In Kenya è evaso l’uomo accusato di aver smembrato almeno nove donne
Collins Jumaisi Khalusha era stato arrestato a luglio: il caso che lo riguarda è discusso anche fuori dal paese per la sua brutalità
Martedì la polizia di Nairobi, in Kenya, ha detto che l’uomo di 33 anni accusato di aver ucciso e smembrato diverse donne è evaso dalla stazione di polizia in cui era detenuto da metà luglio, quando era stato arrestato. L’uomo si chiama Collins Jumaisi Khalusha ed era detenuto nella stazione di polizia di Gigiri, nel nord della città: la polizia ha fatto sapere che è scappato insieme ad altri 12 detenuti scalando un muro e tagliando un tetto di rete metallica. La polizia ha detto di essersi accorta dell’evasione martedì mattina presto, durante l’orario di distribuzione delle colazioni nelle celle.
Il caso di Khalusha è molto seguito sia in Kenya che all’estero per la sua brutalità: è accusato di aver ucciso almeno nove donne i cui resti smembrati erano stati trovati la settimana prima del suo arresto a Mukuru, un sobborgo a sud di Nairobi. I corpi appartenevano a donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni: erano mutilati, avevano segni di tortura ed erano contenuti in sacchetti chiusi con fili di nylon, all’interno di una cava abbandonata usata come discarica. La polizia aveva descritto Khalusha come un «serial killer», aggiungendo che aveva confessato di aver ucciso 42 donne a partire dal 2022.
Tra le altre Khalusha avrebbe ucciso anche la moglie: l’ultimo degli omicidi confessati sarebbe avvenuto l’11 luglio, pochi giorni prima del suo arresto.
Khalusha era stato arrestato fuori da un locale in cui era andato a guardare la finale degli Europei di calcio. Gli investigatori erano risaliti a lui perché aveva utilizzato il numero di telefono di una delle vittime per una transazione economica, e in seguito avevano perquisito casa sua, che si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia cava: ci avevano trovato diversi cellulari, un computer portatile, vestiti e documenti appartenuti ad alcune delle donne oltre a un machete, che secondo le autorità era stato utilizzato per smembrare i cadaveri. A casa di Khalusha c’erano anche vari sacchi simili a quelli che contenevano i resti delle nove donne trovate morte a luglio.
Per l’evasione di Khalusha sono stati sospesi otto agenti di polizia, che secondo il capo della polizia keniana lo avrebbero aiutato a fuggire insieme alle altre persone evase, tutti cittadini eritrei detenuti per essere entrati illegalmente nel paese. La stazione di polizia da cui sono evasi è molto sorvegliata e si trova in una zona di sedi diplomatiche, a loro volta molto sorvegliate: secondo il capo della polizia, Gilbert Masengeli, è improbabile che siano fuggiti senza l’aiuto di qualcuno.