Quattro dirigenti italiani sono stati sanzionati dagli Stati Uniti per i loro affari con la Russia

Le aziende coinvolte si occupano di dispositivi tecnologici e telecomunicazioni, e sono comprese in un elenco di 400 imprese accusate di aggirare i divieti commerciali

Una manifestante ucraina invoca più sanzioni contro la Russia
Una manifestante ucraina invoca più sanzioni contro la Russia (Chris McGrath/Getty Images)
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Il dipartimento del Tesoro e il dipartimento di Stato americani hanno annunciato di aver imposto sanzioni a quasi 400 tra individui e società per i loro affari con la Russia, sottoposta a sanzioni da molti anni, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022. Nell’elenco delle persone sanzionate ci sono quattro cittadini italiani, tutti dirigenti d’azienda o imprenditori.

Sono Flavio Graziottin, 81enne, socio unico e amministratore della società Idronaut; Massimo Facchini, 53enne, amministratore unico dell’azienda Fagima Fresatrici; Giulio Sfoglietti, 64 anni, romano, socio dell’azienda di telecomunicazioni Microlab; Fulvio Salvatori, 58 anni, di Siena. Sono i primi quattro cittadini italiani e tra i primi europei a essere coinvolti nelle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. La principale conseguenza di queste sanzioni è il blocco delle esportazioni negli Stati Uniti e restrizioni agli scambi commerciali in dollari sul mercato mondiale.

Le sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia sono tantissime e sono riconducibili grossomodo a quattro tipologie. La prima riguarda le sanzioni individuali contro membri dell’élite russa e del governo, e contro i cosiddetti oligarchi: consistono nel divieto di viaggio nei territori da cui arrivano le sanzioni e nel congelamento dei beni presenti in quei territori appartenenti alle persone colpite, come conti correnti, immobili e yacht. L’obiettivo è di compromettere lo stile di vita di queste persone, ma anche di infliggere loro seri danni economici.

Un secondo tipo di sanzioni comprende quelle misure che hanno ridotto lo spostamento di persone e merci da e verso la Russia, come il divieto di sorvolo di tutti gli aerei russi su Stati Uniti e Unione europea, e la chiusura dei porti all’intera flotta mercantile russa. Ci sono poi le sanzioni che colpiscono il sistema finanziario. L’Unione europea, gli Stati Uniti e altri paesi hanno adottato misure specifiche per limitare l’accesso di alcune banche russe ai mercati finanziari occidentali e per bloccare totalmente le transazioni della Banca centrale russa, congelando anche tutte le riserve di denaro che deteneva all’estero presso altre banche centrali o istituzioni.

Infine ci sono le sanzioni commerciali, la tipologia in cui sono stati coinvolti i quattro dirigenti italiani. Riguardano il divieto di esportazione in Russia di varie tecnologie, come microprocessori, software e varie tecnologie militari e servono a rendere difficile per l’esercito russo aggiornare e potenziare le proprie capacità. È stata anche vietata l’esportazione di tecnologie che riguardano la raffinazione e la fornitura di petrolio.

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Molte delle aziende sanzionate venerdì dagli Stati Uniti sono russe e si occupano di tecnologia e difesa: aziende che sviluppano nuove armi, che si occupano di robotica e automazione, di sorveglianza digitale e intelligenza artificiale. Altre aziende sono bielorusse, turche, kazake e cinesi. La Idronaut di Brugherio sviluppa tecnologie e dispositivi che funzionano sott’acqua ed è accusata di avere rapporti con l’Istituto di Oceanologia dell’Accademia russa delle Scienze. La Fagima di Barberino Tavernelle fabbrica macchine per la produzione industriale di oggetti in metallo. Giulio Sfoglietti è accusato di essere coinvolto nella fornitura di attrezzature militari e munizioni per conto di un intermediario turco.

Negli ultimi anni la Russia ha trovato il modo di adattarsi alle sanzioni, innanzitutto aggirando in parte quelle commerciali, grazie alla complicità di altri paesi. I dati sui flussi commerciali internazionali mostrano chiaramente che alcuni paesi stanno aiutando la Russia a rifornirsi: Turchia, Cina, Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan fanno transitare merci sul loro territorio per poi farle arrivare in Russia. Queste pratiche si vedono anche dalle decisioni di alcune aziende di trasporti russe che stanno potenziando rotte alternative.

Il dipartimento del Tesoro americano sta tentando non senza fatica di tracciare tutti questi canali di approvvigionamento. Nella nota diffusa venerdì, il dipartimento ha rivolto un invito soprattutto alle banche e alle istituzioni finanziarie, a cui vengono chiesti controlli più approfonditi «riguardo a qualsiasi rapporto con filiali o sussidiarie estere di istituzioni finanziarie russe».

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