C’è un piano per restaurare il Castello di Sammezzano

Una società fiorentina ha fatto una proposta per l'acquisto dello spettacolare edificio vicino a Firenze, abbandonato da più di trent'anni

(Alessandro Frignani, Comitato FPXA)
(Alessandro Frignani, Comitato FPXA)
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Una trentina di chilometri a est di Firenze c’è uno dei principali esempi di edifici d’arte eclettica orientalista del mondo, che però non si può visitare. Lo spettacolare Castello di Sammezzano si trova su una collina vicino a Leccio, ci sono state girate diverse scene del film Il racconto dei racconti e una pubblicità di Dior, entrambi di Matteo Garrone, e tra fallimenti e vicissitudini varie è in stato di abbandono da più di trent’anni. Adesso una società fiorentina ha presentato una proposta per acquistare, recuperare e rendere di nuovo accessibile l’intera proprietà, come da tempo chiedono comitati e residenti della zona.

Una foto del castello (Fotolia via FAI)

Secondo alcuni storici la storia del castello risale al Medioevo, ma si sa per certo che durante il Rinascimento l’area in cui si trova era usata come tenuta di caccia prima dagli Altoviti, poi dai Medici e infine dagli Ximenes, una famiglia originaria della Spagna. Nel 1605 Ferdinando Odoardo Ximenes d’Aragona fece costruire una villa con giardini che tra il 1853 e il 1889 fu ampiamente modificata da un suo successore, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona.

Architetto, botanico, bibliofilo e politico, il marchese Ximenes era un appassionato di arte araba e fece ristrutturare il castello ispirandosi tra le altre cose al Taj Mahal e all’Alhambra di Granada: ne uscì un edificio eclettico che metteva insieme diversi stili architettonici, con 13 sale monumentali tutte diverse tra loro, stucchi, colonne e nicchie tipiche dell’arte indiana e moresca, e iscrizioni di motti in italiano e latino. Attorno alla sua duplice facciata, una che simboleggia il Sole e l’altra la Luna, c’è un parco di poco meno di 2 chilometri quadrati che oltre a un sepolcreto ospita fontane, un ponte e una grotta artificiale, ma anche varie specie esotiche di alberi, come sequoie, palme e aceri.

Il complesso fu dichiarato bene di “particolare interesse pubblico” nel 1927, e durante la Seconda guerra mondiale sia il palazzo che il giardino furono razziati dai nazisti, che rubarono statue e fontane. Alla fine della guerra la proprietà fu ceduta a una società privata, che la trasformò in un albergo di lusso, poi chiuso nel 1990. Pur essendo una proprietà privata il castello è riconosciuto come bene di interesse artistico e storico dal 1972. Tutti i tentativi di recupero fatti nel tempo tuttavia sono falliti.

La sala dei gigli (I. Sailko, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons)

Nel 1999 il complesso fu acquistato dalla Sammezzano Castle srl, che avrebbe a sua volta voluto farne un hotel di lusso, però il progetto fu bloccato per questioni economiche. Ne seguirono quattro aste giudiziarie mai aggiudicate e il castello tornò di proprietà della Sammezzano Castle, che nel 2017 fallì. Due anni dopo la società uscì dal fallimento e tornò proprietaria del bene, per poi finire in liquidazione giudiziale nel gennaio del 2023. Il castello continua a essere non visitabile, ma i posti disponibili nelle rarissime giornate di apertura organizzate in passato anche con la collaborazione del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) sono sempre andati tutti esauriti in poco tempo.

Adesso la società Smz srl dell’imprenditrice Ginevra Moretti, figlia dell’imprenditore fiorentino Giorgio Moretti, ha presentato una proposta per l’acquisto del castello e del parco, con l’obiettivo di risanarli e valorizzarli.

Giorgio Moretti è presidente della Fondazione “Angeli del Bello”, che fondò nel 2010 con l’obiettivo di occuparsi di iniziative varie per la cura e il decoro di Firenze, e la Smz è interamente partecipata dalla HKC Srl, la holding della famiglia. Nel frattempo i media locali scrivono che la principale azienda creditrice nel fallimento della Sammezzano Castle, la Kairos srl, sarebbe disposta a finanziare gli interventi di messa in sicurezza, restauro e tutela del complesso con 4 milioni di euro.

Al momento non si conoscono molti dettagli, ma Repubblica scrive che la trattativa durava da mesi e la proposta d’acquisto supererebbe i 10 milioni di euro. Perché vada a buon fine servono l’approvazione del curatore fallimentare e quello del comitato dei creditori, guidato dalla Kairos: dopodiché i lavori necessari per riaprire la struttura potrebbero impiegare alcuni anni.

Una sala del castello (Fotolia via FAI)

Ormai da anni sono attivi comitati e organizzazioni di residenti che si battono affinché il Castello di Sammezzano venga tutelato e soprattutto riaperto al pubblico. Il movimento civico Save Sammezzano esiste dal 2016 e oltre a mobilitazioni e iniziative per coinvolgere le persone e gli enti locali ha presentato un’interrogazione parlamentare per rendere nota la situazione al governo. Nel 2012 invece era stato fondato il Comitato senza scopo di lucro FPXA, che a sua volta ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza e lo studio di tutto ciò che gira attorno al castello, e che all’inizio dell’anno ha invitato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a visitare Sammezzano per discutere del suo futuro.

Tra le altre cose, il castello vinse l’edizione del 2016 de “I Luoghi del Cuore”, una campagna organizzata dal FAI in collaborazione con la banca Intesa Sanpaolo che punta a tutelare i beni culturali, artistici, architettonici e naturalistici in stato di degrado o abbandono. In un post condiviso sul suo profilo Facebook martedì, Save Sammezzano ha scritto che la disponibilità di Kairos a investire 4 milioni «per gli interventi necessari al mantenimento e alla salvaguardia del castello […] potrebbe costituire una svolta decisiva per la protezione e il rilancio di questo gioiello architettonico».

La sala turchese (I. Sailko, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons)

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