In Argentina certe cose si comprano in Cile
Ma anche in Brasile o Paraguay, con viaggi organizzati e code alle frontiere: colpa dei prezzi troppo alti
Il passo Los Libertadores, anche noto come Cristo Redentor, è un valico di frontiera fra la provincia argentina di Mendoza e il Cile. È il più vicino alla capitale del Cile, Santiago, e si trova a 3.200 metri di altitudine. D’inverno è spesso innevato, ma quasi sempre aperto. Da alcuni mesi nei weekend, specialmente quelli in corrispondenza di qualche ponte festivo in Argentina, si creano lunghe code di auto per l’ingresso in Cile, anche con parecchie ore di attesa. È l’effetto dei viaggi organizzati sempre più di frequente dagli argentini per andare a comprare alcune cose nei paesi limitrofi, dove i prezzi di molti beni di importazione, soprattutto vestiti e tecnologia, sono notevolmente più bassi.
In Argentina li chiamano tour de compras, “viaggi per gli acquisti”: e sono sempre più popolari e frequenti, tanto che vengono organizzati anche da appositi tour operator, che propongono pacchetti con bus o viaggi aerei. Fino all’anno scorso avvenivano in direzione opposta: erano uruguaiani, cileni e brasiliani ad andare a fare compere in Argentina. Ora è il contrario per via del notevole aumento dei prezzi di molti beni in Argentina (dove diverse transazioni, come in altri paesi sudamericani, avvengono in dollari statunitensi).
Il fenomeno dei tour de compras era stato notato già da alcuni mesi, ma i dati su ingressi e uscite turistiche diffusi martedì dall’Istituto argentino di statistica (INDEC) hanno confermato la tendenza. A luglio, mese di vacanze invernali in Sudamerica, gli argentini che sono andati all’estero sono aumentati del 30,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2023. L’aumento riguarda soprattutto i paesi confinanti. I viaggi verso il Cile sono cresciuti del 143 per cento. Al valico di Los Libertadores in particolare la crescita anno su anno è stata del 201 per cento: durante le vacanze di Pasqua le code alla frontiera hanno portato ad attese anche di otto ore.
Allo stesso tempo rispetto a un anno prima a luglio sono diminuiti gli ingressi nel paese di turisti stranieri del 21,2 per cento, portando a un bilancio negativo di oltre 200mila persone: un cambio radicale rispetto al recente passato, quando gli ingressi superavano le uscite. Meno ingressi e più uscite influiscono anche sulle riserve di dollari del paese, sempre piuttosto scarse. I turisti uruguaiani e cileni che si rifornivano nei supermercati argentini portavano in territorio argentino della preziosa valuta estera, gli argentini che vanno a comprare vestiti e PlayStation, per esempio, portano i dollari all’estero.
Il cambio avvenuto nell’ultimo anno è dovuto alle politiche economiche decise dal nuovo presidente Javier Milei, che non appena eletto ha svalutato il peso per adeguare il cambio ufficiale a quello non ufficiale (il cosiddetto dólar blue, la conversione che viene applicata nei cambi per strada). Da allora il peso si è mantenuto tutto sommato stabile, o almeno più stabile che in precedenza, e l’inflazione è rimasta alta su base annua (da due anni è sopra al 100 per cento, con punte del 280 per cento), seppur calando molto negli ultimi mesi. Oggi quindi comprare in Argentina non conviene.
Oggi molti prodotti di marche straniere hanno prezzi di molto inferiori, a volte fino a costare la metà, in Cile, ma anche in Paraguay e Brasile (le altre due destinazioni dei viaggi per lo shopping). Vestiti delle aziende di fast fashion, scarpe sportive, telefoni, computer, oggetti per l’arredamento, prodotti di cosmetica e per la prima infanzia sono fra i beni più ricercati: a volte lo shopping è a corredo di una vacanza in una città straniera, in altre occasioni i viaggi sono svolti unicamente con quello scopo, e chi risiede più vicino al confine evita anche i costi di un pernottamento, come gli abitanti di Mendoza.
I tour operator promuovono soggiorni da “ammortizzare” con acquisti a prezzi scontati, con possibilità di rivendere alcuni prodotti tornati a casa, oppure viaggi che hanno come unica destinazione i centri commerciali o gli outlet vicini al confine. Tutto ciò è favorito dalla presenza di zone franche, in cui cioè le tasse sugli acquisti per gli stranieri sono ridotte: succede nei pressi della frontiera col Cile, ma anche col Paraguay.
Il fenomeno è considerato preoccupante a lungo termine dal governo argentino, che sta infatti cercando misure per far scendere i prezzi, mentre molte località cilene di confine stanno approfittando della nuova abbondanza di turisti, proponendo anche sconti dedicati o formule speciali per gli argentini.