Un naufragio che è ancora un mistero

L'affondamento della Bayesian, in cui sono morte sette persone, è un incrocio romanzesco di storie e anomalie, alcune delle quali potrebbero non avere mai spiegazioni

di Isaia Invernizzi

Persone osservano le ricerche dei corpi delle persone morte nel naufragio della Bayesian, in Sicilia
Persone osservano le ricerche dei corpi delle persone morte nel naufragio della Bayesian, in Sicilia

Nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 agosto mancava poco alle quattro quando Pietro Asciutto si è alzato per chiudere le finestre. Sbattevano per il vento forte, in casa entrava la pioggia. Non aveva mai visto un temporale così a Porticello, sulla costa tirrenica siciliana, a meno di un’ora di auto da Palermo. Le barche nel porto ondeggiavano in modo frenetico, quasi sollevate dal mare. All’improvviso un rumore metallico ha sovrastato il rombo della burrasca attirando la sua attenzione. Il grande albero di una barca a vela, uno dei più alti che avesse mai visto, era in balia del vento. La Bayesian – il nome lo avrebbe saputo solo diverse ore dopo – era fuori controllo, trascinata nella rada, il tratto di mare riparato di una baia.

Asciutto è un pescatore, conosce bene il mare di Porticello, sa quando una barca è in difficoltà. Sceso di fretta al porto, ha trovato altri pescatori che cercavano di capire se a bordo ci fosse qualcuno. Molti sapevano che poche ore prima c’era stata una festa. La Bayesian non era passata inosservata perché non è una barca a vela normale: è enorme, con un albero altissimo e lussuosa come se ne vedono di rado.

Intorno alle 4, mentre sulla terraferma il vento portava via ombrelloni e tavolini dei bar, le luci dell’albero erano ancora accese. Si sono spente all’improvviso pochi minuti dopo. Da quel momento è stato più difficile vedere lo scafo nascosto dalle onde, dalla pioggia fitta e dalle nuvole. «D’un tratto è scomparsa, l’ho vista affondare», racconta Asciutto.

Sulla Bayesian c’erano ventidue persone, di cui dieci dell’equipaggio. Quindici sono riuscite a salvarsi, sette sono morte.

I corpi sono stati recuperati dai sommozzatori nei giorni successivi. L’ultimo è stato quello della 18enne Hannah Lynch. Era la figlia di Mike Lynch, 59 anni, uno degli imprenditori più ricchi e influenti nel Regno Unito, tra gli amministratori delegati più conosciuti della cosiddetta “Silicon Fen”, la zona vicino a Cambridge dove sono nate alcune tra le più importanti aziende tecnologiche e di biotecnologie del paese. Anche Mike Lynch è morto sulla Bayesian, la barca su cui aveva deciso di festeggiare l’assoluzione ottenuta al termine di un lungo processo per frode negli Stati Uniti. La moglie – Angela Bacares, madre di Hannah Lynch – è riuscita a salvarsi.

Il naufragio della Bayesian ha suscitato un grande interesse dei media, non solo in Italia. A Porticello sono arrivati inviati e troupe televisive. Sono stati intervistati gli abitanti, i pescatori e i soccorritori, sono stati cercati e diffusi i video delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso la tempesta. Il recupero dei corpi è stato seguito con diverse dirette sui siti, aggiornati in tempo reale.

Nell’ultima settimana è stato scoperto e scritto molto. Si sa quasi tutto su quella barca a vela, del suo albero tra i più alti al mondo, dei suoi interni di lusso, di chi la costruì e di quanto costasse affittarla. Si sanno molte cose su chi era a bordo, di Mike Lynch, della sua carriera, della sua famiglia, dei collaboratori e degli amici che aveva voluto con sé.

Si sa invece ancora poco – anzi, pochissimo – di come è possibile che una barca a vela lunga 56 metri e con un albero alto 75, «un gioiello di tecnologia», si sia inabissata in così poco tempo. Di come l’acqua sia entrata nello scafo, del comportamento dell’equipaggio e dell’evacuazione. Si sa poco anche dell’evento meteorologico che ha causato il naufragio e di come la forza del vento abbia influito sulle manovre.

