Dove si fa la politica d’estate

La masseria in Puglia di Giorgia Meloni, la Gallipoli di Massimo D'Alema, la villa in Sardegna di Silvio Berlusconi e altri luoghi usati per incontri più o meno istituzionali quando i palazzi romani sono chiusi

(ANSA/ STEFANO CAVICCHI)
(ANSA/ STEFANO CAVICCHI)
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Negli ultimi giorni molti dei cronisti che seguono abitualmente la presidente del Consiglio, ma anche vari giornalisti locali, si sono appostati per qualche decina di minuti o per intere ore davanti al cancello chiuso, piantonato da agenti di scorta, di una masseria nella campagna brindisina, vicino a Ceglie Messapica, in Puglia. È lì, all’interno della Masseria Beneficio, che Giorgia Meloni ha deciso di trascorrere una parte delle sue ferie di agosto: con sua figlia, il suo ex compagno Andrea Giambruno, sua sorella Arianna, il marito di quest’ultima, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e le loro due figlie. Oltre a loro, ci sono poi anche Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, pure lui lì con sua moglie e le figlie, e Marco Mezzaroma, importante manager nel campo dell’edilizia e dirigente sportivo, dall’agosto del 2023 nominato presidente della società pubblica Sport e Salute, amico di lunga data di Meloni.

Sono giorni di riposo e di relax, ovviamente, ma le incombenze della politica finiscono sempre per animare anche le ferie di ministri e presidenti del Consiglio. Nel corso degli anni molti dei leader politici più celebri sono stati legati ai luoghi dove trascorrevano le vacanze, che per qualche settimana diventavano un po’ un centro di gravità alternativo della politica italiana rispetto ai soliti palazzi romani. Succede solitamente nelle settimane centrali o nella seconda metà di agosto, cioè quando l’attività parlamentare è abitualmente ferma. Quei posti, quelle scenografie più o meno esotiche, oltre a caratterizzare le cronache estive dei giornalisti incaricati di seguire il capo del governo o il segretario di partito di turno anche in vacanza, sono a loro volta diventate una componente dell’immaginario che a quel leader era connesso: come se insomma il posto scelto dicesse anche qualcosa della personalità e dell’attitudine del politico.

– Leggi anche: Che posto è Borgo Egnazia, dove si terrà il G7

Meloni, come si sa, è affezionata alla Puglia, nonostante non abbia legami familiari stretti nella regione. Ne ama da molto tempo la cucina, che ha definito «la principale nemica della mia dieta», così come i panorami, la cultura, le atmosfere, l’attaccamento alle tradizioni, ma al tempo stesso la capacità di avere un approccio moderno e di classe all’ospitalità. Non a caso è stato un resort pugliese di grande lusso, Borgo Egnazia, il luogo scelto da Meloni per ospitare i leader dei più influenti paesi occidentali in occasione del G7 a guida italiana, lo scorso giugno. La Massera Beneficio in cui trascorre le vacanze non è di sua proprietà, ma è un posto caro a Meloni fin da prima che diventasse presidente del Consiglio: ci va infatti da cinque estati consecutive. I titolari della struttura ormai tengono abitualmente riservata la prenotazione per le settimane centrali di agosto, nell’attesa appunto della prestigiosa prenotazione.

È una vecchia masseria ristrutturata e adibita a resort a quattro stelle. Vi si accede tramite strade di campagna piuttosto strette, delimitate da muri a secco oltre i quali si sviluppano ampie distese di ulivi, ma lì vicino c’è anche una grande cava di inerti. Ci sono sei camere, tra cui una suite, alcune ricavate dentro dei vecchi trulli rimessi a nuovo, tutto nella tipica pietra bianca locale, e una piscina a forma di cuore con al centro una grande palma. La masseria è stata, come sempre accade, anche un posto da cui Meloni e la sua famiglia hanno mandato negli anni dei messaggi politici a fini di propaganda: come quelli che riguardano l’esaltazione della cucina nostrana e la celebrazione dei prodotti locali per rimarcare un certo tipo di italianità e di scelte alimentari. Lollobrigida, nei giorni di vacanza, tende a comprare frutta e verdura da agricoltori del posto, ed è dalla cucina della Masseria Beneficio che lo scorso anno il ministro dell’Agricoltura si fece riprendere intento a cucinare il granchio blu, il crostaceo che stava infestando le acque italiane in quel periodo, causando gravi danni ai pescatori e agli allevatori di vongole.

