“Definitely Maybe” fu un riuscitissimo disastro

Il disco d'esordio degli Oasis uscì trent'anni fa dopo una produzione incasinatissima, ma fu un successo istantaneo

di Giuseppe Luca Scaffidi

Quando i critici musicali parlano di Definitely Maybe, il primo album degli Oasis che uscì il 29 agosto del 1994 (trent’anni fa, oggi) e che ottenne subito un successo enorme, di solito lo descrivono come il disco che decretò simbolicamente la fine del grunge, la musica che si era diffusa negli Stati Uniti, e in particolare a Seattle, verso la metà degli anni Ottanta. In quegli anni gruppi come Pearl Jam, Soundgarden, Mudhoney e soprattutto Nirvana avevano sdoganato un certo modo di intendere il rock, realizzando album caratterizzati da una musicalità violenta e sporca, atmosfere malinconiche e testi basati su una disperazione piuttosto ostentata.

Definitely Maybe proponeva invece qualcosa di diverso: era un disco fondamentalmente ottimista, che fin dalla prima canzone – “Rock ‘N’ Roll Star” – evocava un immaginario edonistico, festaiolo e spensierato. Lo stesso Noel Gallagher, chitarrista e autore della maggior parte delle canzoni degli Oasis, ha raccontato in diverse occasioni di aver concepito Definitely Maybe come una sorta di risposta a certi cliché tipici della scena grunge statunitense.

Per esempio, in una famosa intervista del 2006 per il programma televisivo Lock the Box, Gallagher raccontò che, pur essendo un grande fan della musica dei Nirvana, non apprezzava alcuni aspetti dell’approccio di Kurt Cobain alla scrittura dei testi: «sembrava che ci fosse un tizio che aveva qualsiasi cosa, e che era infelice per questo. E poi c’eravamo noi, che invece non avevamo un cazzo», disse. Nella stessa intervista spiegò di avere scritto “Live Forever”, che insieme a “Supersonic” è probabilmente la canzone più famosa di Definitely Maybe, in pochissimo tempo, limitandosi a capovolgere il testo e le sensazioni evocate da una canzone scritta l’anno prima dai Nirvana, “I Hate Myself and Want to Die”.

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Il risultato fu un disco pieno di ritornelli facili da ricordare e cantare a squarciagola, riff di chitarra incisivi e riconoscibili, melodie marcatamente pop e canzoni che raccontavano spaccati di vita quotidiana. Erano quasi tutte incentrate sulla rincorsa al successo di cinque ragazzi della classe operaia che, partendo da un contesto periferico e industriale come quello di Manchester, stavano provando a estendere il proprio dominio sulla scena del britpop, un’etichetta piuttosto lasca sotto la quale vennero riuniti diversi gruppi rock e pop britannici degli anni Novanta.

Oltre a segnare il superamento del grunge statunitense e la consacrazione del britpop come genere dominante del rock (un predominio che avrebbe resistito almeno fino al 1997, con l’uscita di Ok Computer dei Radiohead), Definitely Maybe contribuì a distinguere gli Oasis anche nel Regno Unito.

Liam e Noel Gallagher nel 1997 (Fiona Handon via Ansa)

In quegli anni alcuni gruppi britannici avevano provato a farsi notare con proposte più o meno sofisticate: c’era chi, come la band londinese dei Blur, nel suo primo disco Leisure aveva provato a rielaborare in una chiave più pop lo shoegaze, un sottogenere del rock contraddistinto da chitarre distorte e ostinate e atmosfere “sognanti” reso famoso da Loveless, il secondo album del gruppo irlandese dei My Bloody Valentine. Altri, come gli Elastica e gli Shed Seven, avevano provato a riportare in auge la dance e la new wave degli anni Ottanta, ripresentandole in una chiave più moderna e con un approccio strumentalmente più sofisticato. Altri ancora avevano recuperato gli stilemi e l’immaginario tipici del glam rock, come i Suede, mentre i Pulp avevano sviluppato uno stile piuttosto unico, che teneva assieme una certa attitudine punk e un approccio alle canzoni più tipicamente pop e cantautorale.

Gli Oasis invece erano riusciti a distinguersi con una formula tutta loro, scaturita quasi interamente dai gusti musicali di Noel Gallagher. La loro era una musica nostalgica e dichiaratamente non innovativa, che ripescava dalle intuizioni di gruppi come Beatles, Rolling Stones e T. Rex. Quasi tutti i riff di chitarra erano ripresi da classici del rock inglese: “Supersonic” era un omaggio a “My Sweet Lord” di George Harrison, “Shakermaker” riprendeva la melodia di “I’d Like To Teach The World To Sing” dei New Seekers, mentre “Cigarettes & Alcohol” era praticamente identica a “Bang A Gong (Get It On)” dei T. Rex.

