I lavori per rendere inaccessibile la Vela Celeste di Scampia
Sono state demolite le passerelle di accesso per impedire nuove occupazioni, dopo il crollo di un ballatoio che a luglio aveva causato la morte di tre persone
Lunedì mattina sono iniziati i lavori per demolire le passerelle di accesso alla Vela Celeste di Scampia, uno dei condomini di case popolari costruiti tra gli anni Sessanta e Settanta nella periferia a nord di Napoli, fino a luglio abitati da centinaia di persone in condizione di forte degrado. L’abbattimento delle passerelle serve a rendere inaccessibili gli appartamenti e avviare il recupero del condominio dove lunedì 22 luglio erano morte tre persone a causa del crollo di un ballatoio. In seguito all’incidente tutte le 800 persone che abitavano nel condominio erano state evacuate.
Lunedì la ditta incaricata dei lavori dal comune di Napoli ha demolito le passerelle esterne della Vela Celeste e ha iniziato a murare tutti gli altri accessi al complesso di case. L’obiettivo principale di questi lavori è impedire che gli appartamenti vengano occupati. Nelle prossime settimane saranno demolite anche tutte le passerelle interne e i ballatoi a eccezione di quelli presenti nell’area sequestrata dalla procura per indagare sul crollo. Saranno preservate anche alcune passerelle per consentire agli addetti del comune di portare via i mobili e le altre cose lasciate negli appartamenti dalle persone evacuate. Di questi traslochi si farà carico il comune.
Saranno poi demolite tutte le costruzioni alla base della Vela come i garage, le cantine e i porticati. Le Vele si chiamano così per la loro forma: la base è larga e la struttura si restringe man mano salendo ai piani superiori. Erano inizialmente sette e ogni Vela era composta da due edifici paralleli lunghi 100 metri e alti 45, con 14 piani collegati da ballatoi e rampe di scale. Ogni Vela era denominata dagli abitanti con un colore. A differenza delle altre Vele già demolite in passato, i lavori alla Vela Celeste sono più lunghi e complicati perché è l’unica che rimarrà in piedi nel progetto di recupero chiamato “Restart Scampia”, che prevede appunto la riqualificazione della Vela Celeste dove saranno ricavati uffici pubblici del comune e della città metropolitana, l’ex provincia.
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Il crollo del 22 luglio ha complicato il progetto di recupero per via dei tempi molto più ristretti rispetto ai piani del comune. Prima dell’evacuazione era prevista la demolizione delle ultime due Vele, la gialla e la rossa, dove è in programma la costruzione di 433 nuovi appartamenti per spostare le ultime persone che abitavano ancora nelle Vele. Laura Lieto, vicesindaca e assessora all’Urbanistica, ha detto che il comune farà di tutto per accelerare la costruzione delle case.
Una settimana dopo il crollo del ballatoio, la giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Gaetano Manfredi aveva deciso di mettere a disposizione degli sfollati in situazione di fragilità delle camere in albergo per un massimo di 30 giorni e un contributo economico per affittare in autonomia una casa. Il contributo totale previsto dal piano è pari a 1 milione di euro e si tradurrà in un primo sostegno pari a tre mensilità, «per supportare l’eventuale necessità di versare una caparra per i contratti di affitto», dice il comune, e in successive erogazioni mensili previste per l’inizio di ogni mese.
La soluzione individuata dal comune era stata criticata fin da subito dal comitato Vele di Scampia, movimento che dagli anni Novanta riunisce gli abitanti delle Vele che lottano per un alloggio dignitoso. Il comitato aveva infatti anticipato una serie di possibili problematiche legate al piano dei contributi: trovare una casa a Napoli è complicato, e poi, per le persone sfollate dalle Vele, è difficile avere tutte le garanzie richieste per affittare una casa, ovvero una busta paga o comunque redditi dimostrabili.
Nel frattempo la procura continua a indagare sul crollo del ballatoio che ha causato la morte di tre persone. È stata aperta un’inchiesta per crollo, omicidio e lesioni colpose. L’obiettivo dei magistrati è capire se quel ballatoio fosse abusivo, cioè costruito illegalmente per permettere di occupare alcuni appartamenti resi inaccessibili dal comune, e se negli ultimi anni fossero stati fatti controlli per individuare rischi legati alla stabilità.