La procura di Termini Imerese ha iniziato a fare domande alle persone sopravvissute. Molte sono ancora scioccate. Ci si aspettano chiarimenti dall’equipaggio e soprattutto dal comandante, il 51enne neozelandese James Cutfield, al momento unico indagato. Finora non è riuscito a chiarire i dubbi, alcuni dei quali potrebbero non avere mai una risposta.

Le ricerche dei sommozzatori nella rada del porto di Porticello

Le ricerche dei sommozzatori nella rada del porto di Porticello (ANSA/IGOR PETYX)

La parola che ripetevano quasi tutte le persone sopravvissute dopo essere state accolte al pronto soccorso dell’ospedale di Termini Imerese è darkness, oscurità. Fabio Genco, medico rianimatore, tra i primi a prendersi cura dei naufraghi, ha ascoltato il racconto di Charlotte Golunski, 35 anni, ricoverata insieme alla figlia Sophia di circa un anno. Golunski – socia di Lynch nella società Invoke Capital – ha detto di essersi svegliata quando la barca si era già ribaltata.

Nella notte aveva preso in braccio la figlia e si era messa a dormire sul ponte per paura della tempesta. Finita in acqua al buio, sbalzata dalle onde, ha perso il contatto con la figlia, per fortuna solo per pochi attimi. Una volta ritrovata, l’ha tenuta stretta e sollevata per impedire che finisse sott’acqua, fino a quando è riuscita faticosamente a raggiungere la scialuppa di salvataggio. «Non so come ho potuto farcela», ha ripetuto più volte ai medici.

Sulla scialuppa c’erano già altre persone, tra cui il marito James Emsilie, 35 anni, la moglie di Mike Lynch Angela Bacares, 57 anni, l’avvocata Ayla Ronald, 36 anni, e Matthew Fletcher, 41 anni, entrambi inglesi. Poi le persone dell’equipaggio: i marinai Leo Eppel, sudafricano, e Matthew Griffith, 22 anni, francese; il nostromo Myin Htun Kyaw, 39 anni, originario del Myanmar; l’ingegnere capo Tim Parker Eaton, 56 anni, inglese; le hostess Sasha Murray, 29 anni, irlandese, Leah Randall, 20 anni, nata in Sudafrica e Katja Chicken, 22 anni, tedesca; il capitano in seconda Tijs Koopmans, 33 anni, olandese, e il comandante James Cutfield.

Alle 4:38 hanno lanciato un razzo rosso di segnalazione dalla scialuppa per segnalare ai soccorritori la loro posizione. Quattro persone hanno raggiunto il porto a nuoto: non si sa se tra queste ci fosse anche il comandante che ha la responsabilità della sicurezza dei passeggeri.

Il corpo del cuoco di bordo, Ricardo Thomas, l’unico morto tra le persone dell’equipaggio, è stato il primo a essere recuperato in mare dai sommozzatori, lunedì 19 agosto intorno alle 9:45. Nei giorni successivi la perlustrazione dello scafo adagiato sul fondale a 50 metri di profondità ha permesso di estrarre i corpi delle altre vittime: Jonathan Bloomer, dirigente della banca d’affari Morgan Stanley International e presidente della compagnia assicurativa Hiscox, insieme alla moglie Anne Elizabeth, l’avvocato statunitense Chris Morvillo dello studio legale internazionale Clifford Chance e la moglie Neda Nassiri, oltre a Mike Lynch e alla figlia Hannah, il cui corpo è stato trovato venerdì mattina.

Michael Richard Lynch, conosciuto come Mike, era nato nel 1965 a Ilford, in Inghilterra. All’inizio degli anni Novanta, dopo la laurea e il dottorato in fisica, matematica e biochimica all’università di Cambridge, fondò Cambridge Neurodynamics, la sua prima start up per il riconoscimento automatico delle impronte digitali. Cinque anni dopo, nel 1996, fondò insieme a David Tabizel e Richard Gaunt l’azienda di software Autonomy, specializzata nell’analisi di dati e nella produzione di servizi informatici.

