• Mondo
  • Martedì 27 agosto 2024

In Francia Macron ha escluso di nominare un primo ministro della coalizione di sinistra

Attirandosi molte critiche, dato che alle elezioni il Nuovo Fronte Popolare aveva ottenuto la maggioranza relativa dei seggi

Emmanuel Macron durante la cerimonia per l'ottantesimo anniversario della liberazione di Parigi, il 25 agosto
Emmanuel Macron durante la cerimonia per l'ottantesimo anniversario della liberazione di Parigi, il 25 agosto (Teresa Suarez via AP)
Caricamento player

Lunedì, in Francia, è andato a vuoto il primo giro di consultazioni per formare un nuovo governo. Martedì ne comincia un secondo, a cui però non parteciperà la sinistra, che contesta la scelta del presidente Emmanuel Macron di non nominare un nuovo primo ministro, o una nuova prima ministra, appartenenti al Nuovo Fronte Popolare (NFP), la coalizione di sinistra arrivata prima alle elezioni di oltre un mese fa. La ragione, citata da Macron, è che da solo il NFP non ha la maggioranza in parlamento, come d’altra parte nessuno degli altri schieramenti.

Secondo Macron, un governo formato solo dai partiti del Nuovo Fronte Popolare non avrebbe i numeri per ottenere la fiducia, né per durare. A ciascun blocco politico, infatti, manca almeno un centinaio di seggi per arrivare alla maggioranza all’Assemblea nazionale, la camera bassa francese (che ha 577 seggi): la sinistra ne ha 193, la coalizione centrista di Macron 166, il centrodestra dei Repubblicani 47 e l’estrema destra del Rassemblement National e dei suoi alleati 142.

Il rifiuto del presidente di formare un governo che includa il Nuovo Fronte Popolare, nonostante il suo ottimo risultato alle ultime elezioni, è stato subito fortemente criticato sia dalla sinistra sia da vari quotidiani nazionali. Le Monde, senza dubbio il quotidiano più letto del paese, ha pubblicato per esempio un editoriale molto duro in cui parla di «una situazione politica inedita e pericolosa» e scrive che «nulla è più dannoso che continuare a trascinare un governo dimissionario che sembra comportarsi come se alle urne non fosse avvenuto alcun cambiamento».

Da lunedì sera Fabien Roussel, segretario nazionale del Partito comunista francese, che fa parte del NFP, chiede di organizzare «una grossa mobilitazione popolare» antigovernativa nei prossimi giorni. Marine Tondelier, leader dei Verdi, un altro partito che compone l’NFP, ha detto che i Verdi e i Socialisti non parteciperanno al prossimo giro di «consultazioni fasulle con un presidente che comunque non vuole ascoltarci ed è ossessionato dall’idea di mantenere il controllo». Macron, dice Tondelier, «non sta cercando una soluzione, sta cercando di ostacolarla».

Fonti dello staff di Macron hanno detto a Le Monde che se il presidente nominasse un primo ministro di sinistra, sapendo che un suo governo non avrebbe un sostegno sufficiente, violerebbe la Costituzione, che gli impone di garantire la stabilità e l’indipendenza del paese. In un comunicato dell’Eliseo, la sede della presidenza, Macron ha spiegato la decisione dicendo che la sua responsabilità «è che il paese non venga né bloccato né indebolito».

I leader del Nuovo Fronte Popolare hanno risposto che torneranno all’Eliseo solo per discutere di un governo di Lucie Castets, la funzionaria del comune di Parigi che hanno individuato come propria candidata prima ministra.

Macron insiste nel progetto, annunciato con la lettera ai francesi del 10 luglio, di costruire una maggioranza alternativa, che escluderebbe sia La France Insoumise (LFI), il partito più a sinistra del Nuovo Fronte Popolare, sia il Rassemblement National. A questo secondo giro di consultazioni, infatti, non sono invitati né LFI né il RN (e neppure Eric Ciotti, che guida un gruppo di destra chiamato A Droite! dopo la rivolta del suo partito, i Repubblicani). Non è però chiaro quanto questo piano sia praticabile.

Lucie Castets, candidata prima ministra del Nuovo Fronte Popolare, all'Eliseo per le consultazioni, il 23 agosto

Il presidente e i dirigenti del suo partito Renaissance hanno invitato gli altri componenti del Nuovo Fronte Popolare – e cioè Socialisti, Verdi e Comunisti – a cooperare con le altre forze politiche. Secondo il coordinatore di LFI, Manuel Bompard, il comportamento di Macron è «inaccettabile e antidemocratico». Gabriel Attal, che da più di 40 giorni guida il governo dimissionario incaricato di seguire i cosiddetti “affari correnti”, ha detto che lo schieramento presidenziale è comunque pronto a sostenere «la nomina di un primo ministro che non venga dalle nostre file», all’interno di un compromesso con altri gruppi politici.

Al secondo ciclo di consultazioni parteciperanno anche gli ex presidenti Nicolas Sarkozy (centrodestra) e François Hollande (socialista). «I partiti politici non devono dimenticare le circostanze eccezionali dell’elezione dei loro deputati al secondo turno delle elezioni legislative», ha detto Macron, riferendosi ai ballottaggi in cui i partiti progressisti hanno ritirato alcuni dei loro candidati per aumentare le possibilità di battere quelli del RN. Macron è «sempre pronto a ritenere i partiti politici responsabili di una situazione che lui stesso ha creato decidendo di sciogliere l’Assemblea nazionale», ha scritto Le Monde.

– Leggi anche: La proposta di impeachment che sta dividendo la sinistra francese