Quando rubarono l’Urlo di Munch, vent’anni fa

Il 22 agosto 2004 due uomini entrarono in un museo di Oslo e portarono via il celebre dipinto: era già successo anche dieci anni prima

Due dipendenti del Van Gogh Museum di Amsterdam trasportano una delle versioni dell'Urlo di Munch in vista di una mostra, nel 2015 (AP Photo/Peter Dejong)
Due dipendenti del Van Gogh Museum di Amsterdam trasportano una delle versioni dell'Urlo di Munch in vista di una mostra, nel 2015 (AP Photo/Peter Dejong)

Alle 11 del mattino del 22 agosto 2004 due uomini dal volto coperto irruppero nel museo di Oslo dedicato a Edvard Munch, senza dubbio il più celebre pittore norvegese. Neutralizzarono quattro guardie disarmate, ordinarono a decine di visitatori di sdraiarsi a terra minacciandoli con delle pistole, poi camminarono con decisione verso l’opera più famosa del museo e la staccarono dal muro semplicemente strappando il cavo a cui era appesa. Mentre uscivano dal museo rubarono anche un altro dipinto di Munch, la Madonna. Fuggirono a bordo di un’automobile Audi nera su cui li stava aspettando un terzo uomo. Non suonarono allarmi.

Il furto dei due quadri, avvenuto vent’anni fa, suscitò particolare scalpore per via delle circostanze in cui era avvenuto. In pieno giorno, nel centro della capitale norvegese, con una resistenza minima, qualcuno aveva rubato uno dei quadri più famosi e riconoscibili del mondo. Uno dei testimoni, il produttore francese François Castang, raccontò che era bastato «tirare il quadro abbastanza forte per far sì che il cavo a cui era attaccato si spezzasse, che poi è esattamente ciò che ho visto fare a uno dei ladri». Ci vollero due anni per recuperare i dipinti.

L’Urlo, una delle più memorabili rappresentazioni di ansia, paranoia e angoscia della storia dell’arte, esiste per la precisione in quattro versioni, dipinte tra il 1893 e il 1910. Già nel febbraio del 1994, dieci anni prima, in un altro museo di Oslo (la Galleria nazionale) ne era stata rubata un’altra versione: la prima realizzata dal pittore, che nell’angolo in alto a sinistra ha una piccola scritta a matita che dice: «Poteva essere stato dipinto soltanto da un pazzo».

Quella volta i ladri entrarono da una finestra, tagliarono il filo che collegava il dipinto alla parete e prima di andarsene lasciarono anche un bigliettino con scritto «mille grazie per la scarsa sicurezza». Il dipinto fu ritrovato nel maggio di quell’anno in un hotel a sud di Oslo grazie a un gruppo di poliziotti che si finsero contrabbandieri internazionali interessati ad acquistarlo,  e quattro persone furono arrestate per avere avuto un ruolo nel furto.

Nel caso dell’Urlo rubato dal Munch Museum nel 2004 la situazione sembrò a lungo più preoccupante: circolarono addirittura voci che i dipinti, l’Urlo e la meno celebre Madonna, fossero stati bruciati per nascondere le prove del crimine, dato che rivendere dei quadri così importanti senza che le autorità lo scoprissero è molto difficile. Un testimone aveva scattato una foto dei ladri in fuga con la telecamera del suo cellulare, ma la tecnologia era ancora piuttosto rudimentale e i dettagli della foto piuttosto scarsi. La polizia ci mise otto mesi ad arrestare le prime persone, ma ancora non aveva idea di dove potessero essere i quadri.

Nel giugno del 2005, la città di Oslo offrì una ricompensa di 2 milioni di corone norvegesi (circa 173mila euro di oggi) in cambio di qualsiasi informazione utile a ritrovare i quadri. Poco dopo l’azienda di merendine statunitense Mars annunciò che avrebbe donato 2 milioni di caramelle M&M’s a chiunque l’avesse trovato. Nessuno si fece avanti, e nel 2006 si tenne il processo contro le persone arrestate: il trentasettenne Bjørn Hoen e il trentaquattrenne Petter Tharaldsen vennero identificati come i responsabili della rapina e condannati a otto anni di carcere e al pagamento di 750 milioni di corone (circa 86,7 milioni di euro, ovvero il valore stimato dei dipinti) alla città di Oslo come risarcimento. Un terzo uomo, il trentottenne Petter Rosenvinge, fu condannato a quattro anni di prigione per aver guidato l’auto con cui gli altri due erano scappati.

Quasi due anni esatti dopo il furto, il 31 agosto 2006, la polizia norvegese annunciò di aver ritrovato i dipinti: non ha mai detto come fece a ritrovarli. Le autorità dissero che non c’era stato bisogno di pagare nessuna ricompensa e che i dipinti avevano subito danni molto più lievi del previsto: il direttore del Munch Museum, Ingebjørg Ydstie, disse che l’angolo inferiore sinistro dell’Urlo aveva dei danni legati all’esposizione all’umidità e che la Madonna aveva qualche strappo e buco sulla tela. Entrambi furono brevemente esposti così com’erano al Museo, che nel frattempo era stato chiuso per mesi per migliorare gli standard di sicurezza. Poi furono restaurati e inseriti nuovamente nella collezione del museo dal 2008.

Oggi tre delle quattro versioni dell’Urlo che esistono sono custodite da un nuovo museo dedicato a Munch, che si chiama semplicemente MUNCH e ha aperto nel 2021 sempre nel centro di Oslo. «Una è sempre visibile mentre le altre due riposano al buio», si legge sul sito.

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