Caitlin Clark sta facendo faville
La giocatrice di basket statunitense che era diventata un fenomeno sportivo nel campionato universitario sta trovando la quadra anche nella WNBA, dopo qualche difficoltà iniziale
Sono passati poco più di tre mesi da quando Caitlin Clark ha esordito nella WNBA, il campionato femminile di basket degli Stati Uniti, e dopo un inizio non proprio esaltante ora la giocatrice statunitense sta cominciando a mostrare le sue grandi qualità: sta battendo sempre più record, e si sta dimostrando una delle migliori rookie di sempre della WNBA (rookie è il termine per indicare giocatori e giocatrici al loro primo anno in campionato).
L’esordio di Clark, che ha 22 anni, era molto atteso perché durante i suoi anni al college aveva mostrato un talento eccezionale, senza precedenti. Moltissime persone negli Stati Uniti avevano cominciato a seguire il basket femminile universitario, la partecipazione del pubblico nei palazzetti e gli ascolti televisivi si erano impennati ed erano arrivati molti nuovi sponsor. Già nei suoi anni al college, Clark era diventata un fenomeno nazionale per via del suo modo di giocare molto spettacolare. Per questo le aspettative su di lei e sulla sua prima stagione nella WNBA erano altissime.
Clark gioca come playmaker, è una giocatrice molto tecnica e agile sia nei movimenti che con il pallone tra le mani, ed è nota per la sua abilità nei tiri da lontano (ha anche il record di canestri da 3 punti segnati in una stagione di NCAA, la massima serie di basket universitario negli Stati Uniti). Ad aprile era stata la prima scelta nel draft della WNBA (l’evento in cui le squadre selezionano le giocatrici nel campionato universitario statunitense dal college o dai campionati stranieri): a selezionarla erano state le Indiana Fever.
La squadra, che da sette anni non si qualifica alla fase dei playoff del campionato, aveva puntato molto su di lei per tornare a essere competitiva, ma nelle prime partite Clark aveva faticato più del previsto, anche per via di alcuni contatti di gioco molto duri che avevano fatto discutere sul fatto che a Clark fosse riservato un trattamento troppo “fisico” da qualche altra giocatrice del campionato.
Le Indiana Fever avevano cominciato la stagione con cinque sconfitte consecutive e Clark, nonostante un buon rendimento nei punti segnati e negli assist alle compagne, era stata criticata per via delle tante palle perse: nella sua partita di esordio aveva perso 10 volte il pallone, come mai nessuna al debutto nella WNBA. L’alto numero di palle perse però si deve anche al suo ruolo e al suo modo di giocare molto spregiudicato e spettacolare.
Nel frattempo c’è stata la pausa del campionato per le Olimpiadi: nonostante molti si aspettassero che Clark venisse selezionata per far parte della nazionale degli Stati Uniti – che poi ha vinto la medaglia d’oro – alla fine non era stata scelta. Ufficialmente per via della sua poca esperienza, anche se diversi giornali statunitensi hanno raccontato di presunte gelosie da parte delle giocatrici più vecchie, che non avrebbero visto di buon occhio la partecipazione di una rookie.
Dopo alcune partite di assestamento, e dopo la pausa per le Olimpiadi, ora però Clark ha preso confidenza con la difficoltà del campionato, e soprattutto con il maggiore sforzo fisico della WNBA rispetto al college. Attualmente è al primo posto in classifica per numero medio di assist (8,3 a partita) e punti totali creati (1.012), e le Indiana Fever hanno ricominciato a vincere e si stanno giocando un posto ai playoff (sono al terzo posto nella Eastern Conference).
Come ci si aspettava, alla fine Clark sta facendo cose eccezionali per una giocatrice al suo primo anno: il 18 agosto, contro le Seattle Storm, ha stabilito il record per il maggior numero di assist in una singola stagione per una giocatrice al primo anno, superando la portoghese Ticha Penicheiro, considerata una delle più forti di sempre in questo fondamentale.
Con dieci partite di campionato da giocare prima dei playoff, Clark può migliorarsi ulteriormente, ed è una cosa notevole soprattutto per il ruolo in cui gioca. Il sito di sport The Athletic ha evidenziato l’eccezionalità di questo aspetto della stagione di Clark: solitamente le giocatrici che vanno meglio al loro primo anno da professioniste non sono playmaker o guardie (i ruoli delle giocatrici più basse e tecniche, come Clark), ma quelle più alte e forti fisicamente, che giocano nei ruoli di ala o centro.
Già ora Clark sta facendo numeri impressionanti per una giocatrice al primo anno, che la mettono sullo stesso piano di alcune delle migliori playmaker o guardie della storia della WNBA. Per esempio Sue Bird, una delle più forti playmaker statunitensi di sempre, al suo primo anno fece registrare una media di 14,4 punti e 6 assist a partita; Clark a stagione ancora in corso ha una media di 17,9 punti e 8,3 assist a partita.