Definitely Maybe era insomma un album apertamente derivativo e pieno di richiami al passato, al punto che negli anni successivi una parte di stampa britannica etichettò gli Oasis come dei plagiatori. In realtà, Noel Gallagher non ha mai nascosto di aver preso ispirazione dal passato, e di averlo fatto per costruire melodie che potessero risultare familiari agli ascoltatori fin dal primo ascolto.

La sua idea era quella di creare un disco composto quasi esclusivamente da tormentoni capaci di entrare nelle classifiche musicali, senza prestare molta attenzione a ciò che facevano le altre band e a ciò che la stampa di settore trovava interessante. «Non cercavo di impressionare nessuno con la mia abilità lirica», raccontò in Definitely Maybe Documentary, un documentario dedicato alla storia dell’album. «Non me ne fregava proprio un cazzo. Non cercavo di costruirmi un altare su cui andare a predicare alla nazione su questo, quello e quell’altro. Stavo scrivendo di cose che contavano e che ai tempi erano vere per noi, cose come scopare, bere e drogarsi».

La storia di Definitely Maybe era cominciata nel maggio del 1993, quando gli Oasis suonarono un concerto di pochi minuti al King Tut’s, un locale di musica dal vivo di Glasgow, in Scozia. Ad ascoltarli c’era anche Alan McGee, dell’etichetta Creation Records, che rimase stupito dal loro suono e dal loro modo scalmanato di stare sul palco e decise di proporgli un contratto.

Fu un azzardo: ai tempi gli Oasis avevano poca esperienza e non avevano ancora prodotto nulla di definito dal punto di vista discografico. Si erano formati un paio d’anni prima a Burnage, un quartiere della periferia di Manchester di estrazione operaia, quando Noel Gallagher aveva deciso di unirsi ai Rain, la band composta da suo fratello Liam, che faceva il cantante, e dagli amici Paul McGuigan (basso) e Paul Arthurs (chitarra). Noel propose al gruppo di suonare una serie di canzoni che aveva scritto a patto di essere riconosciuto come leader della band: Arthurs e McGuigan accettarono, e formalmente anche Liam (che in realtà da lì in poi non avrebbe mai smesso di rivendicare quel ruolo). Da quel momento i Rain cambiarono il nome in Oasis, dal nome di un centro sportivo di Swindon, in Inghilterra, chiamato Oasis Leisure Centre, che Liam trovava molto musicale.

Quando McGee chiese loro di fargli ascoltare il materiale che avevano registrato, gli Oasis si limitarono a consegnargli una copia di Live Demonstration, una cassetta che vendevano clandestinamente durante i concerti e che conteneva alcune canzoni che poi sarebbero finite in Definitely Maybe, come “Columbia” e “Rock ‘N’ Roll Star”. Le canzoni erano registrate in modo molto poco professionale, ma McGee le apprezzò al punto da chiedere agli Oasis di produrre il loro album di esordio.

Noel Gallagher nel 1997 (Dal Zennaro/Ansa)

La registrazione fu molto travagliata, anche perché gli Oasis non sapevano a chi affidare la produzione dell’album. All’inizio Noel Gallagher contattò Dave Batchelor, un produttore che aveva conosciuto tre anni prima mentre lavorava come roadie (addetto al trasporto degli strumenti) degli Inspiral Carpets, una band di Manchester. Nel dicembre del ’93 Noel, suo fratello Liam, il chitarrista Paul “Bonehead” Arthurs, il bassista Paul “Guigsy” McGuigan e il batterista Tony McCarroll si riunirono con Batchelor al Monnow Valley Studio di Rockfield, in Galles, con l’intenzione di registrare il disco e consegnarlo a McGee nel minor tempo possibile.

Le cose andarono male: gli Oasis mostrarono fin da subito una certa perplessità nei confronti delle tecniche di Batchelor, che preferiva registrare i vari musicisti separatamente e unire tutte le tracce in un secondo momento. Questa soluzione venne molto avversata dal gruppo, e in particolare da Liam Gallagher, secondo cui questo metodo di registrazione avrebbe depotenziato il suono della band.

Anche Noel riteneva che il risultato sarebbe stato migliore adottando un approccio più moderno, ossia registrando il gruppo mentre suonava insieme, un po’ come se si trovasse a un concerto, al fine di catturare il riverbero in modo naturale. Del resto altri album di grande successo usciti negli anni precedenti, tutti prodotti dall’ingegnere statunitense Steve Albini, erano stati registrati in questo modo: Surfer Rosa dei Pixies, Pod delle Breeders e In Utero dei Nirvana, per fare degli esempi.

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Anche per via di questa incompatibilità, l’esperienza al Monnow Valley Studio fu un fiasco: i lavori procedevano a rilento, le registrazioni erano inascoltabili e ovattate e presto tutto divenne economicamente insostenibile, anche perché l’affitto dello studio costava 800 sterline al giorno. All’inizio del 1994 gli Oasis decisero quindi di licenziare Batchelor e di affidarsi a un nuovo produttore, l’ingegnere del suono Owen Morris.

