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  • Mercoledì 28 agosto 2024

L’operazione dell’esercito israeliano in Cisgiordania

Ha attaccato contemporaneamente quattro città del territorio e ucciso almeno 9 persone che ha definito «terroristi armati»

Soldati israeliani durante l'operazione di mercoledì vicino al campo profughi Far'a, vicino a Tubas (AP Photo/ Nasser Nasser)
Soldati israeliani durante l'operazione di mercoledì vicino al campo profughi Far'a, vicino a Tubas (AP Photo/ Nasser Nasser)
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Nella notte fra martedì e mercoledì l’esercito israeliano ha avviato una grossa operazione militare in quattro città della Cisgiordania, un territorio che secondo la comunità internazionale spetta ai palestinesi ma che ancora oggi è in gran parte sotto il controllo di Israele. L’operazione si è concentrata sui campi profughi delle città e non si è ancora conclusa: Israele ha detto che potrebbe durare diversi giorni.

Diversi giornali stanno paragonando questa operazione a quelle su larga scala che Israele faceva circa vent’anni fa durante la seconda Intifada, cioè la seconda rivolta di massa del popolo palestinese nei confronti dell’occupazione israeliana. Al Jazeera scrive che l’esercito israeliano ha impiegato centinaia di soldati, oltre a droni e mezzi corazzati, e la sua inviata Nida Ibrahim ha detto che l’esercito le ha descritto l’operazione come la più grande in Cisgiordania dal 2002.

Mercoledì mattina l’esercito israeliano ha diffuso un comunicato in cui ha detto che l’operazione ha l’obiettivo di contrastare «attività terroristiche» in Cisgiordania e che in tutto sono state attaccate almeno quattro città contemporaneamente: Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas. L’esercito ha detto che nell’operazione sono stati uccisi nove palestinesi che ha definito «terroristi armati»: tre sono stati uccisi con un attacco aereo a Jenin, altri due in un’operazione di terra sempre a Jenin, e quattro in un attacco aereo a Tubas. Mercoledì pomeriggio Hamas ha detto che sei suoi combattenti sono stati uccisi nell’operazione. Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese (la sezione locale della Croce Rossa) nell’operazione sono state uccise almeno 10 persone.

In un post su X il ministro degli Esteri Israel Katz ha detto che l’operazione dovrebbe essere condotta «come a Gaza», valutando anche «l’evacuazione temporanea dei residenti palestinesi» dell’area. Al momento l’esercito non ha emanato un ordine di evacuazione ma secondo quanto riferito da Haaretz non esclude di farlo nei prossimi giorni.

Il Times of Israel scrive che secondo alcune sue fonti militari l’operazione avrebbe come obiettivo una rete accusata di aver organizzato l’attentato suicida avvenuto dieci giorni fa a Tel Aviv, in Israele, durante il quale era stata ferita una persona. Per ora l’esercito israeliano non ha confermato questa ipotesi. Nel suo post Katz ha detto più genericamente che l’operazione ha l’obiettivo di «contrastare la rete terroristica islamico-iraniana» che è stata creata nei campi profughi di alcune città in Cisgiordania.

– Leggi anche: Cosa sono i campi profughi palestinesi

A Jenin sono state bloccate le strade principali di accesso alla città e ci sono stati scontri armati nel campo profughi, dove vivono migliaia di persone e dove da diversi anni sono attivi diversi gruppi armati palestinesi.

Sembra però che gran parte delle forze israeliane si sia concentrata a Tulkarem, una città da 64mila abitanti nel nord della Cisgiordania, e in particolare nel campo profughi di Nur Shams, che si trova tre chilometri a est della città. Lunedì il campo era già stato bombardato dall’aviazione israeliana e nell’attacco erano morte cinque persone identificate come terroristi, fra cui un uomo che era detenuto nelle carceri israeliane e che era stato recentemente liberato in uno degli scambi di ostaggi fra Israele e Hamas.

Mercoledì alcuni residenti del campo hanno detto a BBC News che i militari israeliani hanno circondato l’area nella notte e che ci sono stati diversi scontri armati. Secondo le testimonianze l’esercito ha poi distrutto o bloccato le strade di accesso con bulldozer e veicoli militari e ha creato dei posti di blocco. Un residente ha detto che al momento «chiunque voglia andarsene può farlo, ma dovrà passare un posto di blocco dell’esercito ed essere perquisito».

Una situazione analoga è stata descritta dai residenti del campo profughi di Al Fara, a Tubas. Dopo l’attacco notturno, in cui sono stati uccisi quattro uomini identificati dall’esercito come terroristi, mercoledì pomeriggio la situazione si è calmata. Un giornalista locale sentito da BBC News ha detto che il campo è «stranamente silenzioso» e che i militari israeliani stanno perquisendo delle case. Alcune persone sono state portate ai posti di blocco creati durante la giornata e sono state interrogate.