La prima condanna per sedizione contro due giornalisti di Hong Kong
Chung Pui-kuen e Patrick Lam erano i direttori di un importante sito di informazione indipendente: sono stati condannati per una legge antidemocratica approvata dal governo cinese nel 2020
Giovedì un tribunale di Hong Kong ha condannato due giornalisti di un importante ex sito di informazione indipendente per atti di sedizione, cioè per aver pubblicato articoli contro il governo cinese e aver messo a rischio la sicurezza nazionale. È la prima volta da quando Hong Kong è stata ceduta alla Cina dal Regno Unito, nel 1997, che viene emessa una condanna per sedizione nei confronti di un giornalista o di un direttore di giornale. I due giornalisti, Chung Pui-kuen e Patrick Lam, potrebbero scontare fino a due anni di carcere, ma la pena non è stata ancora comunicata.
Chung e Lam sono stati i direttori di Stand News, una delle più importanti pubblicazioni pro-democrazia di Hong Kong, attiva tra il 2014 e il 2021. Quell’anno una discussa legge per la sicurezza nazionale, approvata nel 2020 dal Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo, il massimo organo legislativo cinese, aveva portato alla chiusura di Stand News e di altri giornali indipendenti come l’Apple Daily, in uno dei momenti di peggiore repressione della libertà di stampa e di espressione che l’ex colonia britannica avesse mai visto.
Fino a quel momento Hong Kong, che dal 1997 è una regione amministrativa speciale cinese, aveva goduto di un certo margine di autonomia su varie questioni interne ed era considerata come una specie di “frontiera della democrazia”. La legge sulla sicurezza nazionale era stata approvata in Cina dopo una serie di manifestazioni che nel 2019 avevano causato duri scontri tra la polizia e gli attivisti e le attiviste del movimento per l’indipendenza, che quell’anno aveva guadagnato nuova forza e determinazione.
Quelle manifestazioni erano state seguite assiduamente da Stand News, che aveva assunto diversi giornalisti che erano stati licenziati da altre testate per essersi occupati delle relazioni tra Hong Kong e la Cina, un tema che in quel momento era particolarmente delicato. Il 29 dicembre del 2021 la polizia aveva fatto irruzione nella redazione e aveva arrestato sette persone, tra cui anche Chung e Lam.
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I due giornalisti, che hanno rispettivamente 54 e 36 anni, avevano già passato un anno in carcere, ma erano stati liberati su cauzione in attesa del verdetto. Si erano dichiarati innocenti ma sono stati condannati per 17 articoli pubblicati tra il luglio del 2020 e il dicembre del 2021. Tra questi per esempio ci sono due interviste con due ex parlamentari pro-democrazia che ora vivono in esilio, Nathan Law e Ted Hui. Secondo i giudici, il contenuto di quegli articoli era critico nei confronti del governo cinese e rappresentava una minaccia per la sicurezza nazionale.
Questo processo è solo un esempio di come negli ultimi quattro anni sia peggiorata la vita per i cittadini e le cittadine di Hong Kong a causa della repressione dei diritti portata avanti dal governo cinese.
Oggi a Hong Kong i più importanti giornali indipendenti hanno chiuso e quelli che rimangono si autocensurano per non correre rischi. Secondo i dati raccolti dal sito di informazione China File, nei primi tre anni dall’approvazione della legge la polizia aveva arrestato 264 persone per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale o quella sulla sedizione. Di queste 148 erano state rinviate a giudizio, 103 erano state condannate o si erano dichiarate colpevoli, e 45 erano ancora sotto processo al settembre del 2023.
Inoltre a marzo di quest’anno il Consiglio legislativo di Hong Kong aveva approvato all’unanimità una nuova legge sulla sicurezza nazionale, ancora più repressiva della precedente. La legge sostanzialmente dà al governo della città, che sostiene quello centrale cinese, maggiori strumenti per reprimere il dissenso. Tra le nuove misure che erano state introdotte in quell’occasione ci sono anche l’ergastolo per i reati di tradimento, insurrezione e di «sabotaggio» della sicurezza nazionale. Erano state aumentate anche le pene per l’insurrezione (da due a dieci anni) ed erano stati ampliati i poteri della polizia. Secondo la nuova legge le persone sospettate di reati contro la sicurezza nazionale possono essere arrestate e trattenute per due settimane anche in assenza di incriminazioni formali (mentre prima il limite era 48 ore).