Nel 2011 Autonomy fu acquisita dalla multinazionale di servizi informatici statunitense HP per 11 miliardi di dollari, nell’ambito di un’operazione che poco dopo finì al centro di lunghe controversie legali. Alcuni analisti finanziari definirono quell’acquisizione uno dei peggiori affari della storia.

– Leggi anche: Chi era Mike Lynch

Un anno dopo HP dichiarò di aver scoperto gravi irregolarità contabili e accusò Lynch e l’allora direttore finanziario di Autonomy, Stephen Chamberlain, di avere gonfiato il valore della società e falsificato i conti. Nel 2023, dopo 12 anni di richieste da parte delle autorità statunitensi, Lynch era stato estradato a San Francisco, in California, dove era stato accusato di frode e dove trascorse più di un anno agli arresti domiciliari in attesa del processo, che si è concluso lo scorso giugno con la sua assoluzione da tutte le accuse.

Mike Lynch

Mike Lynch (AP Photo/Michael Liedtke, File)

Dopo la vendita di Autonomy Lynch fondò Invoke, una società che si occupa di venture capital, una forma di finanziamento fornito da investitori esterni alle imprese in fase di espansione. Una delle prime società finanziate da Invoke, e di cui si è parlato molto sui media in questi giorni, fu Darktrace, un’azienda che applica processi di apprendimento automatico (machine learning) alla sicurezza informatica. Darktrace è conosciuta anche perché collabora con i servizi di intelligence di vari paesi, tra cui il Regno Unito, gli Stati Uniti e soprattutto Israele.

In Darktrace lavorava anche Chamberlain, che sabato 17 agosto è stato investito e ucciso da un’auto a Stretham, a nord di Cambridge, in quello che secondo le autorità britanniche è stato un incidente. La sua morte è stata resa nota poche ore dopo il naufragio della Bayesian, una circostanza che per tempi e coincidenze ha alimentato diverse teorie del complotto, che hanno fornito fantasiose interpretazioni sui misteri che rimangono sulla nave, esagerando, distorcendo o inventando di sana pianta vari elementi per renderli ancora più suggestivi.

La Sicilia era una delle ultime tappe del viaggio lungo un mese organizzato da Lynch per festeggiare l’assoluzione insieme alla sua famiglia e ai collaboratori più stretti, compresi gli avvocati che nell’ultimo anno avevano lavorato per scagionarlo. Erano partiti da Rotterdam, nei Paesi Bassi, per poi costeggiare la Normandia, in Francia, il Portogallo e infine navigare nel Mediterraneo. Dopo Ferragosto la Bayesian era stata a Lipari, nel golfo di Napoli e a Cefalù. Porticello, poco distante da Palermo, sarebbe stato uno degli ultimi approdi in Italia.

La rotta mostrata dai siti specializzati nel tracciare gli spostamenti delle navi si interrompe nella rada di fronte al porto. I movimenti avvenuti nella notte tra domenica e lunedì sono stati rilevati da un sistema di tracciamento più dettagliato: Italian Sea Group, l’azienda che nel 2021 acquisì il controllo di Perini Navi, il cantiere dove nel 2008 fu costruita la Bayesian, ha messo i dati a disposizione della procura.

Da quando la Bayesian ha iniziato a essere trascinata dal vento al momento in cui è affondata è passato poco più di un quarto d’ora, dalle 3:50 alle 4:06. «Quella barca è inaffondabile anche con quel vento. Certo, inaffondabile solo se a bordo non si fanno cazzate», dice Riccardo Martinelli, che nel 2008 costruì l’albero della Bayesian nel cantiere di Perini Navi a Viareggio, l’albero in alluminio più grande del mondo montato su una barca a vela.

