Più di cento persone sono state uccise nell’attacco di un gruppo jihadista nella parte centrale del Burkina Faso
Nel fine settimana più di cento persone sono state uccise in un attacco compiuto da un gruppo jihadista nella parte centrale del Burkina Faso, uno dei più sanguinosi degli ultimi anni per il paese dell’Africa occidentale. Sabato il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani, noto come JNIM, aveva cominciato a sparare su un gruppo di abitanti e soldati impegnati negli scavi per proteggere alcuni avamposti nel territorio di Barsalogho, un centinaio di chilometri a nord-est della capitale Ouagadougou. I video dell’attacco analizzati da Wassim Nasr, un ricercatore specializzato nella regione, mostrano oltre cento cadaveri.
Domenica l’attacco è stato rivendicato da al Qaida, che in un comunicato ha sostenuto di aver ottenuto «il controllo totale di una postazione militare» a Barsalogho e nella vicina Kaya. Il ministro della Sicurezza del paese Mahamadou Sana non ha indicato il numero preciso delle persone uccise, ma ha detto che il governo è intervenuto inviando forze di terra e mezzi aerei.
Il Burkina Faso si trova nel Sahel, una fascia di territorio sotto il deserto del Sahara che è particolarmente instabile anche per via dell’intensa attività di vari gruppi jihadisti: negli anni i loro attacchi hanno provocato la morte di migliaia di civili e costretto oltre 2 milioni di persone su 22 milioni di abitanti a lasciare le loro case. Al momento il paese è governato da una giunta militare guidata dal capitano Ibrahim Traoré, che nel settembre del 2022 aveva ottenuto il potere con un colpo di stato: i militari avevano giustificato la destituzione del precedente capo militare, il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, con la sua incapacità di far fronte al terrorismo jihadista.