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  • Mercoledì 21 agosto 2024

L’assoluzione di Jannik Sinner per l’accusa di doping, spiegata

Com'è andata la vicenda di cui si discute da ieri nel mondo del tennis, e perché il tribunale ha stabilito che da parte sua non c'è «colpa o negligenza»

(Minas Panagiotakis/Getty Images)
(Minas Panagiotakis/Getty Images)
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Martedì 20 agosto è stata pubblicata la sentenza di un tribunale sportivo che ha stabilito l’innocenza del tennista italiano Jannik Sinner in un procedimento avviato dopo che lo scorso marzo era risultato positivo a due controlli antidoping. Prima della sentenza la notizia della positività di Sinner non era nota, e per questo l’assoluzione ha generato comunque un certo clamore a livello internazionale: Sinner, che ha 23 anni, è il numero 1 della classifica mondiale maschile del tennis, posizione a cui è arrivato dopo una grande crescita di popolarità negli ultimi anni.

La sostanza a cui era risultato positivo Sinner durante i controlli è il clostebol, uno steroide anabolizzante che aumenta le prestazioni sportive e che è proibito dall’Agenzia mondiale antidoping (WADA). La concentrazione di clostebol trovata nelle urine di Sinner è stata definita «bassa» nella sentenza. Sinner è stato assolto perché secondo il tribunale non ha «alcuna colpa o negligenza» nell’assunzione, una formula di assoluzione piena che gli ha permesso di evitare del tutto squalifiche.

Nonostante questo, dal momento che il clostebol è stato comunque nel suo corpo per un certo periodo di tempo, a Sinner sono stati tolti i soldi (poco più di 300mila euro) e i punti nel ranking (400) guadagnati con il torneo di Indian Wells, che giocò a marzo tra i due test antidoping a cui era risultato positivo. Sia l’Agenzia mondiale antidoping, cioè la WADA, che quella italiana (NADO) possono ancora presentare un ricorso contro la sentenza di assoluzione di Sinner al Tribunale arbitrale dello sport (TAS), entro 21 giorni da quando è stata pubblicata (il 19 agosto).

Jannik Sinner durante il torneo di Montréal di inizio agosto (Minas Panagiotakis/Getty Images)

Il primo controllo antidoping a cui Sinner era risultato positivo risale al 10 marzo del 2024, durante il torneo di Indian Wells appunto, che si gioca in California. Il secondo invece è del 18 marzo, dopo che Sinner era stato eliminato dal torneo in semifinale, perdendo contro lo spagnolo Carlos Alcaraz. In entrambi i casi sono stati trovati livelli simili di clostebol, con una concentrazione nelle urine nel primo caso di 86 picogrammi per millilitro, e nel secondo di 76 picogrammi per millilitro: cioè una concentrazione inferiore a 0,1 milionesimi di grammo per litro.

Secondo la versione fornita dalla difesa di Sinner, la rilevazione del clostebol sarebbe dovuta a una contaminazione avvenuta attraverso il suo fisioterapista, Giacomo Naldi: quest’ultimo avrebbe massaggiato Sinner nei giorni del torneo dopo aver usato il Trofodermin, un medicinale spray contenente clostebol, per curare un taglio che si era procurato al mignolo della mano sinistra. La contaminazione durante i massaggi si spiegherebbe con il fatto che Sinner ha una forma di dermatite sui piedi e sulla schiena che gli causa spesso piccoli tagli e ferite sulla pelle: durante un massaggio fatto senza guanti, quindi, una contaminazione di questo genere sarebbe possibile.

Sta circolando molto questa foto di Naldi durante Indian Wells, con una fasciatura al dito che confermerebbe la versione fornita ai giudici.