Inaffondabile è lo stesso aggettivo usato da Giovanni Costantino, fondatore e amministratore delegato di Italian Sea Group, che parlando con il Corriere della Sera ha definito la Bayesian «una delle imbarcazioni più sicure al mondo».

L’enorme barca a vela era stata commissionata nel 2005 dall’imprenditore olandese Eric Albada Jelgersma e disegnata dal noto progettista Ron Holland. In origine era stata chiamata Salute. Lunga 56 metri, larga 11, aveva una stazza complessiva di 473 tonnellate. Sotto il ponte c’erano sei suite. Gli interni in stile minimale erano stati progettati dal designer francese Rémi Tessier, realizzati in legni pregiati come abete sbiancato, sicomoro e teak. La caratteristica più appariscente della Bayesian, tuttavia, era il suo albero di alluminio alto 75 metri, come un condominio di 20 piani.

Una foto diffusa dall'ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian

Una foto diffusa dall’ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian (NPK ANSA/ Perini Navi)

Martinelli, insieme a due colleghi, ci aveva messo quattro mesi per costruirlo, piegando con pazienza lamiere di alluminio spesse 15 millimetri rinforzate nei punti più delicati. All’interno dell’albero scorrono i cavi e i meccanismi per aprire e chiudere le vele, che potevano estendersi fino a 3.000 metri quadrati, quanto la metà di un campo da calcio. «Nessuna tromba d’aria, né tanto meno una tempesta può spezzare quell’albero, che infatti non si è spezzato come invece qualcuno aveva detto all’inizio», dice Martinelli, 75 anni, ora in pensione. «Le barche che costruivamo a Perini Navi erano famose sia per la loro affidabilità che per la tecnologia. Dal 1987 nel cantiere di Viareggio avremo prodotto circa 60 barche a vela: nessuna ha mai avuto problemi, hanno tenuto il mare perfino durante uragani in Centro America».

Nel 2014 la Bayesian era stata acquistata da Revtom, una società con sede sull’isola di Man gestita da Angela Bacares, moglie di Lynch. Nel 2020 era stata sottoposta al cosiddetto refit, cioè a lavori di manutenzione straordinaria nei cantieri Astilleros a Maiorca, in Spagna. Era stato smontato l’albero e i meccanismi erano stati sostituiti e aggiornati. La gestione della barca, compresa la manutenzione, era stata affidata a Camper & Nicholson, una delle società di intermediazione più note e affidabili sul mercato. Il suo valore era di circa 30 milioni di euro e affittarla costava circa 200mila euro alla settimana, secondo le stime diffuse negli ultimi giorni.

Nel passaggio di proprietà del 2014 le era stato cambiato il nome, da Salute a Bayesian. Lynch l’aveva chiamata così per omaggiare la statistica bayesiana, sui cui principi si fondano molte delle innovazioni tecnologiche scoperte negli ultimi decenni. Viene utilizzata in molti settori come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, l’analisi dei dati, la medicina e la finanza. L’approccio della statistica bayesiana consente di affrontare situazioni incerte con informazioni soggette a cambiamenti rapidi: esattamente il genere di situazione che si è presentata nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 agosto alla nave.

Lynch era tra le poche centinaia di persone al mondo a potersi permettere una nave di questo tipo, così grande e lussuosa. Ancora meno persone possono permettersi una Perini Navi, un marchio storico della nautica italiana. Chi ne ha una entra a far parte di un club, dice Nicola Capuzzo, responsabile del sito specializzato SuperYacht24: «Non è solo una questione di soldi. La differenza rispetto ai mega yacht che attirano l’attenzione di magnati russi è che una Perini è una barca a vela di classe, e di classe è chi la possiede. Perini è uno status symbol».

L’azienda fu fondata nel 1983 da Fabio Perini, imprenditore nel settore della carta e grande appassionato di vela. Divenne nota per via di un’innovazione, un sistema automatico di controllo delle vele che permette a una sola persona di governare la barca. Quel sistema divenne presto uno standard. Gli imprenditori Massimo Moratti, Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi, tra gli altri, hanno avuto una Perini Navi. Tutte le barche costruite dai cantieri Perini sono contraddistinte dal colore blu.

