L’importanza di Telegram in Russia
Il social network è diffusissimo per le comunicazioni di tutti i giorni, e l'arresto in Francia del suo fondatore sta facendo preoccupare molto il governo russo
L’arresto del fondatore e amministratore delegato dell’app di messaggistica Telegram Pavel Durov, avvenuto sabato in Francia, ha innescato un grosso dibattito in Russia, il paese dove Telegram è di gran lunga più usato e popolare. I russi utilizzano Telegram per qualsiasi cosa, dalle comunicazioni di tutti i giorni a quelle fra i comandanti e i soldati che stanno combattendo in Ucraina: e la possibilità che Telegram possa chiudere del tutto o parzialmente, oppure che Durov garantisca qualche tipo di accesso alle autorità francesi a chat o conversazioni private, sta generando estese preoccupazioni.
«Tutti quelli che usano Telegram per scambiarsi informazioni importanti o per comunicare con altri devono cancellare immediatamente l’app», ha consigliato per esempio Margarita Simonyan, una nota giornalista dell’apparato di propaganda russo, scrivendo sul suo canale Telegram. «Telegram potrebbe diventare uno strumento della NATO», cioè dell’alleanza militare dei paesi occidentali, si legge in un articolo del quotidiano russo Moskovsky Komsomolets, molto vicino alle posizioni del governo autoritario del presidente Vladimir Putin.
In realtà sembra difficile che le autorità francesi o europee possano ottenere l’accesso a conversazioni riservate avvenute su Telegram, per via delle leggi molto stringenti che l’Unione Europea ha adottato negli ultimi anni per proteggere la privacy delle comunicazioni online. Ma l’arresto di Durov sta mostrando l’enorme ruolo che Telegram ha nella vita dei russi, molto più grande di qualsiasi app per le comunicazioni usata nei paesi occidentali.
Telegram fu fondato nel 2013 in Russia dai fratelli Nikolai e Pavel Durov. L’anno successivo i due lasciarono il paese e trasferirono la sede dell’app negli Emirati Arabi Uniti. Oggi Telegram ha 950 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui circa 40 milioni nell’Unione Europea, ma i paesi in cui è più popolare sono l’India e proprio la Russia. Sia perché è considerata un’app russa, sia per i suoi standard di moderazione dei contenuti estremamente laschi rispetto ad app e social network simili: cosa che paradossalmente lo ha reso assai usato sia fra gli attivisti e i movimenti di estrema destra legati a Putin, sia ai gruppi di opposizione, che in Russia hanno pochissimi luoghi fisici oppure online per trovarsi e discutere.
Nel 2018 il governo russo cercò di vietare l’uso di Telegram nel paese, più o meno come ha fatto negli anni con Facebook e Instagram, ritenuti troppo difficili da controllare. Telegram riuscì a opporsi a questi tentativi ma in cambio accettò di garantire al governo la cessione di alcune informazioni su utenti e contenuti dei canali con più di 10mila iscritti (le conversazioni fra privati possono invece essere completamente criptate, cioè rese inaccessibili).
L’accordo col governo russo e una generale assenza di alternative per le persone russe ha fatto sì che negli ultimi anni Telegram sia diventata l’app di gran lunga più utilizzata dai russi per le proprie comunicazioni. La usano per parlare fra loro, per seguire le notizie – i gruppi possono avere fino a 200mila iscritti, i canali sono illimitati – ma anche per leggere i comunicati del governo, che li pubblica quasi solo su Telegram, o per seguire celebrità e personaggi noti. Nel giugno del 2023 Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo mercenario russo Wagner morto un anno fa in un incidente aereo, documentò la rivolta armata contro il governo di Putin con una serie di messaggi, foto e video proprio sul suo canale Telegram. Anche Alexei Navalny, il principale oppositore politico di Putin, morto in un carcere russo sei mesi fa, era attivissimo su Telegram.
Da un paio d’anni ormai Telegram è diventato centrale per la guerra che l’esercito russo sta combattendo in Ucraina. Le debolissime norme sulla moderazione permettono di fatto che su Telegram circolino video estremamente cruenti, spesso ripresi con bodycam indossate dai soldati oppure dai droni, ormai diffusissimi sulla linea del fronte. Video simili vengono poi distribuiti dalle centinaia di canali legati alla propaganda russa, tanto che in Ucraina negli ultimi due anni si è spesso discusso se vietare del tutto l’uso di Telegram (che però viene utilizzato per scopi simili anche da vari attivisti filoucraini).
In assenza di canali più immediati inoltre i soldati russi lo usano regolarmente per scambiarsi informazioni riservate di natura militare. «Oggi Telegram è diventato probabilmente il principale mezzo di comunicazione con cui le unità dell’esercito russo si scambiano comandi e indicazioni», ha scritto su Telegram un noto analista militare russo filogovernativo, Rybar, dopo l’arresto di Durov. «Se Telegram chiude, come faremo a combattere?», si è chiesto lunedì il quotidiano russo filogovernativo Moskovsky Komsomolets.
Per le sue comunicazioni invece l’esercito ucraino usa perlopiù Signal, un’app nota per garantire comunicazioni criptate sia nelle conversazioni private sia nei canali, vietata in Russia perché veniva usata soprattutto dagli attivisti di opposizione.
Lunedì, un giorno dopo l’arresto di Durov, un altro canale filorusso di Telegram, Baza, ha scritto che ai funzionari dell’intelligence russa è stato chiesto ufficialmente dal governo di eliminare l’app dai propri telefoni. Non sappiamo però se l’ordine sia stato effettivamente dato e quanti lo stiano rispettando.