Il Trofodermin è un medicinale che viene effettivamente usato per curare lesioni della pelle. A differenza della maggior parte degli altri paesi, in Italia lo si può acquistare in farmacia senza ricetta: negli ultimi anni la gran parte dei casi antidoping legati all’impiego di clostebol è avvenuta proprio in Italia, più o meno una quarantina (ma finora non avevano mai coinvolto un atleta della fama e del successo di Sinner). Dato che è un anabolizzante, il Trofodermin deve riportare sulla confezione una chiara indicazione del potenziale effetto dopante, e un’avvertenza nel foglio illustrativo sul fatto che potrebbe determinare la positività ai test antidoping.

Uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista scientifica Drug Testing and Analysis ha segnalato come possa essere sufficiente il trasferimento accidentale di piccole quantità di Trofodermin da persona a persona per risultare positivi a un test antidoping, effettuato tramite l’analisi di un campione di urine come nel caso di Sinner.

Il Trofodermin usato da Naldi era stato acquistato a Bologna il 12 febbraio (la sentenza dice di averne prova) da Umberto Ferrara, il preparatore atletico di Sinner, che lo aveva poi dato a Naldi per curare la ferita. Naldi e Ferrara fanno parte dello staff che segue abitualmente Sinner in giro per il mondo durante i tornei, ed erano entrambi con lui anche a Indian Wells. Naldi ha detto di aver usato il Trofodermin ogni mattina dal 5 al 13 marzo, ma di non sapere che contenesse una sostanza proibita. Sinner è stato interrogato due volte per questo processo, e in entrambi i casi ha detto che non sapeva che Naldi avesse usato medicinali per curarsi quella ferita.

Il tribunale ha ritenuto credibili queste versioni, sulla base delle prove fornite dalla difesa di Sinner, di dieci interrogatori fatti dagli investigatori e del parere di tre esperti di antidoping.

Nel tennis i controlli antidoping sono gestiti dall’ITIA (acronimo inglese che sta per Associazione internazionale per l’integrità nel tennis), un’organizzazione che si occupa soprattutto di sorvegliare su casi di scommesse illecite e doping nel tennis professionistico (tra le altre cose anche con attività di prevenzione: fornendo per esempio ai giocatori informazioni puntuali su come non violare i regolamenti).

L’ITIA fa ai giocatori di tennis circa 2.500 controlli antidoping ogni tre mesi, senza preavviso e a campione: per i tennisti di alta classifica come Sinner però questi controlli sono assai più frequenti. I controlli possono essere fatti sia durante i tornei che al di fuori delle competizioni, anche durante periodi di vacanza: i giocatori devono infatti comunicare all’ITIA ogni proprio spostamento, in modo da essere reperibili se questa dovesse decidere improvvisamente di sottoporli a test.

Sinner durante la partita persa contro Alcaraz al torneo di Indian Wells (Matthew Stockman/Getty Images)

È stata l’ITIA quindi a rilevare la positività di Sinner ai due test e a chiedere poi l’intervento di un tribunale sportivo indipendente dalle istituzioni del tennis. Una parte importante del procedimento riguarda il parere chiesto ai tre esperti di antidoping. Sono state scelte tre persone che lavorano o hanno lavorato in laboratori che si occupano specificamente di antidoping: Jean-François Naud, che ne dirige uno a Montréal in Canada; Xavier de la Torre, vicedirettore di un laboratorio di Roma; e David Cowan, ex direttore di un laboratorio di Londra. Tutti e tre i laboratori sono accreditati dall’Agenzia mondiale antidoping. Nel processo, a due dei tre esperti non è stato detto chi era il giocatore su cui erano stati chiamati a esprimersi.

Naud ha detto che la bassa concentrazione di clostebol trovata nelle urine di Sinner è compatibile con una contaminazione, come dimostrato dalla letteratura scientifica. Lo stesso Naud ha anche detto che sulla base del risultato del secondo test antidoping fatto da Sinner – quello del 18 marzo, che aveva una concentrazione di clostebol molto simile a quella del primo test – è possibile che entrambe le rilevazioni dipendano dalla stessa contaminazione. De la Torre ha avvalorato questa ipotesi, anche sulla base di alcuni esperimenti fatti nel suo laboratorio.