Il prestigio del marchio è uno dei motivi per cui nel 2021 ci fu una certa competizione per acquisire i cantieri in gravi difficoltà economiche. L’azienda aveva un debito di 100 milioni di euro. La spuntò l’offerta da 80 milioni di euro presentata da Italian Sea Group, una delle aziende nautiche più importanti in Italia.

Negli ultimi giorni il suo amministratore delegato, Giovanni Costantino, ha difeso la sicurezza e la qualità delle sue barche addossando le colpe del naufragio al comportamento del comandante e dell’equipaggio. Ha parlato di una «sommatoria lunghissima di errori»: le persone non dovevano essere nelle cabine, la barca non doveva essere ancorata, l’equipaggio non poteva non sapere della perturbazione in arrivo. «I passeggeri hanno riferito una cosa assurda, e cioè che la tempesta è arrivata inaspettata, all’improvviso. Non è vero. Era tutto prevedibile. Io ho qui davanti a me le carte meteo. È arrivata all’improvviso un bel niente», ha detto al Corriere della Sera.

Parlando col Post, un ingegnere di Italian Sea Group che preferisce rimanere anonimo dice che c’è solo una cosa che può aver fatto affondare la barca: il peso di tanta, tantissima acqua entrata da qualche parte nello scafo. Centinaia di metri cubi in pochi secondi. Il vento, pur molto forte, non può averla affondata perché una barca come la Bayesian è costruita per resistere a sollecitazioni spasmodiche, per certi versi innaturali. Può oscillare, piegarsi verso il mare, non ribaltarsi. Invece è affondata di poppa, dalla parte posteriore, e si è adagiata sul fondale sul fianco destro. È successo tutto in pochi minuti.

Una delle ultime foto scattate alla Bayesian, sulla sinistra, ormeggiata nella dara del porto di Porticciolo

Una delle ultime foto scattate alla Bayesian, sulla sinistra, ormeggiata nella rada del porto di Porticello (Baia Santa Nicolicchia/Facebook)

Come per tutte le barche, la sua stabilità dipendeva dalla chiglia e dalla deriva, l’elemento dello scafo simile a un’ala collocato nella parte più bassa. La deriva aiuta a controbilanciare le forze a cui è esposta una barca e a mantenerla in equilibrio. Nel caso della Bayesian la deriva era mobile: poteva cioè alzarsi e abbassarsi a comando. Nella posizione più bassa lo scafo raggiungeva una profondità di 9,83 metri. Nella posizione sollevata lo scafo arrivava a 4,05 metri.

La deriva viene alzata solitamente in prossimità della costa per evitare alla barca di incagliarsi. In quella posizione “pesca di meno”, come si dice in gergo, entra meno nell’acqua e quindi è meno stabile. I sommozzatori che hanno perlustrato il relitto del Bayesian hanno riferito di aver trovato la deriva parzialmente alzata: non è ancora chiaro se per via di un colpo subito durante l’inabissamento o perché non è mai stata abbassata nonostante la tempesta.

Non è chiaro nemmeno da dove sia entrata l’acqua. L’eccezionalità di questo naufragio ha fatto pensare molti esperti a una circostanza altrettanto eccezionale, cioè che l’equipaggio abbia lasciato aperto il portellone laterale, quello dove vengono riposti i tender, le imbarcazioni usate per andare a terra quando la barca non è in porto. Dallo spazio interno al portellone l’acqua potrebbe aver raggiunto e invaso la sala macchine. Il peso di tonnellate d’acqua potrebbe aver fatto affondare la barca in poco tempo. Propende per questa ipotesi anche l’ingegnere di Italian Sea Group, secondo cui la deriva alzata non avrebbe potuto causare un naufragio in qualsiasi condizione meteorologica.

