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  • Venerdì 30 agosto 2024

Come funzionano le categorie delle Paralimpiadi

Atlete e atleti sono generalmente raggruppati in base all'impatto delle disabilità sulle prestazioni, ma ogni sport ha classificazioni diverse, non sempre facili da capire e distinguere

Il sudcoreano Jeong Howon durante una partita di boccia alle Paralimpiadi di Tokyo (AP Photo/Shuji Kajiyama)
Il sudcoreano Jeong Howon durante una partita di boccia alle Paralimpiadi di Tokyo (AP Photo/Shuji Kajiyama)

In molti degli sport paralimpici le atlete e gli atleti competono in determinate categorie in base al livello e al tipo di disabilità: è un sistema di classificazione un po’ complesso (ci sono molte sigle), creato da un gruppo di esperti medici e tecnici per garantire un livello equo di competizione. In alcuni sport, come l’atletica leggera e il nuoto, ci sono molte categorie, mentre per altri ne esiste una sola. Le categorie tengono conto soprattutto dell’influenza che la disabilità può avere sulle prestazioni, quindi a volte capita che atleti con disabilità diverse facciano parte della stessa categoria.

Ogni sport ha le sue categorie e le sue sigle, ma ci sono alcune indicazioni generali. La lettera iniziale quasi sempre indica il nome dello sport in inglese: per esempio nel nuoto tutte le categorie cominciano con S (swimming), nel triathlon con PT (paratriathlon). I numeri indicano invece generalmente il livello di disabilità, dove il numero più basso sta per una disabilità più grave. Quindi per esempio la categoria S1 è quella di nuotatori con «problemi molto gravi di coordinazione in tutti e quattro gli arti o senza l’uso delle gambe, del tronco e delle mani».

In certi sport ci sono altre lettere a comporre la sigla della categoria, per esempio nel ciclismo su strada e su pista la lettera C sta per cycling, quindi bicicletta, la lettera H per handbike (una sorta di bicicletta che si pedala con le mani), la T per triciclo (una bici particolare a tre ruote) e B per blind, cieco, e raggruppa quindi atleti che gareggiano in tandem con una guida davanti. La categoria del triathlon in cui gareggiano atlete e atleti in sedia a rotelle è quindi PTWC1 (paratriathlon wheelchair 1).

Nell’atletica invece le varie disabilità, oltre alla lettera iniziale a indicare lo sport, sono divise per numeri: l’1 davanti (dall’11 al 13) significa problemi di vista, il 2 davanti (c’è solo la categoria 20) disabilità intellettive, il 3 davanti (da 31 a 38) problemi di coordinazione, eccetera. L’atletica è lo sport con più categorie: ce ne sono 16 diverse solamente per i 100 metri maschili, 13 per quelli femminili. Qui di seguito sono spiegate le categorie degli sport con più categorie e atleti, o particolarmente esemplificativi per far capire il sistema di classificazione. Sul sito delle Paralimpiadi ci sono le categorie di tutti e 23 gli sport paralimpici.

Le protesi dei triatleti a una gara di paratriathlon dello scorso anno a Swansea, in Galles (Dan Mullan/Getty Images)

Atletica leggera
Le lettere dell’atletica leggera sono due: la T indica le discipline di corsa e di salto, mentre la F indica quelle di lancio (da track&field, come viene chiamata a volte l’atletica leggera in inglese). A una di queste due lettere seguono, come detto, numeri in base a questa classificazione:

— 11-13: disabilità visive, dove 11 indica atleti ciechi, mentre 12 e 13 ipovedenti. Le categorie 11 e 12 gareggiano con una guida;
— 20: disabilità intellettive (gareggiano tutti nella stessa categoria);
— 31-38: atleti con paralisi cerebrale o altre condizioni che limitano la coordinazione dei muscoli. Gareggiano tutti su sedia a rotelle e anche qui al salire del numero diminuisce la gravità degli impedimenti;
— 40-41: atleti di bassa statura;
— 42-47: atleti con problemi agli arti (alle gambe dal 42 al 44, alle braccia dal 45 al 47) o mancanza di arti che causa spesso problemi di equilibrio e stabilità;
— 51-58: atleti con lesioni alla spina dorsale, amputazioni, malformazioni, lesioni nervose o muscolo-scheletriche: gareggiano tutti su sedia a rotelle;
— 61-64: atleti con amputazioni degli arti inferiori (come sempre all’aumentare del numero diminuisce l’impedimento: nella categoria 61 hanno entrambe le gambe amputate sopra il ginocchio, nella 64 una gamba sotto il ginocchio).

Qui sono elencate tutte le categorie e viene descritto come le varie disabilità influenzano la prestazione.

La srilankese Kumudu P. Dissanayake alle Paralimpiadi di Tokyo (Carmen Mandato/Getty Images)

Nuoto
Il nuoto è uno dei due sport paralimpici (insieme all’atletica) in cui gareggiano atleti con tutti e tre i diversi tipi di disabilità previsti alle Paralimpiadi: motoria, visiva e intellettiva. I nuotatori paralimpici sono divisi in 14 categorie a seconda delle disabilità, da S1 a S14. La S davanti al numero può essere accompagnata da altre lettere: quando c’è solo la S significa che sono gare di stile libero, dorso o farfalla; SB sono le gare di rana; SM quelle miste.