Cowan ha detto che la contaminazione involontaria è «del tutto plausibile, sulla base delle spiegazioni date e delle concentrazioni trovate in laboratorio», tenendo conto anche del tipo di medicinale che sarebbe alla base della contaminazione e di quanto clostebol contiene. Cowan ha anche aggiunto che «le quantità minime» di clostebol trovate a Sinner non avrebbero in ogni caso potuto comportare «alcun effetto di doping rilevante sul giocatore, o di potenziamento delle prestazioni».

Con questi elementi a disposizione, il tribunale ha assolto Sinner stabilendo che non abbia avuto «alcuna colpa o negligenza» nell’assunzione di clostebol, una formula che per il regolamento antidoping dell’ITIA sta a significare che il giocatore «non sapeva o non sospettava» dell’assunzione, «e non poteva ragionevolmente averlo saputo o sospettato anche esercitando la maggior cautela possibile». Per ottenere questo genere di assoluzione il giocatore deve anche poter spiegare come la sostanza è entrata nel suo corpo: la versione di Sinner è stata quindi ritenuta credibile.

L’assoluzione senza «colpe o negligenze» prevede anche che il giocatore non venga sospeso, come successo a Sinner. È una situazione diversa da quella sintetizzata dalla formula di assoluzione «senza colpe o negligenze rilevanti», per le quali invece si possono ricevere sospensioni in alcuni casi anche piuttosto lunghe. Stabilito che il clostebol era stato assunto per una contaminazione involontaria, durante il processo la difesa di Sinner ha cercato poi di dimostrare che il suo caso meritasse proprio la formula di assoluzione più piena, la prima.

Per il regolamento mondiale antidoping della WADA i tennisti sono responsabili della scelta del proprio personale medico, e non possono quindi giustificarsi per l’assunzione di una sostanza dopante dando semplicemente la colpa al proprio staff. Solitamente anche se si dimostra che la colpa è solo di un membro dello staff e non del giocatore non si può ricevere l’assoluzione completa, ma al massimo quella «senza colpe o negligenze rilevanti». La difesa di Sinner ha portato elementi per dimostrare sia la cura di Sinner nella scelta dello staff, sia la sua abituale attenzione per quello che gli viene somministrato per ragioni mediche o sportive: allo stesso tempo però ha sostenuto che nel caso in questione Sinner non potesse applicare quella stessa attenzione, dato che la contaminazione non è avvenuta per qualcosa che ha assunto ma durante un massaggio.

La difesa si è basata anche sui precedenti italiani di contaminazioni da clostebol, come il recente caso del tennista di doppio Marco Bortolotti (che gioca tornei perlopiù minori ed è poco noto), assolto con formula piena come Sinner ad aprile del 2024.

I giocatori sotto indagine antidoping vengono automaticamente sospesi in attesa del processo: Sinner invece in questi mesi ha continuato a giocare, e nel frattempo ha guadagnato la prima posizione nel ranking mondiale. Per questo sono state sollevate anche diverse polemiche con accuse alle istituzioni del tennis di aver favorito Sinner per via del suo grande seguito e della sua rilevanza per il tennis mondiale in questo momento. In realtà anche Sinner era stato sospeso ciascuna delle due volte in cui gli era stata data notizia dei risultati dei controlli antidoping (in due giorni diversi di aprile 2024), ma in entrambi i casi aveva fatto ricorso d’urgenza contro la sospensione: è una possibilità garantita a tutti i tennisti in quella condizione, se c’è il sospetto che la positività ai controlli sia spiegabile con una contaminazione o se gli elementi preliminari fanno ritenere che il giocatore sotto indagine possa essere assolto.

Come ha fatto notare il giornalista specializzato Riccardo Bisti, un ricorso d’urgenza come quello fatto da Sinner ha dei costi che molti tennisti di più basso livello non possono sostenere, ed è probabilmente anche per questo che se ne sono visti raramente in altri casi paragonabili. Sinner comunque risulta sospeso dalle competizioni tra il 4 e il 5 aprile e tra il 17 e il 20 aprile del 2024.