Il portellone laterale aperto però è solo una delle spiegazioni possibili. Chi lavora nel settore della nautica non ha discusso d’altro negli ultimi giorni. Roberto Nencioni, perito navale e consulente di diverse procure tra cui quella di Napoli, sostiene che la falla potrebbe essere stata aperta da un movimento anomalo della catena dell’ancora, rimasta impigliata nelle eliche in seguito a rotazioni violente della barca causate dal vento forte. «L’area del portellone è comunque a tenuta stagna e a mio parere solo una falla più grande può aver causato un naufragio così rapido», dice Nencioni. «Solo quando la barca sarà sollevata si potrà accertare cosa è successo».

Sabato mattina anche il procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, ha spiegato che fino a quando il relitto non sarà recuperato non si potranno avere certezze su come siano andate le cose. Il procuratore e il pubblico ministero impegnato nelle indagini, Raffaele Cammarano, hanno evitato di rispondere a qualsiasi domanda in merito al portellone laterale e alle osservazioni fatte dai sommozzatori durante i soccorsi e le ricerche.

Il pubblico ministero di Termini Imerese, Raffaele Cammarano, il procuratore capo Ambrogio Cartosio e l'ammiraglio della Guardia Costiera Raffaele Macauda

Il pubblico ministero di Termini Imerese, Raffaele Cammarano, il procuratore capo Ambrogio Cartosio e l’ammiraglio della Guardia Costiera Raffaele Macauda (ANSA/IGOR PETYX)

Hanno però detto che non è stata una tromba marina a colpire la Bayesian: «Dalle informazioni che abbiamo è stato un downburst». A differenza di una tromba marina, in cui i venti formano un vortice, nel downburst il vento viene spinto dall’alto verso il basso, raggiunge perpendicolarmente la superficie del mare e si dirama a forma di ventaglio. Di solito il downburst è un fenomeno localizzato nel raggio di un chilometro, massimo due, potente e improvviso. «Le avvisaglie sono poche: cielo scuro, pioggia forte e raffiche di vento che aumentano rapidamente fino a superare i 100 chilometri orari», spiega Bernardo Gozzini, meteorologo e direttore del consorzio Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale).

Era un evento prevedibile? Nelle ore precedenti era stata diffusa un’allerta meteo, tuttavia senza avvisi specifici di una violenta tempesta. Gli strumenti a disposizione dei meteorologi non consentono di prevedere con precisione dove passerà un evento localizzato, né la sua intensità. Informazioni utili sono dedotte dalla rilevazione dei fulmini e dal radar, utilizzati per tracciare la traiettoria delle tempeste.

Fenomeni come il downburst sono più ricorrenti nel Mediterraneo rispetto al passato, dice Gozzini. Il mare è sempre più caldo: le alte temperature causano un aumento dell’evaporazione e una maggiore umidità nell’atmosfera. Una grande massa d’aria calda, che accumula umidità, raccoglie al suo interno anche molta energia. Quando questa energia viene liberata si formano tempeste e nei casi più gravi trombe marine e downburst.

L’ipotesi del downburst è probabile, non certa. Non è possibile infatti avere informazioni dettagliate sull’evento che ha coinvolto la Bayesian: a Porticello non ci sono strumentazioni per misurare l’intensità delle perturbazioni. «La velocità del vento e la quantità di pioggia si possono calcolare indirettamente in base ai danni, perché non ci sono ovunque stazioni meteo», continua Gozzini. Solo da pochi anni, grazie ai video girati con gli smartphone, si è iniziato a raccogliere dati più completi su questi eventi meteorologici estremi.

Nei prossimi giorni le persone sopravvissute saranno sentite di nuovo dagli investigatori. Finora si sono tutte dimostrate molto collaborative. Nessuno, né gli ospiti né il personale dell’equipaggio, è stato sottoposto a test per capire se abbiano assunto sostanze stupefacenti o bevuto alcolici. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e naufragio colposo. L’unico indagato, il comandante James Cutfield, è stato sentito tre volte dai magistrati, che hanno l’obiettivo di ricostruire minuto per minuto cosa è successo prima e dopo l’inabissamento del Bayesian.