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  • Lunedì 26 agosto 2024

Il difficile equilibrio tra competitività e inclusività

La crescita professionale delle Paralimpiadi ha comportato anche l'esclusione di atleti con disabilità più invalidanti o più rare, si legge nel numero di oggi della newsletter Parì

(AP Photo/Eugene Hoshiko)
(AP Photo/Eugene Hoshiko)
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Pubblichiamo in questo articolo gran parte del numero di oggi di Parì, la newsletter del Post che in questi giorni seguirà le Paralimpiadi di Parigi (la stessa che nelle scorse settimane aveva seguito le Olimpiadi). Esce ogni giorno intorno alle 9, il numero di oggi completo si può leggere qui e ci si iscrive qui.

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Ciao, mancano due giorni all’inizio delle Paralimpiadi di Parigi e quindi anche a due settimane di gare nello sport che ha forse gli atleti più spietati in assoluto: il tennistavolo paralimpico.

L’obiettivo principale dichiarato dal Comitato paralimpico internazionale è di creare «un mondo inclusivo attraverso i para sport»: ci sta almeno in parte riuscendo, visto che 64 anni dopo la loro prima edizione le Paralimpiadi sono cresciute molto in termini di attenzioni, investimenti e partecipazione. Ma una crescita sempre maggiore paradossalmente è anche un ostacolo all’inclusività. Negli anni le Paralimpiadi sono diventate un evento sempre più competitivo, appetibile per gli sponsor, con atleti e atlete professionisti che gareggiano per vincere, non solo per partecipare. Per questo devono dotarsi di regole sofisticate, da sport di alto livello, al di là del loro valore sociale.

Alle Paralimpiadi certi sport sono suddivisi in più categorie per poter assicurare gare il più possibile eque tra atleti e atlete con disabilità diverse: i velocisti con disabilità visive per esempio non gareggiano con quelli che hanno gambe amputate. È per questo che ai Giochi di Parigi ci saranno 29 finali dei 100 metri, 16 maschili e 13 femminili. Ma l’esistenza di una categoria non è automatica: per essere valido, ogni evento da medaglia alle Paralimpiadi deve includere almeno 10 atleti o atlete da almeno quattro paesi diversi. Significa che un atleta molto forte può potenzialmente essere escluso dalle competizioni, se non ce ne sono altri che hanno una disabilità paragonabile alla sua.

È successo in alcune categorie del nuoto paralimpico: a questi Giochi ce ne saranno cinque in meno rispetto a Tokyo 2021. Le categorie escluse sono anche quelle che comprendevano atleti con le disabilità maggiori, come quelli completamente tetraplegici o con gravi paralisi cerebrali, le cui difficoltà di accesso allo sport sono già enormemente maggiori rispetto a chi, per esempio, non ha una mano o parte di essa. Questo ha sollevato alcune perplessità sui regolamenti e sul ruolo delle Paralimpiadi: qual è il giusto punto di equilibrio tra competitività e inclusività?

Ci sono probabilmente diverse risposte possibili, ma è certo che la visibilità acquisita oggi dalle Paralimpiadi debba anche servire a indicare dove vadano fatti gli investimenti dal basso, a livello nazionale e locale: se mancano atleti di alto livello in certe categorie paralimpiche spesso è perché le persone con disabilità gravi non sono ancora messe in condizioni di praticare sport in un certo modo.

L’australiano Ahmed Kelly ai Mondiali di Manchester del 2023 (Alex Livesey/Getty Images)


Le cose da sapere, in breve
Le Paralimpiadi cominceranno ufficialmente dopodomani, mercoledì 28 agosto, con la cerimonia di apertura che è in programma alle 20 in Place de la Concorde a Parigi. Le gare invece cominceranno la mattina dopo, e come sempre su Parì troverete ogni giorno una selezione di cose da seguire. I Giochi finiranno domenica 8 settembre, con la cerimonia di chiusura allo Stade de France.

Ci saranno circa 4.400 atleti in rappresentanza di 185 comitati paralimpici nazionali, e 141 di questi saranno italiani (71 donne e 70 uomini). A Tokyo nel 2021 la delegazione italiana era composta da 113 atlete e atleti: vinsero 69 medaglie, 14 delle quali d’oro, arrivando noni nel medagliere. Gli sport paralimpici a questa edizione dei Giochi sono ufficialmente 23 e non ce ne sono di nuovi rispetto all’ultima: molti di questi sport comunque si dividono al loro interno in più discipline, come l’atletica paralimpica che comprende diverse distanze della corsa, diversi tipi di lanci e diversi tipi di salti.


Il simbolo delle Paralimpiadi
Non sono i cinque cerchi, come per le Olimpiadi, ma tre “Agitos”: cioè tre elementi dalla forma arcuata di colore rosso, blu e verde (i più presenti nelle bandiere nazionali). Simboleggiano movimento, e infatti il nome viene dal verbo latino agito , che significa “mettere in movimento”, ma anche “muoversi”. Il simbolo comunque è cambiato più volte da quando esistono le Paralimpiadi.

Così come il simbolo dei cinque cerchi era stato installato sulla Tour Eiffel per le Olimpiadi, i tre Agitos sono stati messi sull’Arco di Trionfo, un altro dei più noti monumenti di Parigi.

(Alex Slitz/Getty Images)


Stoke Mandeville, un’altra Olimpia
La torcia paralimpica è stata accesa sabato a Stoke Mandeville, un paesino a ovest di Londra, e non a Olimpia come quella olimpica : il motivo è che a Stoke Mandeville fu organizzata nel 1948 la prima forma di Giochi paralimpici, su iniziativa del neurologo tedesco ed ebreo Ludwig Guttmann, che fuggì nel Regno Unito poco prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Lì fu nominato direttore del Centro nazionale per le lesioni del midollo spinale, che si trovava appunto a Stoke Mandeville, e cominciò a lavorare alla riabilitazione dei reduci di guerra proponendo una terapia alternativa che si rivelò efficace sia dal punto di vista fisico che psicologico: la pratica sportiva, il contrario di quello che fino a quel momento veniva loro raccomandato, cioè di stare il più possibile a riposo.

Nel 1948 i Giochi olimpici si tenevano a Londra, e Guttmann pensò di sfruttare quella visibilità per organizzare parallelamente i Giochi di Stoke Mandeville, che in quella prima edizione prevedevano solo una gara di tiro con l’arco tra atleti e atlete in carrozzina. L’evento ebbe successo e Guttmann cominciò a organizzare i Giochi con cadenza regolare, fino a che a partire da Roma 1960 non si decise di renderli un evento associato stabilmente alle Olimpiadi. Nacque così ufficialmente il movimento paralimpico (dal greco para, che significa «accanto» o «al fianco», vista la sua posizione parallela alle Olimpiadi).

Dopo varie tappe, la torcia paralimpica dovrà arrivare a Parigi mercoledì, in tempo per la cerimonia di apertura.

– Leggi anche: Due sport che sono solo paralimpici