– S1-S10: categorie per nuotatori e nuotatrici con disabilità fisiche. Più basso è il numero, più alto è il grado di disabilità (a nuotatori e nuotatrici della S1 possono anche mancare tutti e quattro gli arti, mentre quelli della S10 hanno «problemi moderati» alle gambe, ai fianchi o a un piede). Possono nuotare nella stessa categoria anche atleti con disabilità tra loro apparentemente molto diverse, ma che si considera abbiano un impatto simile sulla prestazione.
– S11-S13: sono per atleti con disabilità visive. Nella 11 ci sono nuotatori ciechi o con visibilità molto limitata, tale da non riconoscere una lettera “E” di 15 centimetri posta a 25 centimetri dal viso. Per garantire equità in questa categoria i nuotatori devono indossare occhialini opachi in modo che nessuno di loro veda. Nella 12 gareggiano nuotatori che non riconoscono la stessa “E” di 15 centimetri posta a 4 metri di distanza, o che hanno un campo visivo inferiore a 10 gradi. Nella 13 rientrano nuotatori il cui campo visivo è inferiore ai 40 gradi. I nuotatori ciechi hanno un assistente detto tapper (battitore) che usa un’asta per dare loro dei colpetti quando si avvicinano alla fine della vasca.
– La categoria S14 è per atleti con disabilità intellettive.

Il brasiliano Gabriel Araújo, che gareggia nella categoria S2, alle batterie delle Paralimpiadi di Parigi (Adam Pretty/Getty Images)

Sport di squadra
Negli sport di squadra non ci sono categorie diverse: si fa un torneo unico, ma ci sono limitazioni nella selezione degli atleti e nella formazione delle squadre. Per esempio nel calcio a 5 per ciechi i calciatori (a eccezione dei portieri) devono essere tutti ipovedenti o ciechi, e in partita vengono tutti bendati per assicurare parità di condizione. Nel sitting volley, la pallavolo paralimpica che si gioca da seduti, ci sono due categorie di giocatori, VS1 e Vs2: in tutto ogni squadra può avere al massimo due atleti VS2, che hanno disabilità meno gravi.

In sport come il basket o il rugby in carrozzina invece giocatori e giocatrici vengono classificati in base ai livelli di disabilità, da 1 a 4,5 nel basket e da 0,5 a 3,5 nel rugby (i numeri più bassi indicano disabilità più gravi). Ogni squadra ha un numero massimo di punti che non può essere superato sommando il coefficiente assegnato a ciascun giocatore presente in campo in un determinato momento: nel basket il limite è 14, quindi per esempio possono giocare assieme un atleta con coefficiente di disabilità 1, uno con 1,5, uno con 2,5, uno con 3 e uno con 4, perché sommati fanno 12 (meno di 14, quindi). Nel rugby, dove si gioca in 4 (e a squadre miste), il limite è 8.

Una partita di basket in carrozzina tra Paesi Bassi e Spagna alle Paralimpiadi di Tokyo (Adam Pretty/Getty Images)

Boccia
La boccia è uno dei due sport che esistono alle Paralimpiadi e non alle Olimpiadi (l’altro è il goalball). La boccia ha diverse somiglianze con i vari sport legati alle bocce e, per restare in ambito olimpico, con il curling; alle Paralimpiadi è uno sport riservato ad atleti con paralisi cerebrale e distrofia muscolare. A seconda delle categorie, il lancio delle palle con cui si gioca è fatto a mano oppure sfruttando un’apposita rampa, la cui lunghezza e pendenza viene gestita dall’atleta così da modulare il tipo di lancio. Le categorie sono quattro:

– BC1: atleti con problemi persistenti del tono muscolare (molto gravi alle gambe e al tronco, più lievi alle braccia e alle spalle) che possono beneficiare dell’aiuto di un assistente o di una guida neutrale per stabilizzare la sedia durante un tiro.
– BC2: atleti con problemi motori e muscolari leggermente meno gravi che nella categoria BC1, e che quindi non possono beneficiare di un assistente.
– BC3: atleti la cui disabilità richiede l’utilizzo di una rampa inclinabile, nella quale possono inserire la palla con un mirino manovrabile con la bocca, la testa o le dita.
– BC4: atleti con capacità di coordinazione moderatamente compromesse, movimento compromesso gravemente nel tronco e nelle gambe o con assenza di arti superiori o inferiori.

Tennistavolo
Il tennistavolo è uno dei pochi sport in cui sono ammessi gli atleti con disabilità intellettive, che gareggiano nella categoria TT11. Le altre dieci categorie riguardano disabilità fisiche: cinque sono per atleti che gareggiano in carrozzina, altre cinque per quelli che gareggiano in piedi. Nel doppio alcune categorie sono raggruppate.

– T1-T5: atleti con le disabilità più gravi, gareggiano in carrozzina. Quelli della T1 per esempio hanno i freni della sedia a rotelle bloccati e si reggono alla ruota per mantenere l’equilibrio, spingendo il corpo usando i gomiti; hanno la racchetta legata alla mano con una fascia strap per facilitare il controllo
– T6-10: atleti con disabilità fisiche che però gareggiano in piedi
– T11: atleti con disabilità intellettive.