Almeno 30 persone sono morte a causa di grosse inondazioni in India e Bangladesh
Negli ultimi tre giorni ci sono state forti piogge nello stato di Tripura, nel nord-est dell’India e al confine con il Bangladesh: vari fiumi sono straripati, causando grosse inondazioni e frane. Finora sono morte almeno 30 persone: 19 in India e 11 in Bangladesh.
Nel Tripura le autorità hanno detto che circa 100mila persone si sono rifugiate in 400 centri di soccorso costruiti sul campo, e che in tutto le persone colpite dalle piogge e dalle loro conseguenze sono circa 1,7 milioni. Venerdì ha smesso di piovere e l’acqua ha cominciato a ritirarsi, ma i funzionari locali hanno detto che ci vorranno giorni prima che la situazione torni alla normalità.
L’organizzazione non governativa bangladese BRAC ha detto che in Bangladesh circa 3 milioni di persone sono bloccati nelle loro case per via dell’acqua, che ha inondato terreni agricoli e vie cittadine distruggendo anche molti raccolti. Centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza elettricità, acqua corrente e accesso al cibo. Uno dei dirigenti di BRAC, Liakath Ali, ha detto che sono le peggiori inondazioni a colpire il Bangladesh negli ultimi trent’anni: «Interi villaggi, tutte le famiglie che vivevano in essi e tutto ciò che possedevano – case, bestiame, terreni agricoli, attività di pesca – sono stati spazzati via. Le persone non hanno avuto tempo per salvare nulla. Ci sono persone bloccate in tutto il paese e ci aspettiamo che la situazione peggiori in molti luoghi man mano che le piogge continuano».
Sui social network vari profili hanno cominciato a far circolare la voce che le inondazioni in Bangladesh non siano un disastro naturale ma la conseguenza della decisione del governo indiano di aprire la diga di Dumbur, che si trova nel Tripura. Il ministero degli Esteri indiano ha smentito la notizia, sottolineando che la diga è lontana dal confine e che anche l’India ha subito grossi danni per via delle inondazioni.