• Mondo
  • Mercoledì 28 agosto 2024

La Namibia progetta di uccidere 83 elefanti e distribuire la carne alle persone

Insieme a quella di altri 640 animali selvatici: nel paese c’è una grave siccità e le risorse alimentari scarseggiano, per il governo aiuterebbe chi è in difficoltà

Un elefante in mezzo alla vegetazione
Un elefante nel Kaokoland, in Namibia, il 6 agosto 2013 (AP Photo/Jerome Delay)
Caricamento player

Il 26 agosto il ministero dell’Ambiente della Namibia ha annunciato l’uccisione di 723 grandi animali selvatici, tra cui 83 elefanti, come provvedimento contro la carestia nel paese, causata da una grave siccità. Gli animali sono stati e saranno cacciati nelle zone in cui sono più frequenti i conflitti tra la popolazione umana e la fauna selvatica, e la loro carne sarà distribuita alle persone che faticano a procurarsi da mangiare.

L’Africa meridionale è attualmente interessata da una prolungata siccità che è particolarmente grave in Namibia, paese che si trova a nord del Sudafrica, è affacciato sull’oceano Atlantico e ha di norma un clima molto arido. Il 23 agosto Stéphane Dujarric, uno dei portavoce delle Nazioni Unite, ha detto che la siccità in corso è la peggiore dell’ultimo secolo, che l’84 per cento delle risorse alimentari del paese è stato esaurito e che quasi metà della popolazione avrà difficoltà a reperire cibo in misura adeguata fino a settembre. In Namibia c’era già in precedenza un problema di malnutrizione tra i bambini sotto i cinque anni, che le attuali condizioni stanno peggiorando: in alcune regioni del paese sono già state segnalate morti di bambini per denutrizione.

Secondo il ministero dell’Ambiente namibiese la siccità potrebbe ulteriormente aggravare i problemi di convivenza tra le comunità umane e gli animali selvatici e in particolare gli elefanti, che in alcune aree divorano le piante coltivate e possono danneggiare case e altre infrastrutture umane alla ricerca di cibo. Quando succede, capita che le comunità colpite attacchino gli elefanti per provare a scacciarli: in questi casi è frequente che persone e animali siano feriti o uccisi.

Il piano del governo della Namibia prevede che gli elefanti e gli altri animali – 300 zebre, 100 gnu, 150 antilopi, 60 bufali e 30 ippopotami – siano uccisi nei parchi nazionali e nelle zone in cui le popolazioni delle diverse specie sarebbero eccessive per le risorse d’acqua e cibo disponibili. La caccia è già cominciata: lunedì erano già stati uccisi 157 animali da cui erano stati ottenuti più di 56mila chili di carne.

Tra la Namibia, lo Zimbabwe, lo Zambia, il Botswana e l’Angola oggi vivono più di 200mila elefanti secondo le stime degli scienziati. La metà degli elefanti africani viventi si trova nell’Africa meridionale. Prima degli anni Ottanta il loro numero era molto diminuito, ma successivamente gli sforzi per salvaguardare la specie hanno permesso alle popolazioni di tornare a crescere e stabilizzarsi. Tuttavia nello stesso periodo la popolazione umana è raddoppiata nella regione: anche per questo sono aumentati i problemi di convivenza con la fauna selvatica, perché sono stati occupati nuovi territori fino a quel momento inutilizzati e abitati solo dagli animali.

Alcuni paesi hanno portato avanti delle iniziative per ridurre il numero dei propri elefanti. Il Botswana per esempio ha introdotto la possibilità di cacciarli a pagamento per i cacciatori stranieri, generalmente provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa. Invece nel 2021 la Namibia mise all’asta 170 elefanti: ne vendette solo un terzo, anche per via delle numerose critiche ricevute sulla stampa internazionale.

Nel suo comunicato il ministero dell’Ambiente namibiese ha sottolineato che la Costituzione del paese stabilisce che le risorse naturali della Namibia devono essere usate a beneficio della cittadinanza. Ha anche detto che la riduzione del numero di animali selvatici favorirà comunque quelli rimanenti, perché aumenterà le risorse a loro disposizione.