Quelli che gli “sport minori” li raccontano tutto l’anno
Il sito “OA Sport” segue tornei e gare in un modo tutto suo ed è un caso piuttosto unico in Italia, dove solitamente si parla quasi solo di calcio
Durante le Olimpiadi la testata online OA Sport per tutte le gare a cui partecipavano atlete, atleti o squadre italiani aveva una pagina con una diretta testuale che si aggiornava quasi ogni minuto. Le partite di pallavolo venivano raccontate punto a punto (non per modo di dire, letteralmente), gli incontri di scherma stoccata per stoccata e le gare di ciclismo aggiornate ogni chilometro: un lavoro complesso ma prezioso per chi non riusciva a guardare le gare, o comunque per chi non riusciva a seguirle tutte in contemporanea, e fondamentale per un sito che dice di essere «il Tempio dello Sport, ma anche delle Olimpiadi, che da noi non durano solo 15 giorni, ma ben 4 anni». OA Sport punta a dare lo stesso spazio a tutti gli sport, da quelli più seguiti a quelli considerati minori, non solo nel periodo olimpico, ma tutto l’anno appunto, seguendo le competizioni mondiali ed europee, i campionati nazionali e quelli giovanili.
«A ogni redattore vengono assegnate determinate discipline da coprire: ci sono sport come il tennis e il ciclismo con eventi tutto l’anno, per cui quindi servono più redattori, e altri per i quali invece ne sono sufficienti un paio», racconta Federico Militello, che ha 37 anni e fondò OA Sport nel 2011, inizialmente col nome Olimpiazzurra. «Durante le Olimpiadi eravamo in quindici, venti persone con l’aiuto di qualche collaboratore esterno e abbiamo organizzato la programmazione con mesi di anticipo». Anche per le Paralimpiadi farà una copertura molto ampia: ci sarà un liveblog generico che aggiornerà su tutti gli eventi a cui partecipano atlete e atleti italiani, mentre nuoto, atletica e ciclismo avranno ciascuno una pagina con la diretta testuale.
La diretta testuale viene utilizzata da OA sin dalle Olimpiadi di Londra 2012 ma non si limita ai Giochi, perché è un metodo impiegato per raccontare diversi altri tornei (non l’unico, chiaramente, ci sono anche articoli classici e video). Le dirette di Parigi erano come detto molto dettagliate e partecipate da chi le scriveva: l’approccio era parecchio “tifoso”, a volte in un modo che potrebbe essere giudicato anche un po’ eccessivo per una testata giornalistica. Il linguaggio invece è spesso denso di formule fisse tipiche del giornalismo sportivo, con perifrasi spinte che a volte possono risultare difficilmente comprensibili a chi non è esperto del settore, per esempio: «Alice D’Amato ha trionfato alla trave ed è diventata la prima donna del Bel Paese a conquistare un titolo olimpico nell’universo della Polvere di Magnesio», dove “universo della Polvere di Magnesio” sta per ginnastica artistica.
Durante le Olimpiadi redattori e redattrici non hanno nascosto un certo entusiasmo per italiane e italiani in gara e a volte sono stati molto critici contro le presunte ingiustizie: la pagina che ha seguito la finale maschile del fioretto individuale, nella quale Filippo Macchi perse 15-14 all’ultima stoccata, ha come titolo «LIVE Scherma, Olimpiadi Parigi in DIRETTA: Macchi argento, indecente furto vergognoso. L’Italia boicotti le prove a squadre» e nell’ultimo aggiornamento si legge: «22.38 Chiudiamo qui, amici di OA Sport. Fa troppo male. Ci stanno derubando ori a raffica, senza rispetto. E il tutto con la moviola…Un saluto sportivo».
Da anni in Italia si discute di come venga trattato lo sport sui media e una parte di lettori e spettatori lamenta l’eccessivo spazio che viene dato al calcio da telegiornali, siti e giornali sportivi. Il calcio è lo sport nettamente più seguito in Italia (e nel mondo), ma questo ha generato un circolo vizioso per il quale quasi tutte le testate – soprattutto quelle maggiori – sentono di dover soddisfare il desiderio del pubblico di sentirne parlare, anche quando in altri sport ci sarebbero forse più cose da dire. Ogni giorno circa la metà (quando non di più) delle pagine dei tre quotidiani sportivi nazionali, La Gazzetta dello Sport, Il Corriere dello Sport e Tuttosport, è abitualmente occupata dal calcio. Mercoledì 28 agosto 2024, il giorno dell’inizio delle Paralimpiadi, mentre tra le altre cose si stavano giocando gli US Open di tennis e si stava correndo la Vuelta a España, nell’edizione cartacea della Gazzetta dello Sport (il giornale più noto e venduto tra i tre) 35 pagine su 50 parlavano di calcio, nonostante non si giocassero partite di Serie A o delle coppe europee.
È una situazione alla quale ormai ci si è abituati e di cui si parla abitualmente solo quando un particolare evento di un altro sport non trova spazio in prima pagina: spesso la polemica nasce e finisce in mezza giornata, principalmente sui social media. «Quando ho creato Olimpiazzurra, poi diventata OA Sport nel 2014, volevo proprio creare qualcosa di diverso, perché vedevo che sulle altre testate c’era quasi solo calcio; la situazione peraltro mi sembra peggiorata negli ultimi anni. Non posso quindi dire di essermi ispirato a nessun’altra testata qui in Italia, anzi abbiamo cercato di fare le cose diversamente, con una linea editoriale che non è mai cambiata: tutti gli sport hanno la stessa dignità», dice Militello.
