Le cose che non tornano nella morte di un ragazzo migrante al CPR di Palazzo San Gervasio

Oussama Darkaoui è morto il 4 agosto: secondo le autorità del centro era stato ricoverato per atti di autolesionismo, ma non è vero

Le mura esterne del CPR di Palazzo San Gervasio (Angelo Mastrandrea/il Post)
Le mura esterne del CPR di Palazzo San Gervasio (Angelo Mastrandrea/il Post)
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Il 4 agosto Oussama Darkaoui, un ragazzo marocchino di 22 anni, è morto nel CPR di Palazzo San Gervasio, in Basilicata. Le prime informazioni diffuse dalle autorità del CPR dicevano che Oussama Darkaoui fosse morto dopo un tentativo di suicidio, ma nuovi documenti pubblicati dal Corriere della Sera smentiscono questa ricostruzione. Darkaoui era trattenuto da maggio nel CPR, acronimo che sta per Centro di permanenza per i rimpatri, dove vengono detenuti i migranti irregolari a cui non viene riconosciuto il diritto di restare in Italia, a cui è stata respinta la richiesta di protezione internazionale o che provengono da paesi ritenuti “sicuri”.

Le cause della sua morte non sono ancora note, la procura di Potenza ha aperto un’inchiesta. Dopo la morte, agenzie di stampa e giornali avevano riportato poche e frammentarie notizie su cosa era successo basandosi su quanto detto dalla direzione del CPR. Sia l’agenzia ANSA che altri siti e giornali avevano scritto che nei giorni precedenti alla morte Oussama Darkaoui avrebbe compiuto atti di autolesionismo e tentato di suicidarsi ingerendo pezzi di vetro. Avevano scritto anche che per questo motivo sarebbe stato ricoverato all’ospedale San Carlo di Potenza e dimesso alcuni giorni dopo.

Giovedì il Corriere ha pubblicato un documento dell’azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza, datato 27 agosto, in cui la direzione dice che «agli atti di questa Azienda, dalle verifiche esperite non risulta alcun ricovero e/o accesso in pronto soccorso e/o ambulatoriale inerente a Darkaoui Oussama nato in Marocco il 01.01.2002». Secondo l’azienda ospedaliera di Potenza, quindi, Oussama Darkaoui non sarebbe mai stato ricoverato in ospedale per atti di autolesionismo. Il Corriere scrive di aver provato a contattare la direttrice del CPR Catia Candido per avere un chiarimento, ma non ha voluto parlare col giornale perché «impegnata».

Il 26 agosto il Corriere aveva parlato anche con la madre di Oussama Darkaoui, che si trova in Marocco e che aveva raccontato di aver parlato con diversi «compagni di prigionia» del figlio. Questi le avevano riferito «che Oussama è stato picchiato selvaggiamente e poi trascinato via come un animale e abbandonato per terra. E che dopo tutto questo, forse per farlo rinvenire, gli hanno fatto una iniezione endovenosa, che però gli è stata fatale: lo hanno visto scuotersi e morire lì, per terra, con la bava che gli fuoriusciva dalla bocca». La madre del ragazzo non ha specificato chi sarebbe stato a picchiarlo.

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All’inizio peraltro l’identità di Oussama Darkaoui era stata comunicata in modo errato da molti: lo si era descritto come un algerino di 19 anni, ed era stato chiamato con il nome Belmaan Oussama. Il 6 agosto il procuratore di Potenza Francesco Curcio aveva detto all’ANSA che il ragazzo «non è stato picchiato ma ciò non esclude alcuna fattispecie di reato», compresi «l’omicidio doloso, colposo e un atto autolesionistico».

La morte di Oussama Darkaoui aveva causato anche una rivolta tra le persone migranti detenute, e il 10 agosto il Tavolo Asilo, l’insieme di associazioni impegnate nel garantire la protezione internazionale e il diritto all’immigrazione, aveva organizzato una visita ispettiva al centro, a cui avevano partecipato anche tre parlamentari, quattro consiglieri regionali, oltre a medici, infermieri, avvocati, mediatori culturali.

Dopo la visita è stata scritta una relazione da cui non sono emersi dettagli che chiariscono le cause della morte di Oussama Darkaoui. La relazione rileva però una situazione di grossi problemi del centro, a livello strutturale e igienico soprattutto. Si rileva anche come sia la direzione del CPR che la prefettura di Potenza abbiano fatto molte resistenze alle richieste delle persone in visita, negando loro l’accesso a diversi documenti e mostrando un atteggiamento poco collaborativo e «mancanza di trasparenza». A proposito di Oussama Darkaoui si dice che «alla nostra richiesta di visionare la documentazione sanitaria di Oussama, ci viene detto che non è più presente presso il CPR in quanto è stata sequestrata» insieme «al registro eventi critici sanitari» dalla procura di Potenza.

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