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  • Lunedì 26 agosto 2024

Lo sciopero dei medici in Nigeria per la liberazione di una loro collega

È iniziato lunedì e se ne discute molto nel paese: chiede il rilascio dell'oftalmologa Ganiyat Popoola, rapita otto mesi fa

Uno dei volantini che chiedono la liberazione di Ganiyat Popoola (X / @nard_nigeria)
Uno dei volantini che chiedono la liberazione di Ganiyat Popoola (X / @nard_nigeria)
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Lunedì è iniziato uno sciopero nazionale dei medici degli ospedali pubblici in Nigeria per chiedere la liberazione di una loro collega, la dottoressa Ganiyat Popoola, che lo scorso 27 dicembre è stata rapita insieme al marito e a una nipote mentre si trovava nella propria abitazione nella città di Kaduna, nella zona centrale della Nigeria. Il marito è stato liberato a marzo dopo il pagamento di un riscatto, ma Popoola e sua nipote sono ancora trattenute dai rapitori. Popoola è una specializzanda in oftalmologia del National Eye Centre di Kaduna, uno dei più grandi ospedali oftalmici del paese.

Lo sciopero dovrebbe durare una settimana, durante la quale non saranno garantite neanche le cure di emergenza, ma potrebbe essere prolungato qualora non ci fossero sviluppi. L’Associazione dei medici specializzandi nigeriani (NARD), che l’ha convocato, sostiene che il governo e le agenzie di sicurezza non stiano facendo abbastanza per cercare di liberare Popoola. Il dottor Mohammed Okpanaki ha detto a BBC News che lo sciopero è stato indetto perché i medici sono «demoralizzati e terrorizzati» dal caso di Popoola e che «in un paese da cui gli operatori sanitari se ne vanno, quelli che hanno scelto di restare dovrebbero essere protetti».

La dottoressa Dele Abdullahi, presidente dell’associazione, ha detto che lo sciopero è stato indetto in accordo con la famiglia di Popoola, che finora aveva preferito procedere attraverso una «via diplomatica».

In Nigeria i rapimenti, di persone singole o di massa, sono un problema da tanti anni, in particolare nel nord-ovest del paese. Sono compiuti da gruppi criminali e terroristici in competizione tra loro, ma anche fra criminali comuni, che sfruttano la mancanza di istituzioni statali in grado di esercitare un saldo controllo su tutto il territorio nazionale. Lo scorso marzo nel giro di pochi giorni erano state rapite centinaia di persone, fra cui 287 studenti proprio nello stato di Kaduna. In casi di questo tipo della loro liberazione si occupa di solito l’esercito nigeriano, ma alcune persone possono restare prigioniere per anni.

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I rapimenti sono considerati una fonte rilevante di entrate per questi gruppi, grazie al pagamento dei riscatti. Negli ultimi due anni erano diminuiti dopo l’emanazione di una discussa legge che rende illegale pagare i riscatti e prevede fino a 15 anni di carcere per chi lo fa. Nessuno finora è stato però condannato per aver pagato un riscatto, cosa che molte famiglie continuano a fare, come nel caso del marito di Papoola. Per lei i rapitori chiedono 40 milioni di naira, ossia circa 22mila euro. Il PIL pro capite nigeriano è di poco superiore ai 1800 euro e secondo la World Bank circa il 40 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

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