Un tizio normale e un sacco di vip
Alla convention dei Democratici è stata la serata del candidato vice Tim Walz, che ha enfatizzato il suo profilo da americano medio al termine di una parata di celebrities
di Francesco Costa
La terza giornata della convention del Partito Democratico statunitense a Chicago si è conclusa con il discorso di Tim Walz, governatore del Minnesota e candidato alla vicepresidenza, che ha enfatizzato il suo essere un americano qualsiasi, una persona normale: già soldato e insegnante per trent’anni, appassionato di caccia, allenatore di una squadra di football liceale… al termine della giornata con la più alta partecipazione di celebrities, da Oprah Winfrey a Stevie Wonder, da John Legend a Kenan Thompson e Mindy Kaling.
Il discorso di Walz aveva soprattutto lo scopo di presentare lui e la sua storia personale al più ampio pubblico statunitense, approfittando della grande attenzione mediatica sui lavori della convention: introdotto dai suoi ex studenti, Walz ha raccontato molto della sua vita, della sua famiglia e della sua carriera politica, iniziata vincendo le elezioni in un collegio della Camera storicamente dominato dai Repubblicani.
Walz ha dedicato il passaggio centrale del suo discorso alla parola che ha legato tutti gli interventi di oggi – freedom – e di cui i Democratici stanno cercando di appropriarsi, visto che storicamente negli Stati Uniti è più associata ai valori dei Repubblicani.
Quando i Repubblicani usano questa parola, intendono che il governo dovrebbe essere libero di invadere l’ufficio del vostro medico. Intendono che le aziende dovrebbero essere libere di inquinare l’aria e l’acqua. E le banche libere di approfittare dei propri clienti.
Quando noi Democratici parliamo di libertà, intendiamo la libertà di costruire una vita migliore per voi e per le persone che avete a cuore. La libertà di prendere le vostre decisioni sanitarie. E sì, la libertà dei vostri figli di andare a scuola senza aver paura che qualcuno li ammazzi in corridoio. Io conosco le armi. Sono stato un soldato. Sono un cacciatore. Sparo meglio di tanti miei colleghi Repubblicani e ho dei trofei che possono dimostrarlo. Ma sono anche un padre. Credo nel Secondo emendamento [quello sul diritto di possedere armi, ndr]. Ma credo anche che la nostra prima responsabilità sia proteggere i giovani.
Il discorso di Walz è stato molto efficace, ma è stato anche un collage delle cose che da settimane dice ogni giorno in tv e nei comizi, e che in ragione di quell’efficacia sono spesso diventate virali online: era tutto già sentito, insomma. È stato un discorso efficace ma leggero sulle cose concrete; ed è stato molto breve, più breve di quanto durino di solito questi discorsi, più breve dei discorsi di altri oratori che avevano parlato prima di lui, che pure aveva il discorso più importante della serata.
È stato lungo il doppio, per esempio, il discorso dell’ex presidente Bill Clinton, che ha ignorato il gobbo elettronico ed è andato molto a braccio, leggendo di tanto in tanto da alcuni fogli. La sua voce tremava molto ed è cambiata rispetto anche a solo dodici anni fa, quando rivolse alla convention di Charlotte un discorso entusiasmante per Barack Obama, pur essendo ancora più giovane sia di Donald Trump che di Joe Biden: e ha scelto di fare un discorso chiaro e diretto ma alto, sui valori del paese e cosa cercare in un presidente, e ricco di battute.
Per il resto, appunto, la giornata di mercoledì è stata anche la più ricca di vip e personaggi famosi: Stevie Wonder e John Legend hanno suonato una canzone per uno, l’attrice Mindy Kaling ha introdotto gli ospiti, la poeta Amanda Gorman ha letto una poesia, il comico Kenan Thompson ha fatto un pezzo sul Project 2025 e poi a sorpresa – non faceva parte nemmeno del programma dato ai giornalisti – è arrivata Oprah Winfrey, popolarissima e influentissima conduttrice televisiva, rivolgendosi anche lei agli elettori indipendenti e indecisi e chiedendo loro di prendere in considerazione «i valori e il carattere dei candidati, la cosa più importante».
Come nella prima serata della convention, poi, il programma è andato molto per le lunghe: hanno parlato tra gli altri Nancy Pelosi, l’ex speaker della Camera, i governatori Josh Shapiro e Wes Moore, i senatori Cory Booker ed Amy Klobuchar e molti altri leader nazionali e locali del partito, in un avvicendamento frenetico che ha portato Walz a iniziare a parlare quando nella costa est degli Stati Uniti erano passate le 23.
Un altro discorso particolarmente efficace è stato pronunciato da Pete Buttigieg, segretario ai Trasporti e già candidato alla Casa Bianca, destinato a un ruolo importante in un’eventuale amministrazione Harris.
Buttigieg si è dimostrato in questi anni uno dei più efficaci comunicatori del partito, e sono diventate celebri le sue interviste alla tv conservatrice Fox News, che finiscono sempre con lui che stravince il confronto dialettico con i suoi interlocutori e circolano moltissimo sui social media, amate dagli elettori del Partito Democratico. Anche per questo ha iniziato il suo discorso dicendo: «Ecco una frase che non pensavo avrei mai detto. Sono Pete Buttigieg, e forse mi avete visto su Fox News».
Anche lui ha ribadito un messaggio lanciato più volte in questi giorni dagli oratori della convention del Partito Democratico, ossia la necessità di trattare con rispetto chi vota per i Repubblicani: «Qualcuno divide le persone in buone e cattive. In realtà le persone possono fare cose buone e cose cattive. Sono i nostri leader che possono tirare fuori da noi il meglio o il peggio».
I lavori della convention si concluderanno oggi, giovedì, con l’ultima giornata e il discorso finale della vicepresidente Kamala Harris. Dal soffitto dello United Center scenderanno migliaia di palloncini, come da tradizione, e la campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi avrà girato l’ultima curva prima del voto, previsto per il 5 novembre.