All’estero da questo punto di vista il dibattito sportivo è un po’ più vario e avanzato. Nel giornalismo anglosassone intanto quasi non esistono i quotidiani sportivi per come vengono intesi in paesi come l’Italia o la Spagna: lo sport viene raccontato dai grandi giornali nazionali come Guardian e New York Times, che hanno sezioni dedicate molto approfondite, e se ci sono notizie importanti possono anche arrivare in prima pagina (cosa che succede naturalmente anche sui grandi giornali italiani). Dove esistono i quotidiani sportivi “puri” ci sono comunque esempi più virtuosi, secondo Militello: «L’Équipe (il principale giornale sportivo francese, ndr) tante volte ha in prima pagina il judo, il ciclismo, la pallamano: non è detto che ci sia sempre il calcio».
Paradossalmente il calcio è l’unico sport di cui OA si occupa un po’ meno, a eccezione delle partite della Nazionale (il racconto di OA è molto incentrato su atleti, atlete e squadre italiane), «proprio perché ne parlano tutti, mentre noi vogliamo offrire ciò che gli altri non offrono». Mercoledì 28 agosto c’erano nella homepage del sito diversi articoli sul tennis e sul ciclismo su strada, due sui motori, e altri di atletica leggera (anche dei Mondiali under 20, che sono in corso), di vela, di mountain bike, di Paralimpiadi.
Secondo Militello, se si parlasse di più e con maggiore competenza di tutti gli sport è facile che questi avrebbero un seguito maggiore: «Come si appassiona durante le Olimpiadi, la gente potrebbe seguire gli sport anche durante l’anno: sono convinto si possa generare interesse». Militello dice che per ottenere un risultato del genere servirebbe un cambiamento culturale più ampio, che in questo momento in Italia secondo lui è in parte ostacolato dal racconto dei media: «Oggi spesso i giornali puntano su quello che interessa di più ai lettori di una certa fascia d’età», cioè i più adulti o anziani, da cui è più difficile aspettarsi appunto un cambiamento culturale.
Ma per perseguire questi propositi di cambiamento OA Sport deve anche riuscire a sostenersi economicamente, una cosa complicata per un’azienda editoriale che, secondo l’elenco di nomi presenti sul sito, ha una quindicina di redattori e circa venticinque collaboratori esterni tra giornalisti e fotografi. Non è chiaro quanti di questi siano effettivamente assunti, né la natura e l’assiduità delle collaborazioni, che in siti di questo genere spesso non possono garantire un vero stipendio. OA Sport, dice Militello, riesce a sostenersi interamente «con la pubblicità», cioè con gli annunci che le aziende, tramite una concessionaria, mettono a pagamento sul sito. Il sito non è di quelli illeggibili per la comparsa di troppi banner pubblicitari, però effettivamente ci sono parecchi spazi nella homepage e nelle pagine degli articoli riservati ai banner.
Negli ultimi anni il ruolo dei ricavi pubblicitari nella sostenibilità delle testate giornalistiche online è progressivamente diminuito, a causa soprattutto della grande concorrenza su internet di siti e piattaforme che hanno un pubblico molto più ampio (e che offrono agli inserzionisti più dati degli utenti): non è semplice sostenere un sito solo con la pubblicità, insomma, e anche per questo diversi progetti giornalistici si sono concentrati maggiormente su altre fonti di ricavo, come programmi di abbonamento o altre forme di business più piccole. Per molte testate sportive una possibilità di guadagno arriva dalle collaborazioni con i siti di scommesse, che pagano per avere contenuti dedicati alle loro quote e per promuovere le loro piattaforme di scommesse.
È una pratica un po’ ambigua sul piano etico, ma intrapresa da quasi tutte le testate sportive. In Italia non ci sono molte regole e limiti in questo senso per le testate sportive, e quando ci sono, sono facilmente aggirabili. La Gazzetta dello Sport pubblica di continuo le quote delle principali agenzie di scommesse, DAZN (che in Italia trasmette le partite di Serie A) ha una sezione interna dedicata, DAZN Bet Fun, e anche OA Sport ha una parte del sito su cui sono presenti le varie agenzie di scommesse. Militello dice che le scommesse «sono una parte degli introiti», ma il cui aspetto economico è marginale, perché dipende dai singoli clic degli utenti: «L’obiettivo della sezione scommesse è più che altro aumentare il traffico sul sito».
Una volta finite le Paralimpiadi, quindi dopo l’8 settembre, «arriverà il momento di riflettere, come fanno gli atleti alla fine di ogni ciclo olimpico, per valutare le novità, evolversi e rimanere al passo con i tempi», spiega Militello, che dice comunque di essere soddisfatto e di aver raggiunto gli obiettivi che aveva quando, a 24 anni, fondò OA.
Per il momento il sito, su cui ogni giorno viene pubblicato circa un centinaio di articoli e che è molto utile anche solo per avere un’idea di cosa sta succedendo nei vari sport, è tutto fruibile gratuitamente: non ha cioè un paywall, una parte accessibile solo a pagamento, abbonandosi. È un’opzione che Militello non esclude, così come quella dei contenuti sponsorizzati (per il momento non ce ne sono), ma sulla quale dice che servirà ragionare per capire se ci siano contenuti di qualità che possono essere offerti a utenti che da tredici anni sono abituati a leggere gratuitamente OA Sport.
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