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  • Lunedì 26 agosto 2024

Le indagini sul fondatore di Telegram Pavel Durov

È stato arrestato sabato in Francia e accusato di complicità nelle numerose inchieste per le attività illegali sull'app

(TELEGRAM/PAVEL DUROV)
(TELEGRAM/PAVEL DUROV)
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Il magistrato francese che segue le accuse contro il fondatore di Telegram Pavel Durov ha prolungato la sua custodia cautelare per un massimo di 96 ore, al termine delle quali potrà decidere se liberarlo oppure incriminarlo ed estendere ulteriormente la sua custodia. Il miliardario di origine russa è stato arrestato sabato in un aeroporto vicino a Parigi in quanto ritenuto dalle autorità francesi complice nelle numerose attività illegali che avvengono sull’app di messaggistica, e responsabile dell’assenza di un sistema di moderazione dei contenuti funzionante.

Domenica Telegram ha risposto pubblicamente alle accuse, sostenendo di rispettare le regole del Digital Services Act (DSA), la legge europea sulla sicurezza e sulla trasparenza dei servizi digitali. Telegram ha circa 40 milioni di utenti nell’Unione Europea, quindi è appena al di sotto della soglia oltre cui il DSA considera i siti come “grandi piattaforme”, ovvero con più di 45 milioni di utenti. Pur essendo molto diffuso, non è quindi sottoposto alle regole più stringenti imposte alle piattaforme più grandi. Secondo il comunicato di Telegram «Durov non ha nulla da nascondere» ed «è assurdo sostenere che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili per gli abusi compiuti sulla piattaforma».

Durov è stato fermato appena arrivato in Francia col suo jet privato, partito dall’Azerbaijan. Nato in Russia, 39enne, ha fondato Telegram in Russia nel 2013: ora vive a Dubai dove ha sede Telegram, e ha una doppia cittadinanza emiratina e francese. Ha lasciato la Russia nel 2014 dopo essersi rifiutato di consegnare a un’agenzia di intelligence russa i dati ucraini di VK, il social network più usato in Russia, che aveva contribuito a fondare nel 2006.

Telegram si rifiuta sistematicamente di collaborare con governi e forze dell’ordine per rimuovere contenuti considerati dannosi, sulla base di un’interpretazione molto discussa del concetto di libertà d’espressione. Pur limitando, almeno in teoria, contenuti come l’incitazione alla violenza, la piattaforma ha sempre detto di non avere intenzione di «bloccare chi esprime pacificamente altre opinioni» perché «tutte le chat e i gruppi di Telegram sono territorio privato dei loro rispettivi partecipanti». Questo aveva portato già in passato a frizioni tra Telegram e diversi governi: dal 2022, per esempio, la Germania cerca senza successo di costringere l’applicazione a rimuovere contenuti neonazisti che sono illegali in base alla legge tedesca.

L’anonimato e la crittografia delle conversazioni private, quest’ultima caratteristica disponibile anche su altre app, rendono possibile utilizzarla per i comuni usi delle app di messaggistica ma anche per diverse attività illegali, tra cui lo spaccio di sostanze stupefacenti, le truffe e per diffondere campagne di disinformazione o pornografia illegale. In generale, Telegram viene visto da molti come uno spazio dove vige una certa impunità e dove è quindi possibile pubblicare e trovare cose che è difficile vedere su altre grandi piattaforme commerciali.