Quanto vale il Gran Premio di Formula 1 di Monza
Uno studio del Censis dice che l'impatto economico è di 142,5 milioni di euro l'anno, di cui però solo una parte resta all'economia locale
Secondo uno studio del Censis il Gran Premio d’Italia di Formula 1 che si svolge ogni anno a Monza genera un indotto di 142,5 milioni di euro, stando ai dati dell’ultima edizione, tra costi diretti per la gara e spese dei partecipanti. Sono soldi che restano in parte al territorio con vantaggi per l’economia locale, dice il Censis.
Lo studio è stato commissionato dall’ACI, l’Automobile Club d’Italia, l’ente che gestisce e cura l’evento, in un momento in cui ci sono incertezze per il rinnovo del suo contratto con la Formula 1: il Gran Premio – che si corre questo fine settimana – è previsto a Monza fino all’edizione del 2025, e per gli anni successivi deve essere ancora trovato un accordo. Tranne rare eccezioni, dal momento della sua fondazione negli anni Venti il Gran Premio d’Italia si è sempre tenuto a Monza.
Per l’edizione del 2023 sono state contate circa 300 mila presenze, distribuite nei tre giorni di prove, qualifiche e gara: l’incasso dei biglietti è stato di quasi 30 milioni di euro e quello per il merchandising di 9 milioni. Buona parte degli spettatori veniva da fuori, il che ha dato un contributo all’economia locale per alloggio, cibo, trasporti e quant’altro: per un totale di circa 72 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 10 milioni di consumi vari di coloro che il Censis definisce i big spender, cioè di partecipanti con alto potere di spesa.
C’è poi tutto l’indotto più legato alla gara di per sé, cioè le spese generali per il Gran Premio e quelle per le squadre, gli addetti ai lavori e i giornalisti che seguono l’evento: sono rispettivamente 7,2 e 10,5 milioni di euro. A questo si aggiunge anche la spesa degli sponsor per i vari eventi che organizza nei giorni precedenti alla gara, tra feste private e quelle negli spazi pubblici: sono circa 80, per cui gli sponsor spendono 2,4 milioni di euro.
Il totale nel 2023 è stato quindi di 142,5 milioni di euro. È difficile dire quanta parte di questi soldi sia effettivamente a vantaggio esclusivo del territorio. Lo studio dell’economia dei grandi eventi è infatti materia difficile e complicata, che richiede una minuziosa ripartizione delle cifre. Semplificando si può dire che è a vantaggio dell’economia locale tutto l’incasso che serve a pagare professionisti e tecnici della zona, e la spesa per l’organizzazione degli eventi degli sponsor, come lo sono i consumi dei visitatori in alberghi, ristoranti e negozi locali. Al contrario non restano all’economia locale gli incassi per il merchandising e neanche parte di quelli dei biglietti, i cui diritti sono in entrambi i casi degli organizzatori e della Formula 1. Secondo una stima dell’ACI resterebbero al territorio circa 100 milioni di euro l’anno.
A queste somme secondo il Censis sono comunque da aggiungere anche le ricadute economiche nel medio e lungo periodo, come quella sull’industria italiana dei motori e della meccanica, che vale circa 80 milioni di euro l’anno: tenendo dentro però anche i vantaggi che danno altri eventi simili in Italia, come il Gran Premio di Imola. Ci sono poi benefici per il prestigio del territorio, sia per la provincia di Monza che per la Regione Lombardia, che il Censis stima in 50 milioni di euro l’anno.
Infine vanno considerati i diritti mediatici, che però vanno interamente agli organizzatori e non hanno un impatto sull’economia locale: a fronte di circa 150 milioni di spettatori che guardano la gara in diretta in tutto il mondo, a cui vanno aggiunti quelli che seguono solo gli highlights, hanno un «valore potenziale» che secondo il Censis è di 200 milioni di euro l’anno, considerando anche in questo caso sia il Gran Premio di Monza che quello di Imola.
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