Per il secondo anno consecutivo, poi, quest’anno la Masseria Beneficio è stata anche il posto dove si è svolta una sorta di riunione di governo, o qualcosa di molto simile. Domenica scorsa nella masseria è arrivato anche Matteo Salvini, il leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, insieme alla sua compagna Francesca Verdini. Meloni e Salvini hanno parlato delle varie questioni politiche da affrontare a settembre, come già avevano fatto lo scorso anno, e hanno coinvolto poi anche il leader di Forza Italia Antonio Tajani, in videocollegamento da Fiuggi, dove ha la residenza. A un certo punto c’è stato anche un piccolo blackout nella struttura che ha generato un po’ di apprensione.

Anche Salvini negli ultimi anni frequenta abitualmente la Puglia ad agosto, assecondando la passione che per quella terra ha la sua compagna Verdini. Ma l’immagine estiva del segretario della Lega è senza dubbio collegata da alcuni anni al Papeete Beach, lo stabilimento balneare di Milano Marittima gestito dal suo amico Massimo Casanova, peraltro parlamentare europeo della Lega tra il 2019 e il 2024. Di quello stabilimento, e delle spiagge romagnole in generale, Salvini è frequentatore abituale da molto tempo, così come molti dei dirigenti leghisti lombardi, suoi stretti amici, che con lui hanno fatto la gavetta nella sezione giovanile del partito. Il Papeete divenne centrale nelle cronache politiche nell’estate del 2019: lì, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, Salvini maturò la decisione di uscire dal governo guidato da Giuseppe Conte di cui la Lega faceva parte insieme al Movimento 5 stelle.

Matteo Salvini alla console del Papeete Beach di Milano Marittima, il 3 agosto 2019 (SERENELLA MATTERA/ANSA)

Quei giorni furono eccezionalmente concitati per la politica italiana, e in generale decisamente strani: un po’ perché una crisi di governo nei giorni di Ferragosto non si era mai vista, un po’ perché Salvini alternava pranzi e riunioni con parlamentari e dirigenti leghisti a sessioni estenuanti di selfie a torso nudo coi bagnanti che lo acclamavano; teneva da quelle spiagge conferenze stampa in cui parlava di equilibri politici nazionali ed europei, e poco dopo si esibiva alla console del beach club con il cocktail in mano. Nel frattempo un po’ tutti – giornalisti, parlamentari, esponenti del mondo dell’industria e delle istituzioni – erano in attesa che la crisi annunciata diventasse reale. Successe pochi giorni dopo, al Senato, quando ormai Salvini aveva terminato la sua vacanza romagnola: ma quel periodo rimase celebre ed è tuttora noto proprio come la “crisi del Papeete”.

Se il Papeete e la masseria nella Valle d’Itria sono in modi diversi due luoghi usati da Meloni e Salvini anche per rivendicare il loro essere “gente del popolo”, il più importante leader del centrodestra italiano degli ultimi decenni, Silvio Berlusconi, faceva invece anche della sua residenza estiva uno sfoggio di eccezionalità. Berlusconi ad agosto andava spesso nella costa nordorientale della Sardegna, dove aveva acquistato e poi fatto espandere il lussuosissimo complesso edilizio noto come Villa Certosa. Lì, tra l’altro, nel corso degli anni Berlusconi ricevette importanti capi di Stato e di governo stranieri: come l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, il presidente russo Vladimir Putin, o gli ex primi ministri spagnoli José Maria Aznar e José Zapatero.

Tra le varie, rimase celebre la visita di Tony Blair, primo ministro laburista britannico, nell’agosto del 2004. Blair, che aveva una grossa simpatia per Berlusconi pur essendo di orientamento politico opposto, aveva accettato dopo varie insistenze quell’invito, ma voleva in ogni modo evitare di mostrarsi accanto al leader di Forza Italia, e per questo aveva pregato sua moglie Cherie di frapporsi sempre tra loro due davanti ai giornalisti. Le foto però suscitarono comunque un certo clamore perché Berlusconi, nell’accompagnare Blair e sua moglie per il centro di Porto Rotondo, si mostrò per la prima volta con la bandana in testa (per coprire i segni, a quanto si scoprì più tardi, del reimpianto dei capelli fatto poche settimane prima in un centro d’eccellenza a Ferrara). Quella sera, tornati a Villa Certosa, Berlusconi omaggiò Blair con uno spettacolo pirotecnico personalizzato: in cielo i fuochi d’artificio disegnarono la scritta “W TONY”.

