In Bulgaria si voterà per la settima volta in tre anni

Anche la volta scorsa nessun partito si è assicurato la maggioranza, i tentativi di fare coalizioni sono falliti e c’è stata una crisi istituzionale: si voterà il 27 ottobre

L'aula del paramento bulgaro durante la sessione del 3 luglio
L'aula del parlamento bulgaro durante la sessione del 3 luglio (EPA/VASSIL DONEV)
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Lunedì il presidente della Bulgaria, Rumen Radev, ha convocato nuove elezioni parlamentari anticipate per il 27 ottobre. Saranno le settime nel giro di tre anni: dopo una prolungata crisi politica – neanche dopo le elezioni dello scorso giugno infatti i partiti erano riusciti a costruire una maggioranza in parlamento – la settimana scorsa c’è stata anche una crisi istituzionale, che ha coinvolto lo stesso Radev.

La crisi ha riguardato la composizione del governo che avrebbe dovuto gestire gli affari correnti fino alle nuove elezioni dopo il fallimento dell’ultimo giro di consultazioni (guidato peraltro da un partito di destra arrivato sesto alle urne, visto che i principali due del paese non erano riusciti a formare coalizioni stabili).

Alla fine questo governo ad interim sarà guidato da Dimitar Glavchev, che entrerà in carica come primo ministro martedì e appartiene a Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (GERB), il partito di centrodestra di Boyko Borisov, primo ministro del paese quasi ininterrottamente tra il 2009 e il 2021. GERB era arrivato primo alle elezioni di giugno, tenute insieme a quelle per il Parlamento Europeo.

Le consultazioni si erano subito arenate perché non aveva la maggioranza nessuno dei principali partiti: né GERB, né il Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS) né i centristi di Continuiamo il Cambiamento (PP) dell’ex primo ministro, Kiril Petkov. Fino a marzo GERB e PP avevano governato insieme, poi la loro coalizione si era sciolta, anche per rivalità interne. Anche stavolta è stato evidente fin da subito che sarebbero servite nuove elezioni.

Inizialmente le elezioni anticipate si sarebbero dovute tenere il 20 ottobre, ma la data è stata rinviata per via di uno scontro istituzionale tra il presidente Radev e la precedente prima ministra ad interim, Goritsa Grancharova-Kozhareva (indipendente). La settimana scorsa Radev si era opposto alla conferma nell’esecutivo provvisorio dell’attuale ministro dell’Interno, Kalin Stoyanov. Grancharova-Kozhareva si era rifiutata di escludere Stoyanov e si era aperta una crisi istituzionale, perché Radev aveva minacciato di non approvare la composizione del nuovo governo.

L'ex primo ministro Boyko Borissov interviene in parlamento, il 3 luglio

L’ex primo ministro Boyko Borisov interviene in parlamento, il 3 luglio (EPA/VASSIL DONEV)

Stoyanov ha accusato Radev di essersi messo d’accordo con Petkov per sabotare la sua nomina. Il problema era sia costituzionale, perché in Bulgaria non è chiaro se il presidente ha potere di veto sui nomi dei ministri, sia politico, perché Stoyanov (che fa parte del partito di Borisov) è una figura molto contestata dall’attuale opposizione. Radev ha sostenuto che la permanenza come ministro avrebbe addirittura impedito che le elezioni fossero libere.

Stoyanov è stato criticato, tra le altre cose, per la repressione della polizia delle proteste antigovernative. Come ha scritto Politico, Stoyanov è considerato dall’opposizione vicino all’oligarca bulgaro Delyan Peevski, che è anche il leader del Movimento per i Diritti e le Libertà, popolare fra la minoranza turca, arrivato secondo alle elezioni di giugno. Da ministro Stoyanov aveva fatto oscurare un sito satirico che prendeva di mira Peevski: questa decisione era stata definita un tentativo di censura da parte di PP.

Al momento i sondaggi sono molto in linea con i risultati delle elezioni di giugno. L’instabilità politica di questi anni non ha aiutato la Bulgaria a migliorare la sua situazione interna né quella europea: nonostante sia membro dell’Unione Europea dal 2007, i processi per la sua completa adesione all’Eurozona, che includono l’adozione dell’euro e la piena entrata nell’area Schengen, sono stati rimandati già due volte per l’impossibilità della Bulgaria di raggiungere gli standard sull’inflazione richiesti dall’Unione.

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