.</p>
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<div id="attachment_3130983" class="wp-caption alignnone" ><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3130983 size-full" src="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/1724940734-ian-brown.jpg" alt="Una foto di Ian Brown a Brighton, in Inghilterra, 26 marzo 2005. Brown e gli Stone Roses mescolavano lo stile baggy (largo e cascante) del hip hop con un gusto pop, marchi inglesi e giacche corte militari" width="980" height="710" srcset="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/1724940734-ian-brown.jpg 980w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/400x290/1724940734-ian-brown.jpg 400w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/680x493/1724940734-ian-brown.jpg 680w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/768x556/1724940734-ian-brown.jpg 768w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/29/800x580/1724940734-ian-brown.jpg 800w" sizes="(max-width: 980px) 100vw, 980px" /><p class="wp-caption-text"style="--width: 100%">Ian Brown a Brighton, in Inghilterra, 26 marzo 2005. Brown e gli Stone Roses mescolavano lo stile <em>baggy</em> (largo e cascante) del hip hop con un gusto pop, marchi inglesi e giacche corte militari (Dave Etheridge-Barnes/Getty Images)</p></div>
<p>Gli Oasis aggiornarono lo stile <em>mod</em> contaminandolo con capi tipici del <em>workwear</em> (i vestiti della classe lavoratrice di cui si sono sempre detti rappresentanti), come il denim (il tessuto dei jeans) o i pantaloni <em>baggy</em>, cioè larghi, e con un&#8217;altra sottocultura inglese importante e influente ancora oggi: i <em>football casuals</em>.</p>
<div class="ilPostSocial" data-component="ilPostSocial" data-type="instagram" data-url="https://www.instagram.com/p/CF-RMLsDAgb/"></div>
<p>Secondo una leggenda, sarebbe nata durante le trasferte in Europa dei tifosi della squadra di calcio del Liverpool, ai tempi particolarmente vincente. Qui scoprirono  i marchi sportivi e casual italiani e francesi, come Lacoste, Ellesse, Fila, Sergio Tacchini, Benetton e Fiorucci, ne razziarono in massa i negozi e tornarono in patria con un nuovo, distinto, modo di vestire.</p>
<p>Stando a <a href="https://academic.oup.com/tcbh/article/34/2/299/7040380">una ricostruzione</a> dello studioso Dave Hewitson sarebbe iniziato tutto il 13 agosto del 1977 allo stadio di Wembley, a Londra, durante una partita tra Liverpool e Manchester United, quando sugli spalti spiccava una ventina di ragazzi tra i 15 e i 17 anni che non ostentavano i colori di appartenenza di una delle due squadre e che se ne stavano seduti composti, indossando jeans dritti o di velluto a coste, scarpe da ginnastica Adidas e un nuovo taglio di capelli che Hewitson definiva «effeminato».</p>
<p>Era copiato, raccontava un articolo <a href="https://lowerblock.com/articles/football-casuals-when-terrace-fashion-hit-the-high-streets/">pubblicato nel 1983 sulla rivista <em>The Face</em></a>, da quello del musicista David Bowie sulla copertina del disco <em>Low</em>, uscito quell&#8217;anno: «il risultato era un&#8217;immagine a tratti aggressiva, effeminata ed estremamente attraente: mohair indossati con pantaloni dritti, sandali di plastica e cappotti color cammello. Ma era il taglio a essere distintivo, quel taglio di capelli meravigliosamente sbilenco».</p>
<div id="attachment_3131511" class="wp-caption alignnone" ><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3131511 size-full" src="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725006542-low.png" alt="Una foto della copertina di &lt;em&gt;Low&lt;/em&gt; di David Bowie" width="980" height="731" srcset="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725006542-low.png 980w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/400x298/1725006542-low.png 400w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/680x507/1725006542-low.png 680w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/768x573/1725006542-low.png 768w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/800x597/1725006542-low.png 800w" sizes="(max-width: 980px) 100vw, 980px" /><p class="wp-caption-text"style="--width: 100%">La copertina di <em>Low</em> di David Bowie (<a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Low_%28David_Bowie_album%29#/media/File:Low_(album).jpg">Wikipedia</a>)</p></div>
<p>L&#8217;articolo di <em>The Face</em> fu il primo a raccogliere sotto la stessa etichetta di <em>casuals</em> le masse di ragazzini che andavano allo stadio fingendo un&#8217;aria da bravi ragazzi per eludere i controlli della polizia, ma senza tirarsi indietro da scontri violenti con i tifosi rivali. Si traducevano anche in piccole differenze di stile: i provocatori <em>scally</em> di Liverpool, i <em>Perry boys</em> del Manchester United (perché indossavano polo del marchio inglese Fred Perry), i <em>chaps</em> di Londra che preferivano scarpe Nike, camicie Lacoste, sciarpe di cachemere e impermeabili di Burberry.</p>
<p>Negli anni Ottanta lo stile incorporò marchi britannici e di lusso come gli inglesi Barbour e Aquascutum e gli italiani Armani, Prada, C.P. Company e Stone Island, più adatti di Fila e Tacchini a reggere la pioggia, il vento e il gelo degli stadi inglesi.</p>
<p>L&#8217;abbigliamento da stadio (<a href="https://www.highsnobiety.com/p/football-casual-fashion/">detto anche <em>terracewear</em></a>) si diffuse anche tra chi non ci andava, ma gli Oasis potrebbero averlo imparato direttamente sugli spalti, vista la loro passione per il calcio e per il Manchester City: da qui viene l&#8217;abbondanza di magliette da calcio, tute e scarpe da ginnastica Adidas (pare che per questo i rivali Blur preferissero le Nike), i parka e le giacche pesanti da indossare all&#8217;aperto.</p>
<div id="attachment_3131465" class="wp-caption alignnone" ><img loading="lazy" decoding="async" class="wp-image-3131465 size-full" src="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg" alt="Una foto di Damon Albarn dei Blur con un paio di Nike a Londra, marzo 2004" width="980" height="709" srcset="https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg 980w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/400x289/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg 400w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/680x492/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg 680w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/768x556/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg 768w, https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2024/08/30/800x579/1725003481-GettyImages-3459655-1.jpg 800w" sizes="(max-width: 980px) 100vw, 980px" /><p class="wp-caption-text"style="--width: 100%">Damon Albarn dei Blur con un paio di Nike a Londra, marzo 2004 (Gareth Cattermole/Getty Images)</p></div>
<p>Nel tempo anche lo stile dei Gallagher è cambiato. Noel <a href="https://www.instagram.com/noelgallagherclothing/?hl=en">ha sostituito</a> le tute e le felpe anni Novanta con polo e camicie semplici o in denim mentre dagli anni Duemila Liam <a href="https://www.instagram.com/lgwears/?hl=en">ha introdotto</a> più pelle e denim, cappotti e un gusto eccentrico; tra i marchi che veste ci sono i britannici Mackintosh, Barbour e C.P. Company (che ha lo stesso fondatore di Stone Island ma che punta a un&#8217;immagine più da bulli), le scarpe del marchio slovacco Novesta e le giacche dell&#8217;azienda giapponese orSlow, la stessa indossata dal protagonista del film <em>Taxi Driver</em>, del 1976. Ha anche fatto alcune collaborazioni con le sue aziende preferite, come il marchio di scarpe Clarks, <a href="https://www.selfridges.com/IT/en/product/-liam-gallagher-x-cp-company-goggle-panel-cotton-hooded-jacket_R03963214/#colour=Parchment%20Grey">C.P. Company</a> e <a href="https://www.highsnobiety.com/p/adidas-spezial-liam-gallagher-lg2/">Adidas</a>; nel 2009 ha anche fondato un suo marchio di abbigliamento, Pretty Green, dall&#8217;omonima canzone dei Jam (e con alcuni vestiti disegnati da Weller).</p>
<div class="ilPostSocial" data-component="ilPostSocial" data-type="instagram" data-url="https://www.instagram.com/p/ClGaNXNIJB9/?hl=en"></div>
<p>È possibile che nei prossimi mesi, in vista della reunion, lo stile dei Gallagher ritornerà di moda e favorirà l&#8217;aumento di vendite di marchi legati al gruppo. Nel frattempo, <a href="https://www.thegentlemansjournal.com/article/oasis-liam-noel-gallagher-style/">come ricorda</a> il fondatore della pagina Instagram <a href="https://www.instagram.com/brit_cult/?hl=en">Brit Cult</a>, Mark Knox, «non c&#8217;è niente di più <a href="https://www.ilpost.it/2021/01/29/cringe-significato/"><em>cringe</em></a> di una raffica di ragazzi in parka a buon mercato con un taglio <em>mod</em> alla Paul Weller anni Duemila fuori da un concerto di Liam o Noel Gallagher», che invece «raramente sembrano una caricatura di sé stessi».</p>

