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  • Mercoledì 28 agosto 2024

Gli incendi stanno mettendo a rischio la biodiversità del Brasile

La situazione peggiore è nel Pantanal, la zona umida tropicale più vasta del mondo, dove vivono diverse specie di animali in pericolo

Una porzione del Pantanal durante un incendio vicino a Corumbá, nello stato del Mato Grosso, Brasile, 10 giugno 2024 (REUTERS/ Ueslei Marcelino)
Una porzione del Pantanal durante un incendio vicino a Corumbá, nello stato del Mato Grosso, Brasile, 10 giugno 2024 (REUTERS/ Ueslei Marcelino)
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Secondo gli scienziati quella in corso è una delle peggiori stagioni di incendi della storia recente per la zona umida tropicale più vasta del mondo, se non la peggiore da quando il Brasile ha cominciato a tenerne traccia, nel 1998. La regione del Pantanal occupa oltre 150mila chilometri quadrati di territorio, circa la metà della superficie dell’Italia, e ospita almeno 4.700 specie di flora e fauna. Adesso a causa degli incendi molti animali già considerati in pericolo rischiano di perdere il loro habitat, e il governo brasiliano sta cercando di intervenire.

Il Pantanal si estende per l’80 per cento in Brasile, nel Mato Grosso, e per la restante porzione tra Bolivia e Paraguay. Ci abitano animali come giaguari e ocelotti (conosciuti come gattopardi americani), ma anche diversi tipi di scimmie, anaconde, alligatori, piranha e lontre giganti, oltre a numerose specie di uccelli, come l’ara giacinto. Ogni anno grazie alle piogge abbondanti la sua pianura si allaga fino a diventare una zona umida ricchissima di biodiversità: negli ultimi anni tuttavia una serie di lunghi periodi di siccità e di incendi che gli scienziati hanno legato alla deforestazione e al cambiamento climatico ha cominciato a compromettere l’ecosistema.

Come ha raccontato il New York Times, da inizio anno solo in territorio brasiliano sono bruciati 18mila chilometri quadrati di Pantanal, più o meno la superficie del Veneto. Il risultato è che stanno morendo numerosi animali selvatici, tra cui specie a rischio che gli scienziati stanno cercando di tutelare da tempo. Sono stati trovati morti diversi formichieri giganti, grandi mammiferi insettivori endemici dell’America centro-meridionale, considerati a rischio di estinzione, ed è bruciato l’80 per cento di una zona in cui nidifica l’ara giacinto, il pappagallo che si riconosce per il suo piumaggio blu intenso, la cui popolazione è in declino. Specie come il tapiro sudamericano potrebbero perdere il loro habitat.

Un alligatore morto a causa degli incendi vicino a Corumbá, 14 giugno 2024 (REUTERS/ Ueslei Marcelino)

Le fiamme hanno messo in difficoltà anche i giaguari, i più grandi felini del continente, che sono molto agili e solitamente riescono a scappare. Alcuni sono stati trovati morti, mentre altri soccorsi con segni di bruciature: adesso gli incendi si stanno avvicinando alla riserva con la più alta densità di popolazione della specie. L’estensione delle fiamme sta creando grossi danni all’ecosistema del Pantanal, che è un sito patrimonio dell’Umanità UNESCO, e sta anche compromettendo la catena alimentare, visto che gli animali hanno sempre meno fonti di acqua e cibo, come piante, insetti e animali più piccoli.

Secondo il WWF in molti casi l’impatto di grossi incendi come questi è enorme, anche perché ci vuole molto tempo perché la vegetazione ricresca.

Una zona del Pantanal vicino a Poconé, Mato Grosso, 17 novembre 2023 (AP Photo/ Andre Penner, File)

Gustavo Figueirôa, biologo dell’organizzazione non profit SOS Pantanal, ha detto al New York Times che la biodiversità del Pantanal «sta andando in polvere». Per gli scienziati del posto è ancora troppo presto per dire con precisione quanti animali siano stati uccisi negli incendi, anche perché ci sono molte aree remote difficili da raggiungere. La gran parte di loro comunque non è ottimista: si stima che gli incendi andranno avanti almeno fino a ottobre, quando dovrebbe cominciare la stagione delle piogge, e si teme che gli incendi possano uccidere ancora più animali dei circa 17 milioni morti negli incendi del 2020, che bruciarono circa un terzo del Pantanal in Brasile.

Per la biologa Luciana Leite, attivista della Environmental Justice Foundation, non è solo «una tragedia che si ripete», bensì «una situazione molto peggiore».

Un serpente bruciato nel Pantanal vicino a Corumbá, 11 giugno 2024 (REUTERS/ Ueslei Marcelino)

Negli ultimi tempi in Brasile la distruzione delle foreste tropicali si è ridotta soprattutto grazie agli sforzi del governo del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, rieletto nel 2022, ma l’abbattimento di grandi quantità di alberi continua a essere un grande problema ambientale e globale. L’aumento generale delle temperature e i periodi prolungati di siccità dovuti alla crisi climatica, inoltre, stanno favorendo la diffusione degli incendi anche in altre aree del paese, compresa la foresta amazzonica: in questi giorni 30 città dello stato di San Paolo sono state messe in allerta e almeno due persone sono morte mentre cercavano di spegnere un incendio.

A marzo il Tribunale federale supremo del paese aveva stabilito che il governo dovesse predisporre un piano d’azione per la tutela dell’Amazzonia e del Pantanal proprio per tutelare i loro ecosistemi. Lunedì, dato l’intensificarsi di incendi molto gravi, il ministro del Tribunale Flávio Dino ha ordinato al governo federale di mobilitare «tutto il contingente idoneo a livello tecnico» per gli interventi di emergenza contro gli incendi nel Pantanal e in Amazzonia.

Il provvedimento si rivolge ai ministeri della Difesa, della Giustizia e dell’Ambiente, coinvolge tra gli altri la polizia federale, le forze armate e gli enti per il controllo ambientale e dovrà essere adottato entro 15 giorni. Dino ha anche invitato il presidente Lula a valutare, «se necessario», la concessione di finanziamenti straordinari per consentire gli interventi di emergenza.

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