Per ora la Vuelta a España è molto incerta e divertente
Nei primi nove giorni della corsa ciclistica spagnola ci sono stati diversi colpi di scena, tra cui una “fuga bidone” che ha prodotto fin qui un leader a sorpresa: Ben O'Connor
Domenica 25 agosto il ciclista inglese Adam Yates ha vinto la nona tappa della Vuelta a España – cominciata lo scorso 17 agosto – dopo una fuga solitaria di 58 chilometri sulle montagne della Sierra Nevada, nel sud della Spagna; al secondo posto è arrivato l’ecuadoriano Richard Carapaz, che aveva staccato il gruppo addirittura a 88 chilometri dall’arrivo. Prima della tappa Yates era ventisettesimo in classifica generale con oltre 9 minuti di ritardo sul primo classificato: ora è settimo, mentre Carapaz è salito dal diciottesimo al terzo posto. Tre giorni prima l’australiano Ben O’Connor aveva vinto dopo un’altra fuga partita molto presto e conclusa con 27 chilometri corsi da solo: aveva così ottenuto a sorpresa la maglia rossa, quella indossata alla Vuelta dal ciclista primo nella classifica generale.
La Vuelta è una delle principali corse ciclistiche a tappe ma è considerata meno prestigiosa e importante del Tour de France e del Giro d’Italia, e quindi viene anche seguita di meno: in Italia non viene trasmessa in chiaro e la televisione spagnola che produce la diretta non lo fa integralmente, cioè partendo dal chilometro zero, per tutte le tappe. Rispetto all’ultimo Tour de France – la corsa a tappe più prestigiosa al mondo – non ci sono i tre ciclisti arrivati sul podio, Tadej Pogačar, Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel, ma forse proprio la loro assenza ha contribuito a rendere i primi nove giorni della Vuelta movimentati e imprevedibili, e quindi molto piacevoli da seguire: lo scrittore Leonardo Piccione, che è da tempo un autorevole commentatore di ciclismo, su X (Twitter) li ha definiti la «prima settimana di un grande giro più divertente da… boh non so se da sempre, ma da molto di sicuro».
Arrivati al primo giorno di pausa, O’Connor è primo con quasi 4 minuti di vantaggio sullo sloveno Primož Roglič, che ha vinto per tre volte la Vuelta e prima dell’inizio era considerato il favorito per vincerla anche quest’anno (per alcuni lo è ancora, nonostante lo svantaggio). Vincendo la tappa di martedì 20 agosto Roglič aveva ottenuto il primo posto in classifica generale, ma due giorni dopo O’Connor ha preso la maglia rossa con quella che molti hanno definito una fuga bidone, come viene chiamata nel gergo ciclistico una fuga che parte come tante altre, con qualche speranza e senza troppe pretese, e che solo col senno di poi si rivela determinante per la classifica finale.
La Red Bull-Bora-Hansgrohe, la squadra di Roglič, probabilmente aveva preventivato di perdere la maglia rossa quel giorno, anche perché tenerla tutti i giorni può essere faticoso per un ciclista, che deve rispondere agli attacchi degli avversari durante le tappe e sottostare a diversi obblighi commerciali alla fine di ogni giornata, perdendo tempo prezioso per recuperare le energie. O’Connor, che aveva già vinto una tappa al Tour de France e una al Giro d’Italia e concluso al quarto posto entrambi i giri (nel 2021 e nel 2024), è stato però sottovalutato: il gruppo si è mosso tardi per provare a ridurre il distacco e con la vittoria di tappa l’australiano non ha ottenuto solamente la maglia rossa, ma anche quasi quattro minuti di vantaggio su Roglič.
Mancano ancora tredici tappe e tantissimi chilometri in salita e questa Vuelta ha già dimostrato diverse volte che azioni particolarmente coraggiose possono avere successo: «Yates spiega che la Vuelta a España è per gli audaci», ha titolato ieri El País, il principale quotidiano spagnolo, parlando di «un’edizione molto aperta» della corsa. Dopo O’Connor, Roglič e Carapaz, al quarto e al quinto posto della classifica generale ci sono due ciclisti spagnoli, Enric Mas (4 minuti e 35 secondi di ritardo) e Mikel Landa (5 e 17): gareggiando entrambi in casa, è prevedibile che nei prossimi giorni proveranno ad attaccare per ribaltare la classifica. Ci avevano provato già sabato, ma erano arrivati secondo e terzo dietro a Roglič. Per nessuno, comunque, sarà semplice recuperare il ritardo da O’Connor.
Oltre alla competizione per la maglia rossa, nella prima settimana della Vuelta sono successe diverse cose. Il belga Wout van Aert, uno dei ciclisti più completi e forti degli ultimi anni, ha già vinto due tappe, dopo due anni in cui non era riuscito a vincere nemmeno una tappa di un grande giro, arrivando diverse volte secondo o terzo. Il 23enne italiano Antonio Tiberi era quarto dopo otto tappe e indossava la maglia bianca che spetta al miglior giovane in classifica generale, ma domenica si è ritirato dalla corsa a causa di un colpo di calore (il caldo estremo ha condizionato parecchio questa prima settimana); anche il portoghese João Almeida, il ciclista su cui puntava la UAE Emirates, la squadra di Pogačar (e di Yates), si è dovuto ritirare nel weekend, ma a causa del Covid. Un altro degli italiani in gara, Giulio Ciccone, è invece caduto assieme a Txomin Juaristi a causa dell’attraversamento di un capriolo, ma senza conseguenze.