Cosa volevano fare Israele e Hezbollah con i loro reciproci attacchi
Entrambi avevano un obiettivo specifico, entrambi hanno precisato di non volere uno scontro più ampio
Domenica gli eserciti di Israele e del gruppo radicale islamista Hezbollah si sono attaccati con missili e razzi in uno degli scontri più intensi degli ultimi mesi. Poco dopo gli attacchi, entrambi hanno detto di aver raggiunto i loro obiettivi. L’esercito israeliano ha considerato riuscito un «attacco preventivo» contro le postazioni di Hezbollah in Libano attorno alle 5 del mattino di domenica, subito prima di un grande lancio di razzi e droni da parte del gruppo paramilitare libanese. Che però è riuscito lo stesso a lanciarne alcuni, poi abbattuti e intercettati dalle forze armate israeliane.
Entrambe le parti hanno raccontato come un successo le loro operazioni, e hanno detto che per il momento non faranno altri attacchi. Un consistente attacco di Hezbollah contro Israele era atteso da settimane in risposta alle uccisioni, a fine luglio, di un comandante di Hezbollah, Muhsin Shukr, nella capitale libanese Beirut, e del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, in Iran. Sia Hezbollah che Hamas sono sostenuti dall’Iran: tutti e tre avevano promesso di vendicare le uccisioni di Shukr e Haniyeh.
Per Hezbollah, e quindi anche per l’Iran, era importante dimostrare di avere in qualche modo reagito alle uccisioni compiute da Israele, soprattutto per una questione di immagine. Domenica l’attacco è stato annunciato con un discorso televisivo dal leader di Hezbollah. Secondo la sua versione, l’esercito di Hezbollah avrebbe lanciato 320 razzi e droni su 11 obiettivi militari in territorio israeliano. Le autorità israeliane hanno detto che i razzi lanciati sono stati probabilmente di meno: comunque, almeno 150 sono stati intercettati dai sistemi di contraerea, mentre gli altri sono stati abbattuti dai caccia.
Nasrallah ha identificato tra gli 11 obiettivi di Hezbollah la base militare di Glilot, alla periferia di Tel Aviv, a circa 110 chilometri in linea d’aria dal confine col Libano: un posto molto più lontano dai territori di confine che di solito vengono attaccati da Hezbollah. Nel complesso di Glilot hanno sede il Mossad, il servizio segreto israeliano per l’estero, e l’Unità 8200 dell’esercito, specializzata nello spionaggio elettronico, che Nasrallah ritiene responsabili dell’omicidio mirato di Shukr. Le autorità israeliane hanno detto che Glilot non è stata colpita e che in generale non ci sono stati gravi danni nel paese.
Gli attacchi reciproci hanno causato in tutto quattro morti, secondo quanto si sa finora: tre in Libano, probabilmente membri di Hezbollah, e un soldato israeliano, che pare sia stato ucciso dal frammento di un missile. Le forze armate israeliane (IDF) hanno invece detto di aver distrutto «migliaia di lanciarazzi» in oltre 40 punti del Libano meridionale.
Secondo alcuni analisti intervistati dal New York Times proprio il fatto che gli attacchi israeliani si siano concentrati sulle postazioni di lancio piuttosto che su infrastrutture civili indica il tentativo israeliano di evitare ulteriori attacchi. In questi giorni sono in corso al Cairo alcune complicate trattative per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che nonostante gli attacchi non si sono interrotte.
Altri analisti sottolineano che uno scontro più ampio non converrebbe né a Israele, il cui esercito è estesamente impegnato nell’invasione e occupazione della Striscia di Gaza, né a Hezbollah, dato che in Libano è ancora in corso una durissima crisi economica e politica che ha ridotto, secondo alcuni, il consenso di Hezbollah fra i libanesi. Una nuova guerra, insomma, potrebbe eroderlo ulteriormente.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha comunque specificato che gli attacchi di domenica non costituiscono «l’ultima parola» sullo scontro con Hezbollah. Il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha invece sottolineato l’«importanza di evitare un’escalation regionale» durante un colloquio con il segretario della Difesa statunitense, Lloyd J. Austin III. Il governo degli Stati Uniti, che sta spingendo molto per un cessate il fuoco, ha inviato comunque due portaerei nella zona: sia per ribadire il suo sostegno a Israele sia per scoraggiare nuovi attacchi di Hezbollah.
Da ottobre 2023 a oggi, negli scontri tra Israele ed Hezbollah sono morti più di 400 membri del movimento paramilitare islamista. Nello stesso periodo gli attacchi di Hezbollah hanno ucciso almeno 26 civili e 23 soldati israeliani. Secondo l’ONU, almeno 160mila persone sono state sfollate su entrambi i lati del confine.
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