Trump ha detto che in Florida voterà per regole meno restrittive sull’aborto
In maniera inaspettata, riferendosi ai referendum sull'aborto che si terranno a novembre insieme alle presidenziali
A novembre, insieme alle elezioni presidenziali, in dieci stati degli Stati Uniti si voteranno anche alcuni referendum per garantire il diritto all’aborto: uno degli stati interessati è la Florida, dove risiede e vota il candidato presidente dei Repubblicani Donald Trump. Il tema dell’aborto è particolarmente divisivo e la maggioranza degli americani è contraria a politiche troppo restrittive, che sono invece auspicate dalla destra. Per questo Trump ha cercato spesso di evitare l’argomento, piuttosto impopolare, ma giovedì durante un’intervista con la rete televisiva NBC e il tabloid britannico Daily Mail ha dovuto rispondere a domande specifiche e un po’ a sorpresa ha lasciato intendere che voterà a favore del referendum che renderebbe meno restrittive le regole sull’aborto.
Oggi in Florida l’aborto è vietato dopo sei settimane di gravidanza, un momento in cui molte donne non sanno nemmeno di essere incinte. L’“Emendamento 4”, quello verrebbe introdotto nel caso in cui fosse approvato il referendum, porterebbe il limite a 24 settimane.
Quando gli è stato chiesto come avrebbe votato, Trump ha riposto:
So come voterò. Voglio più di sei settimane. Penso che sei settimane siano un errore. E lo dirò presto, ma voglio più di sei settimane. In Florida abbiamo un regolamento di sei settimane, ed è su questo che si voterà, e credo che dovrebbe essere più di sei settimane.
Nella stessa intervista Trump ha anche ribadito di essere favorevole al fatto che ogni singolo stato possa decidere sulle regole dell’aborto, considerando un suo successo personale la sentenza di giugno del 2022 con cui la Corte suprema statunitense rovesciò la sentenza Roe v. Wade, abolendo il diritto all’interruzione di gravidanza a livello federale (Trump ha nominato tre dei giudici della Corte Suprema, rendendo la maggioranza di ispirazione conservatrice molto forte).
Poche ore dopo questa intervista, i responsabili della campagna di Donald Trump hanno smentito che Trump avesse già deciso come votare sull’Emendamento 4 della Florida, sostenendo che il parere riguardasse solo il limite di sei settimane, ma non la proposta di riforma. In generale Trump sta cercando faticosamente di riposizionarsi sulle questioni dei diritti riproduttivi, che sono molto sentiti da una gran parte dell’elettorato. Deve farlo però cercando di non scontentare la parte più radicale dei suoi sostenitori, che invece vorrebbe regole più restrittive.
Sempre giovedì Trump ha detto che la sua futura amministrazione avrebbe fatto sì che le spese per la fecondazione in vitro, una delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) in cui ovulo e spermatozoo vengono uniti in laboratorio, fossero sostenute dallo stato o dalle assicurazioni sanitarie: «Sono favorevole alla fecondazione in vitro, perché vogliamo più bambini».
A febbraio una sentenza dell’Alabama aveva stabilito che gli embrioni congelati dopo la fecondazione in vitro fossero da considerarsi dei «bambini» a tutti gli effetti, e che la loro distruzione potesse essere punita con le pene previste dalla legge dello stato sull’omicidio colposo di minori.