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Moda

football casuals

liam gallagher

Oasis

terracewear

Liam e Noel Gallagher nel 1997
(Russell Boyce/Reuters)

oasis

<p>Liam Gallagher in un pub a Londra, 22 maggio 2003<br />
(Aura/Getty Images)</p>


Singer Liam Seen In Primrose Hill

<p>Liam Gallagher a Londra nel 2010<br />
(Gareth Cattermole/Getty Images)</p>


The Brit Awards - Show

<p>Liam e Noel Gallagher a Londra nel 1999<br />
(Dylan Martinez/Reuters)</p>


<p>Liam Gallagher a Dublino, Irlanda, 16 giugno 2005<br />
(Getty Images)</p>


Oasis Play Marley Park - Dublin

<p>Liam e Noel Gallagher al festival di Glastonbury, Inghilterra, nel 2004<br />
(Matt Cardy/Getty Images)</p>


Glastonbury Festival - Day One

<p>Liam Gallagher vestito dal marchio inglese Burberry alla Settimana della moda di Londra, 17 febbraio 2018<br />
(Gareth Cattermole/Getty Images for Burberry)</p>


Burberry February 2018 Show

<p>Noel Gallagher a Dublino, Irlanda, 21 dicembre 2005<br />
(ShowBizIreland/Getty Images)</p>


Oasis Play The Point Theatre Dublin

<p>Liam Gallagher, 12 giugno 2011<br />
(AP Photo/Joel Ryan)</p>


Liam Gallagher

<p>Liam Gallagher a Manchester, 4 giugno 2017<br />
(Getty Images/Dave Hogan for One Love Manchester)</p>


One Love Manchester Benefit Concert

Il loro modo di vestire e acconciarsi mescolava diverse sottoculture britanniche, era economico e facilmente replicabile, e per questo fu imitatissimo

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

Tornerà lo stile degli Oasis?

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