L’esercito israeliano ha ucciso almeno diciotto persone in Cisgiordania
Tra quelle uccise nella grande operazione militare cominciata martedì notte nel territorio c'è anche un comandante del gruppo armato del Jihad Islamico
L’esercito israeliano sta portando avanti la grossa operazione militare in Cisgiordania che era cominciata nella notte tra martedì e mercoledì con l’obiettivo di contrastare le presunte «attività terroristiche» nella zona. L’operazione di Israele è stata definita la più massiccia compiuta nel territorio seguita agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre, quelli che diedero inizio all’invasione della Striscia di Gaza: al momento ci sono centinaia di soldati, poliziotti e veicoli in varie città della Cisgiordania, che secondo la comunità internazionale spetta ai palestinesi ma che ancora oggi è in gran parte sotto il controllo di Israele. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha parlato di almeno 18 persone uccise dall’inizio dell’operazione.
Nei giorni scorsi l’esercito israeliano aveva attaccato quattro città in contemporanea, Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas, uccidendo nove persone definite «terroriste». Giovedì ha detto di aver arrestato almeno dieci combattenti palestinesi e di averne uccisi almeno dodici, di cui cinque in una moschea nella città di Tulkarem: tra queste c’è anche Muhammad Jabber, noto come Abu Shujaa, un comandante del Jihad Islamico (il secondo gruppo armato più grande dopo Hamas), che ne ha confermato la morte.
BBC News ha raccontato che a Jenin le ambulanze vengono fermate e ispezionate dall’esercito israeliano, che ha anche interrotto temporaneamente il segnale telefonico nella zona delle operazioni e ha bloccato le forniture di acque ed energia elettrica. Gli abitanti si sono rifugiati all’interno delle case e le strade della città sono rimaste vuote dopo il passaggio dei carri armati israeliani. A Tulkarem diversi edifici sono stati danneggiati durante l’attacco di giovedì mattina e i soldati hanno isolato la zona, impedendo di entrare o uscire, per perquisire le abitazioni.
Nel frattempo sono continuati anche gli scontri tra i palestinesi delle città occupate e i soldati israeliani: nella notte tra mercoledì e giovedì alcuni residenti del campo profughi di Jenin avevano attaccato bulldozer e veicoli militari israeliani coinvolti nell’operazione. Un video pubblicato da Al Jazeera mostrava un bulldozer israeliano colpito da un ordigno esplosivo: al momento Israele non ha fatto sapere se nell’attacco ci sono stati soldati feriti.
Nell’operazione l’esercito israeliano ha usato centinaia di soldati, oltre a droni e mezzi corazzati, e molti giornali internazionali hanno paragonato quanto sta succedendo alle operazioni in Cisgiordania che Israele faceva circa vent’anni fa durante la seconda Intifada, cioè la seconda rivolta di massa del popolo palestinese nei confronti dell’occupazione israeliana.
Secondo il ministero della Salute dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), l’entità che governa in maniera semiautonoma il territorio della Cisgiordania, i palestinesi uccisi sarebbero almeno diciotto, e i feriti sarebbero decine. L’esercito israeliano sta anche proseguendo le operazioni nella Striscia di Gaza, dove stando ai dati forniti dal ministero della Salute locale, controllato da Hamas, nel giro di 24 ore sarebbero state uccise almeno 68 persone: i corrispondenti di Al Jazeera hanno detto di aver contato almeno 30 corpi.
Le autorità israeliane per ora non hanno fornito molti dettagli su quanto sta succedendo in Cisgiordania, e si sono limitate a dire che l’operazione ha fini “antiterrorismo” e che potrebbe durare diversi giorni. Non hanno invece confermato l’ipotesi avanzata dal giornale israeliano Times of Israel che, citando alcune sue fonti militari, ha scritto che l’operazione avrebbe come obiettivo una rete accusata di aver organizzato l’attentato suicida avvenuto dieci giorni fa a Tel Aviv, in Israele, durante il quale era stata ferita una persona.
Mercoledì il Programma alimentare mondiale, l’agenzia dell’ONU che si occupa dell’assistenza alimentare nel mondo, ha temporaneamente sospeso la consegna degli aiuti dopo che martedì sera un suo veicolo era stato colpito da alcuni proiettili nei pressi di un check-point dell’esercito israeliano nella parte centrale della Striscia di Gaza. Il comunicato dell’agenzia non ha attribuito responsabilità precise per gli spari, ma l’esercito israeliano ha detto che sta indagando sulla cosa. «È l’ennesimo di una serie di incidenti di sicurezza che hanno messo a rischio le vite del nostro staff a Gaza», ha detto la direttrice del Programma, Cindy McCain.
L’operazione degli ultimi due giorni è stata criticata molto duramente dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che ne ha chiesto una cessazione immediata. «Questi sviluppi pericolosi stanno alimentando una situazione già esplosiva nella Cisgiordania occupata e minando ulteriormente l’Autorità palestinese», ha aggiunto.
Anche il governo degli Stati Uniti ha commentato con preoccupazione l’operazione: «Riconosciamo le reali esigenze di sicurezza di Israele, che includono la lotta all’attività terroristica in Cisgiordania, ma allo stesso tempo continuiamo a insistere sul fatto che le autorità israeliane prendano misure per proteggere tutti i civili», ha detto un portavoce del dipartimento di Stato al Times of Israel.