Incontro informale tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il primo ministro inglese Tony Blair e la moglie Cherie a Porto Cervo, in Sardegna, il 16 agosto 2004 (LaPresse)

Villa Certosa è in larga misura espressione del gusto per l’eccesso di Berlusconi. La “villa” era in effetti un complesso di sette ville, più varie altre dépendance e strutture aggiuntive. I magistrati di Tempio Pausania ipotizzarono anche che vi fossero stati commessi degli abusi edilizi, e poterono effettuare dei controlli solo a seguito di una grossa polemica politica: il governo di Berlusconi, infatti, aveva posto il segreto di Stato sull’intera struttura, impedendo a lungo ai magistrati di accedervi.

Nel suo recente libro dedicato proprio a Berlusconi – B. Una vita troppo – il giornalista Filippo Ceccarelli ha elencato varie cose eccezionali presenti nella tenuta: l’elenco è lungo quasi due pagine, e cita tra l’altro «il bunker antinucleare, il percorso di talassoterapia sviluppato su cinque piscine degradanti, i laghetti artificiali con cigni e isole (…), 2.500 cactus con sistema di ventilazione a riciclo dell’acqua per l’irrigazione, 1.200 palme, 500 ibiscus (…), qui e là sculture in varie tipologie di pietre, compreso un meteorite (…), un campo da calcio, un finto nuraghe, un anfiteatro greco-romano (…)». Quando mostrava agli ospiti tutta la tenuta, guidando una golf car, impiegava circa tre ore. C’era inoltre un famigerato vulcano: una sorta di piccola collina artificiale con dentro un meccanismo che, se attivato a distanza, riproduceva un’eruzione. La notte di Ferragosto del 2006, quando lo mise in funzione per la prima volta per allietare una comitiva di suoi ospiti, alcune persone che abitavano nei paraggi allertarono la Protezione civile. Lo scorso febbraio, dopo la morte di Silvio Berlusconi, i figli hanno deciso di mettere in vendita la villa per 500 milioni di euro.

Un altro luogo di vacanza estivo divenuto celebre per vicissitudini politiche è Gallipoli, in provincia di Lecce. Lo si deve a Massimo D’Alema, dirigente del Partito Comunista Italiano prima e degli eredi di quel partito (PDS e DS) dopo, oltreché ex presidente del Consiglio. D’Alema era affezionato a Gallipoli perché da giovane fu inviato lì da Giorgio Napolitano per fare gavetta nelle gerarchie locali del partito, e proprio nel collegio elettorale di quella città fu eletto per la prima volta deputato nel 1987. Ci tornava abitualmente anche d’estate, organizzando incontri ed eventi politici. Rimase celebre, tra gli altri, il pranzo che D’Alema ebbe al ristorante “Il Bastione” insieme a Rocco Buttiglione nell’estate del 1994: fu lì che il leader della sinistra riuscì a convincere il segretario del Partito popolare italiano a condividere le manovre che avrebbero portato nel giro di qualche mese a causare la crisi del primo governo di Berlusconi, definendo quello che sarebbe poi stato definito “il patto delle vongole”.

Bettino Craxi, leader socialista ed ex presidente del Consiglio, era invece legato a una meta straniera, e cioè Hammamet, in Tunisia, una cittadina costiera a metà strada tra Tunisi e Susa. Craxi era arrivato lì per la prima volta nell’estate del 1967, e poi in più occasioni negli anni a seguire. Acquistò un terreno e ci fece costruire una casa insieme all’amico Spartaco Vannoni, proprietario dell’Hotel Raphael nel centro di Roma dove il capo dei socialisti era solito alloggiare. Dopo la morte di Vannoni, Craxi acquistò interamente la tenuta e ne fece la sua residenza estiva abituale. Da presidente del Consiglio vi ospitò anche leader internazionali: come nell’agosto del 1985, quando ricevette nella sua villa il leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Yasser Arafat. Fu lì, infine, che Craxi si rifugiò nella primavera del 1994, temendo di essere arrestato dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta Mani Pulite, che riguardava gravi casi di corruzione di politici e imprenditori.