Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ad aprile 2024 (Roberto Monaldo / LaPresse)

«Il governo ha già fatto la sua parte, Stellantis invece no»

Il ministro Urso è tornato a lamentarsi del fatto che la produzione in Italia non è aumentata, e ha minacciato di togliere i fondi al progetto della gigafactory a Termoli

In un intervento al Meeting di Rimini – il grande evento organizzato ogni fine agosto da Comunione e Liberazione – il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è tornato a parlare con toni molto duri di Stellantis, il gruppo automobilistico nato nel 2021 dalla fusione tra l’azienda francese PSA (ex Peugeot-Citröen) e quella italo statunitense FCA (a sua volta nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler), con cui il governo ha un rapporto complicato.

Urso ha ricostruito l’impegno dell’azienda di tornare ad aumentare la produzione in Italia, a fronte di richieste al governo che secondo lui sono state esaudite. «Il governo ha fatto la sua parte, l’azienda no», ha detto, aggiungendo anche che se Stellantis non darà risposte a breve sul grande progetto di un impianto per produrre batterie per veicoli elettrici (gigafactory) a Termoli, in Molise, il governo dirotterà altrove i fondi del PNRR destinati proprio a questo.

Il governo critica da tempo le scelte industriali del gruppo, soprattutto per via della progressiva riduzione delle auto prodotte negli stabilimenti italiani nonostante gli aiuti pubblici di cui continua a beneficiare l’azienda, sotto forma di incentivi al settore delle auto e di cassa integrazione per i dipendenti.

D’altra parte Stellantis aveva chiesto facilitazioni normative e maggiori incentivi per i consumatori che vogliono cambiare auto, secondo l’amministratore delegato Carlos Tavares in Italia largamente insufficienti, soprattutto per quanto riguarda gli acquisti dei veicoli meno inquinanti, generalmente più costosi di quelli con motore a combustione. A giugno sono state aperte le richieste per accedere agli attesissimi bonus auto per il 2024, che dovevano servire a incentivare l’acquisto di veicoli meno inquinanti: i fondi erano di 1 miliardo di euro, divisi per categoria di veicoli. La dotazione è stata esaurita nel giro di qualche ora per le auto elettriche, mentre ci sono ancora risorse per altri tipi di veicoli. I produttori e i rivenditori si sono molto lamentati dell’insufficienza dei fondi, che hanno lasciato fuori molti potenziali acquirenti. Urso l’ha definito però «il più grande e significativo piano incentivi», a fronte del quale ha detto di attendersi una risposta da parte di Stellantis, visti gli aiuti statali di cui beneficia tramite gli ammortizzatori sociali, tra cui la cassa integrazione per i dipendenti.

All’inizio dell’anno Stellantis si era impegnata ad aumentare la produzione di veicoli negli stabilimenti italiani, con l’obiettivo di arrivare a un milione di veicoli all’anno: al momento è abbastanza irrealistico che ci riesca. Nel 2023 Stellantis ha prodotto in Italia 752mila veicoli, di cui 521mila auto. Il 2024 si annuncia peggiore: secondo le stime preliminari la produzione calerà almeno del 30 per cento rispetto all’anno prima.

Tra lo scetticismo dei sindacati Stellantis ha comunque promesso di arrivare al milione di veicoli all’anno, e di farlo tramite il rilancio di alcuni stabilimenti storici – come quello di Mirafiori, a Torino – e la costruzione di nuovi, come appunto la gigafactory a Termoli, in Molise, anche grazie a fondi pubblici. Urso ha detto che sulla gigafactory «è Stellantis che deve dare una risposta, e la deve dare anche a breve».

Della sua apertura si parla da tempo e l’obiettivo iniziale era di metterla in funzione per aprile del 2026. All’inizio di giugno però ACC, la società costituita da Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies per la costruzione della nuova azienda, ha comunicato il rinvio del progetto, e non si sa ancora quando si farà. Benoit Torres, vice presidente del progetto di Termoli, ha motivato il rinvio con le scarse vendite delle auto elettriche in Europa e con il fatto che nella gigafactory sarebbero costruite batterie a basso costo, con una tecnologia non ancora a punto. Per la gigafactory di Termoli era stata stimata l’assunzione di 1.800 persone: già da quest’anno erano previsti corsi di formazione, che non sono però ancora iniziati.

Il progetto da circa 2 miliardi di euro prevede un corposo finanziamento statale di circa 600 milioni di euro, di cui la maggior parte garantiti dal PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo italiano sta spendendo i finanziamenti europei del Recovery Fund. Urso ha detto che le risorse del piano, se Stellantis non darà una risposta concreta, «saranno inevitabilmente destinati ad altri».

L’azienda ha risposto al ministro in modo vago, senza dare rassicurazioni sull’effettiva realizzazione dell’impianto. Ha detto che «Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni» e che ritiene «essenziale» che «tutti gli attori della catena del valore, compreso il governo, contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività».

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