Fratelli d’Italia ha contribuito all’acquisto dell’ex sede dell’MSI in via Acca Larenzia?

Una fondazione vicina al partito ha donato 30mila euro per comprare l'immobile simbolo dei neofascisti

La commemorazione neofascista per la strage di Acca Larenzia, il 7 gennaio del 2021 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
La commemorazione neofascista per la strage di Acca Larenzia, il 7 gennaio del 2021 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Una fondazione strettamente legata a Fratelli d’Italia ha contribuito all’acquisto dell’ex sede del Movimento Sociale Italiano (MSI, il partito che nel Secondo dopoguerra raccolse i nostalgici del regime fascista) in via Acca Larenzia, a Roma, con una donazione da 30mila euro all’acquirente: l’associazione di estrema destra “Acca Larenzia”, che sulle sue pagine social celebra ex terroristi ed esponenti neofascisti. La sede è particolarmente nota perché lì ogni anno si svolge la commemorazione dell’omicidio di tre militanti neofascisti, avvenuto il 7 gennaio del 1978. La notizia è stata rivelata dal quotidiano Domani.

Fino al 2023 l’ex sede dell’MSI, di 50 metri quadri, era di proprietà dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL). Secondo Domani, che ha visto le carte della transazione, nel luglio dell’anno scorso è stata acquistata per 68mila euro dall’associazione “Acca Larenzia”. Di questi soldi, 30mila euro sono stati dati all’associazione dalla Fondazione Alleanza Nazionale, strettamente legata al partito Fratelli d’Italia, con cui condivide il simbolo (la fiamma tricolore) e la sede in via della Scrofa 39 a Roma.

Nel consiglio di amministrazione della Fondazione AN ci sono Arianna Meloni, la sorella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera sempre di FdI. Invece dell’associazione Acca Larenzia, scrive Domani, fanno parte Giovanni Feola, che nel 2013 fu candidato al VII municipio di Roma con CasaPound e oggi è il coordinatore del Fronte europeo per la Siria, un’associazione vicina al movimento che sostiene il dittatore siriano Bashar al Assad, e Domenico Gramazio, ex parlamentare di MSI e Alleanza Nazionale. Un altro membro era Mirko Giannotta, militante morto lo scorso luglio e figlio di Carlo Giannotta, ex membro dell’MSI e custode della sede di via Acca Larenzia.

Il documento firmato per la donazione specifica che, se in futuro l’associazione Acca Larenzia dovesse vendere l’immobile, la Fondazione AN avrebbe diritto di prelazione e potrebbe detrarre dal prezzo di acquisto «l’importo di 30mila euro», ossia quanto ha già pagato. Intanto, la somma donata avrebbe dovuto figurare tra i bilanci del 2023 della Fondazione, ma nei documenti non è esplicitata. È possibile, scrivono i giornalisti Giovanni Tizian e Nello Trocchia, che sia confluita in qualche generica voce di bilancio.

– Leggi anche: Storia dei tre omicidi di via Acca Larenzia

Via Acca Larenzia si trova tra l’Appia Nuova e la Tuscolana, nella zona sudest di Roma. È diventata un simbolo dell’estrema destra a seguito della morte dei militanti neofascisti Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, il 7 gennaio del 1978. I primi due vennero uccisi con alcuni colpi di arma da fuoco durante un agguato fuori dalla sede dell’MSI, nel pomeriggio del 7 gennaio 1978, mentre stavano andando a fare volantinaggio per un concerto di un gruppo neofascista. Recchioni invece venne ucciso alcune ore dopo durante alcuni scontri con le forze dell’ordine.

L’episodio è parte della più ampia violenza politica dei cosiddetti “anni di piombo”, il periodo di stragi, violenze e lotta armata che va dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli anni Ottanta. L’omicidio fu rivendicato dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, organizzazione di estrema sinistra, ma le responsabilità non vennero mai accertate dalla magistratura.

Il 7 gennaio di ogni anno decine di persone vestite di nero si riuniscono per commemorare l’omicidio dei tre militanti: spesso se ne discute sui giornali per i video che mostrano i neofascisti fare il saluto romano durante la cerimonia. Ultimamente si è parlato di Acca Larenzia anche perché nel piazzale davanti all’ex sede dell’MSI c’è disegnata una grande croce celtica: a gennaio gli esponenti locali del centrosinistra avevano votato a favore della sua rimozione, mentre quelli dei partiti di destra avevano abbandonato l’aula senza votare.

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