La produzione di Definitely Maybe fu ultimata a Manchester: gli Oasis avevano ormai poco tempo a disposizione per chiudere il disco, e di conseguenza dovettero lavorare sulle registrazioni che avevano realizzato con Batchelor. Erano un disastro: per migliorarle, Noel Gallagher aveva deciso di lavorare in parte con l’overdubbing, ossia inserendo nuove parti di chitarra con delle sovraincisioni, ma la sua scelta aveva reso il suono ancora più confuso.

Per salvare la situazione si affidarono a Morris, che dovette impegnarsi moltissimo per salvare il salvabile e ottenere una resa il più possibile soddisfacente: eliminò diverse parti sovraincise da Noel, aggiunse filtri ed effetti alla batteria, alla chitarra e al basso di gran parte delle canzoni, per pulire il suono e nascondere le imperfezioni. Parlando dei suoi sforzi e della difficoltà di lavorare su un materiale così pesantemente manipolato, il critico musicale John Harris scrisse che «il miracolo [di Morris] fu che una musica passata per così tante mani alla fine suonasse in modo molto dinamico».

Alla fine, nonostante una produzione travagliata e potenzialmente disastrosa, Definitely Maybe fu un grande successo: vendette più di due milioni di copie nel solo Regno Unito, dove fino al 2006 fu il disco d’esordio con il maggior successo di vendite di tutti i tempi (fu superato da Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not, il primo album degli Arctic Monkeys).

Anche la critica accolse molto bene Definitely Maybe: Paul Lester di Melody Maker apprezzò l’approccio anarchico degli Oasis e la loro indifferenza verso i generi musicali che andavano per la maggiore ai tempi, scrivendo che «di tutti i nuovi grandi gruppi pop britannici, gli Oasis sono quelli meno influenzati dai trucchi post-moderni». Keith Cameron della rivista NME scrisse invece che ascoltare Definitely Maybe era come «aprire una mattina le tende della tua camera da letto e scoprire che certi coglioni hanno costruito il Taj Mahal nel tuo cortile e poi lo hanno riempito con la tua fragranza di Angel Delight [un preparato per dolci, ndr] preferita».

Un altro elemento che generò un certo interesse attorno al disco fu la sua copertina, in cui i componenti del gruppo sono seduti nel salotto di Arthurs, che allora viveva all’8 di Stratford Avenue, nel sud di Manchester.

Il cantante Noel Gallagher e il bassista Paul McGuigan prima di un concerto a Hong Kong, 1998 (Ansa/DM)

La realizzò il fotografo Michael Spencer Jones su uno spunto di Noel Gallagher, che disse che avrebbe voluto vedere la band attorno a un tavolo da pranzo. La stanza però era così piccola che per farci stare tutti Spencer Jones dovette usare il grandangolo e chiedere a suo fratello di sdraiarsi per terra, in modo da sfruttare uno spazio altrimenti vuoto. Jones propose che ogni membro della band inserisse qualcosa di suo.

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Noel Gallagher scelse di arricchire la scena con il poster del pianista e compositore Burt Bacharach, che si vede sulla sinistra, e il film Il buono, il brutto, il cattivo alla tv. Siccome sia i fratelli Gallagher sia il bassista Paul McGuigan erano tifosi del Manchester City, davanti al camino c’è una foto del calciatore degli anni Settanta Rodney Marsh, mentre sul davanzale se ne intravede una di George Best del Manchester United, la squadra del padrone di casa.

Noel Gallagher all’aeroporto Heathrow di Londra nell’ottobre 1996 (Pal Tim Ockender/Ansa)

Definitely Maybe fu un successo enorme, ma gli Oasis riuscirono addirittura a superarlo l’anno successivo con quello che è considerato ancora oggi il loro disco migliore, (What’s The Story) Morning Glory?, l’album che li consacrò come una delle band più importanti e conosciute al mondo. Quasi da subito Liam e Noel Gallagher diventarono i musicisti più chiacchierati del periodo, anche per via della loro faida per il controllo sui processi creativi della band, che sarebbe durata fino al 2009 e che sarebbe stata estesamente raccontata come uno dei dissidi familiari più famosi del rock.

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Subito dopo l’uscita di Definitely Maybe, gli Oasis iniziarono una rivalità (incentivata in parte dalle riviste di settore britanniche) con i Blur, che generò grande interesse anche per via dei valori che le due band incarnavano: i primi più genuini, orgogliosamente provinciali e rappresentanti della classe operaia, i secondi decisamente più eclettici e sofisticati dal punto di vista musicale, ma anche per questo motivo percepiti come più elitari dal pubblico generalista.