In Libia la produzione di petrolio si è più che dimezzata e diversi porti hanno bloccato le esportazioni

Una foto di un operaio nella raffineria di Brega, nella Libia orientale (AP Photo/Hussein Malla, File)
Un operaio nella raffineria di Brega, nella Libia orientale (AP Photo/Hussein Malla, File)

Negli ultimi tre giorni la produzione di petrolio in Libia si è più che dimezzata e i porti in varie città libiche hanno bloccato le esportazioni. La causa è uno scontro politico in corso tra i due governi del paese: quello di Bengasi, che si trova a est ed è controllato dal generale Khalifa Haftar, e quello di Tripoli, che si trova a ovest ed è governato dal primo ministro Abdulhamid Dbeibah. Lo scontro riguarda il capo della Banca centrale libica, Sadiq al-Kabir, che di recente – dopo avere mantenuto una certa equidistanza – si era avvicinato parecchio al governo di Bengasi. Il primo ministro di Tripoli aveva quindi ordinato il suo licenziamento, e il governo orientale aveva minacciato di bloccare la produzione di petrolio fin quando il capo della banca centrale non fosse tornato al suo posto. Ora le minacce si sono concretizzate.

Nella parte est si trova la maggior parte delle riserve di petrolio della Libia, che è il paese africano che esporta più greggio al mondo; si trovano anche i quattro principali porti per le esportazioni. La compagnia petrolifera nazionale della Libia ha detto giovedì che la produzione del giorno precedente si era attestata a poco più di 590mila barili al giorno, contro la media di luglio di 1,18 milioni. La minor produzione ha portato a un calo degli incassi per un valore di circa 110 milioni di euro.

– Leggi anche: La crisi in Libia, spiegata