La prossima grande battaglia in Ucraina sarà per Pokrovsk
La città nel Donbass è strategica ed è attaccata da settimane dai russi, che avanzano rapidamente
Nelle ultime settimane i combattimenti nella regione del Donbass, nell’est dell’Ucraina, si sono concentrati su Pokrovsk, una città che prima dell’inizio della guerra aveva poco più di 60 mila abitanti e che è ritenuta un importante snodo dei trasporti nella regione e una città strategica per le linee di difesa ucraine.
L’esercito russo sta avanzando verso Pokrovsk piuttosto velocemente, e ormai si trova a 10 chilometri dalla città, che è entrata nel raggio di tiro dell’artiglieria. Da giorni la popolazione civile sta cercando faticosamente di scappare, mentre l’esercito ucraino cerca reclute per la sua difesa. L’avanzata non è stata fermata nemmeno dall’attacco ucraino in territorio russo nella regione di Kursk. Uno degli obiettivi dell’offensiva ucraina era di alleggerire il fronte del Donbass, e fare in modo che almeno parte dei soldati russi fosse spostata dal fronte: per ora non è successo, o non abbastanza.
L’importanza di Pokrovsk è dovuta alla sua posizione: la città si trova su un importante snodo stradale, e controlla le strade per arrivare a due grandi città ucraine come Zaporizhzhia, a sud-ovest, e Dnipro, a ovest. Pokrovsk è inoltre l’ultima città ucraina di una certa dimensione lungo l’autostrada che porta ai confini amministrativi della regione ucraina di Donetsk: una volta conquistata, i russi potrebbero proseguire più facilmente con l’occupazione di tutta la regione, che si sono annessi in un referendum farsa nel 2022.
Pokrovsk è inoltre un importante punto di connessione di tutto il sistema di difesa ucraino nella regione, tramite l’autostrada T054 che taglia il Donbass da nord a sud. È per questo che subito a est di Pokrovsk si trova un’importante linea difensiva ucraina, che ora i russi stanno attaccando, smantellandola man mano.
L’avanzata russa verso Pokrovsk in queste settimane è stata piuttosto veloce, soprattutto se paragonata ai ritmi lentissimi della guerra di posizionamento che si è svolta nel Donbass negli ultimi due anni. Non è del tutto chiaro perché l’Ucraina stia cedendo così rapidamente. Come ha raccontato l’Economist, alcuni comandanti ucraini sul campo parlano di una carenza di munizioni, che è un problema cronico dell’esercito: i russi ne hanno dieci volte tante. Altri parlano di tattiche di attacco russe basate su piccoli assalti di fanteria.
Ma più in generale sembra che il problema principale sia la stanchezza e la carenza di soldati ucraini, che sono in fortissima inferiorità numerica (si stima che per ogni ucraino ci siano quattro russi) e sono obbligati a rotazioni massacranti, che li costringono a stare al fronte per 30 o 40 giorni di fila.
Questa situazione rende più controversa la decisione del comando ucraino di mettere in atto un attacco in territorio russo nella regione di Kursk.
Visto il livello di preparazione, l’attacco a Kursk è stato organizzato sicuramente molto prima che la situazione a Pokrovsk diventasse critica, ma è sempre stato chiaro che uno degli obiettivi dell’operazione era di alleggerire il fronte del Donbass. Effettivamente, alcune unità russe sono state spostate dal fronte orientale ucraino verso Kursk, ma si è trattato di truppe impegnate in aree poco attive del fronte. A Pokrovsk, semmai, i russi hanno rinforzato le loro posizioni.
Questo non significa che Pokrovsk sarà conquistata in pochi giorni. La città è grande e i russi, secondo vari resoconti dal campo, sono appena arrivati alle linee di difesa principali. Prima di entrare a Pokrovsk devono inoltre conquistare varie piccole frazioni fuori città, come Myrnohrad, Selydove e Ukrainsk. Il rischio è che la battaglia di Pokrovsk si prolunghi per mesi e sia violentissima, come in precedenza erano state le battaglie di Bakhmut e di Avdiivka.
Anche per questo la popolazione civile sta scappando dalla città. Fino alla settimana scorsa, circa 53 mila persone ancora vivevano a Pokrovsk. Il governo ha ordinato l’evacuazione delle famiglie con bambini, ma le autorità locali stanno di fatto cercando di allontanare tutti i non combattenti, anche se le operazioni vanno a rilento: dalla città scappano circa 5–600 persone al giorno, anche se ci sarebbe la capacità di portarne via almeno 1.000.