La prima intervista di Kamala Harris è stata molto prudente
Ha detto di voler un approccio più duro sull'immigrazione, ma anche che includerebbe un Repubblicano nella sua squadra di governo
La vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha dato giovedì sera la sua prima intervista da quando è candidata alla presidenza. Nei 27 minuti di colloquio con la giornalista di CNN Dana Bash, a cui ha partecipato anche l’aspirante vicepresidente Tim Walz, Harris è stata piuttosto prudente, ha difeso l’operato del presidente Joe Biden, ha detto di «non avere rimpianti» per aver sostenuto che le condizioni fisiche e mentali di Biden fossero adeguate a una nuova candidatura e ha detto di voler portare gli Stati Uniti in una «nuova era politica» dopo un decennio di contrapposizioni causate principalmente dalla figura di Donald Trump.
Harris ha detto di voler intraprendere politiche più rigide riguardo all’immigrazione, accusando Trump di aver bloccato per fini elettorali un possibile accordo fra i partiti che aiutasse a risolvere la situazione, e ha assicurato che non interromperebbe la fornitura di armi a Israele, nonostante le pressioni della componente più di sinistra del partito («Ma adesso è il momento di trovare un accordo», riferendosi alle trattative per un cessate il fuoco).
Ma l’intervista si è fatta notare anche per le cose di cui Harris non ha parlato. Non ha voluto rispondere alle domande sulla sua identità, sul suo essere candidata donna e non bianca: «Mi candido perché credo di essere la persona migliore per svolgere questo lavoro in questo momento per tutti gli americani, indipendentemente dalla razza e dal genere». Non ha nemmeno indicato particolari misure che intende mettere in campo nei primi giorni della presidenza e in generale è stata piuttosto vaga su tutto il programma, come per tutta la campagna.
Ha però risposto alle accuse dei Repubblicani di aver cambiato opinione su tutto più volte durante la sua carriera, dicendo che i «suoi valori non sono cambiati», ma confermando di aver abbandonato le posizioni più radicali del 2020 riguardo all’immigrazione (aveva auspicato una decriminalizzazione di chi entrava illegalmente nel paese) e al fracking, la tecnica di fratturazione idraulica delle rocce che permette di liberare il gas naturale. Nel 2020 era contraria, su un tema sentito soprattutto in Pennsylvania, oggi sostiene che sia compatibile con altre misure per contenere il cambiamento climatico.
In uno dei passaggi più notevoli Harris ha detto che potrebbe includere un politico Repubblicano nella sua squadra di governo, anche se ha detto di non avere nessuno di specifico in mente: «Penso che sia importante avere al tavolo delle decisioni più importanti persone con opinioni ed esperienze diverse. E penso che sarebbe un vantaggio per il pubblico americano avere un membro del mio gabinetto che sia Repubblicano». Non sarebbe comunque una prima volta, anche Barack Obama nominò per alcuni ruoli della sua amministrazione politici Repubblicani.
L’intervista era piuttosto attesa perché nei 37 giorni passati da quando ha sostituito Biden Harris aveva risposto ad alcune domande informali dei cronisti alla fine di appuntamenti elettorali, ed era comparsa in mini-interviste con alcuni creator e influencer sui social media, ma non aveva però ancora dato vere interviste né tenuto conferenze stampa, due situazioni in cui i candidati sono più vulnerabili, perché non conoscono in anticipo ciò che verrà loro chiesto e non possono preparare risposte.
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