Cosa sappiamo sulle cause del naufragio vicino a Palermo

Sembra che una fortissima raffica di vento abbia causato la rottura dell'albero, cosa che ha fatto sbilanciare e poi affondare la nave

Una foto diffusa dall'ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian (EPA/PERINI NAVI PRESS OFFICE via ANSA)
Una foto diffusa dall'ufficio stampa di Perini Navi, la compagnia che ha prodotto la Bayesian (EPA/PERINI NAVI PRESS OFFICE via ANSA)
Caricamento player

Lunedì attorno alle quattro del mattino una grande barca a vela con a bordo 22 persone è affondata al largo di Porticello, un piccolo comune non lontano da Palermo. Per il momento è stato recuperato il corpo di una persona, 15 sono state portate in salvo e sei risultano ancora disperse. La procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta per capire cosa è andato storto: da allora intanto giornali e osservatori stanno cercando di ricostruire come abbia fatto una barca del genere ad affondare, unica peraltro in tutta l’area.

Al momento non è chiaro se il naufragio sia stato causato da una tromba marina, l’equivalente di una tromba d’aria che si sviluppa in mare anziché a terra, o da un cosiddetto downburst, cioè una fortissima raffica di vento proveniente da un temporale, che arriva a terra e poi si sposta in orizzontale a una velocità che può superare anche i 100 chilometri orari.

Ad ogni modo poco prima del naufragio la barca, che si chiamava Bayesian, si trovava ancorata al fondale poco lontano dal porto di Porticello. Charlotte Golunski, una cittadina britannica che è sopravvissuta insieme alla figlia di un anno, ha raccontato di essere stata svegliata da lampi, tuoni e dal movimento dell’imbarcazione causato dalle onde. Karsten Börner, un cittadino dei Paesi Bassi che era al comando di una nave ancorata poco distante dalla Bayesian, ha raccontato che quando si era reso conto che il vento stava aumentando aveva deciso di accendere i motori per controllare meglio l’imbarcazione, nel timore che le onde potessero causare una collisione con la Bayesian. Ha poi detto di aver visto proprio la Bayesian inclinarsi e affondare poco dopo.

Un video ripreso dalle telecamere di sorveglianza di una villa di Porticello e condiviso martedì pomeriggio da Repubblica sembra mostrare la barca a vela durante la tempesta. Secondo il proprietario della villa, citato da ANSA, la barca «è sparita in pochissimo tempo»: sarebbe affondata «in appena sessanta secondi». Data la scarsa qualità delle immagini legata al buio e al maltempo, questo video comunque non aiuta a chiarire cosa sia successo, almeno per il momento.

In base alla rotta tracciata dal GPS la barca avrebbe ormeggiato di fronte a Porticello intorno alle 21, e lì sarebbe rimasta fino alle 3:15, quando è stato registrato uno spostamento laterale di circa 300 metri. Il segnale è sparito pochi minuti dopo le 4 del mattino.

Sulla base delle informazioni che abbiamo al momento, una delle ipotesi è che il naufragio sia stato causato dalla rottura dell’albero, il palo verticale che serve a sostenere le vele. L’albero della Bayesian era di 75 metri, tra i più lunghi in circolazione, e in alluminio, in grado di sostenere 3mila metri quadrati di vele. L’albero dovrebbe essere fatto anche per resistere in condizioni meteo avverse ed era stato sottoposto a manutenzione 4 anni fa, per cui andrà capito quali specifiche condizioni potrebbero aver fatto sì che si spezzasse. In ogni caso in questo scenario la rottura dell’albero avrebbe causato danni allo scafo e fatto sì che la barca si sbilanciasse, si inclinasse su un lato e quindi affondasse. Una fonte informata sulle indagini ha però detto al Corriere della Sera che secondo quanto rilevato nelle immersioni fatte martedì dai soccorritori l’albero apparirebbe integro.

La dinamica dell’affondamento non permette di capire meglio cosa abbia colpito esattamente la barca a vela. «Per il fenomeno di ieri è difficile stabilire con certezza che si sia trattato proprio di una tromba marina. È avvenuto di notte, non ci sono foto o video, potrebbe essere stato un forte downburst, cioè un’improvvisa e violentissima corrente d’aria discendente» ha detto al Corriere della Sera Mario Marcello Miglietta, professore di Fisica dell’atmosfera e oceanografia all’Università di Bari.

Le trombe marine (o più generalmente trombe d’acqua) sono fenomeni assimilabili alle trombe d’aria, ma che si verificano su uno specchio o un corso d’acqua (in questo caso sul mare, e quindi “marine”). Consistono in una grande colonna vorticante di aria e piccolissime gocce d’acqua, come una nebbiolina che è presente nelle nuvole da cui la tromba d’acqua ha origine. Come per le trombe d’aria la formazione delle trombe d’acqua è collegata a condizioni di forte instabilità atmosferica, e cioè dallo scontro di masse di aria calda che provengono dal basso con masse di aria fredda, che invece arrivano dall’alto.

Di solito le trombe marine sono accompagnate da venti molto forti, mare agitato, grandine e lampi molto frequenti. Normalmente sono meno intense delle trombe d’aria e non riescono a raggiungere la terraferma. Il diametro delle trombe marine raggiunge di solito qualche metro, mentre i venti che le formano viaggiano con una velocità di circa 80 chilometri orari. Durano in media qualche minuto, ma non è sempre così: secondo alcuni pescatori che hanno detto di avere visto una tromba marina la mattina del 19 agosto, quella che ha colpito Porticello è durata circa 12 minuti. Il pericolo più grande che deriva dall’essere colpiti da una tromba d’acqua mentre si è in barca a vela è appunto quello della rottura dell’albero maestro, cioè uno degli elementi più esposti.

Le trombe d’acqua non sono di per sé una diretta conseguenza del cambiamento climatico, ma la frequenza e l’intensità con cui si verificano sono collegabili con l’aumento delle temperature dell’acqua e dell’umidità dell’aria. Giovedì scorso nel Mediterraneo la temperatura media dell’acqua è stata la più alta mai registrata, con 28,9 gradi di media e un picco di quasi 32 gradi registrato al largo dell’Egitto. Il mare della costa nord della Sicilia ha registrato negli ultimi giorni temperature attorno ai 30 gradi.

Un’altra ipotesi è che la barca abbia colpito una secca, cioè un punto in cui l’acqua è più bassa rispetto alle zone circostanti. L’urto con il fondale potrebbe aver causato la rottura della deriva, una specie di “pinna” che si trova sotto lo scafo e che aiuta la barca a mantenere la rotta, impedendole di spostarsi di lato a causa del vento o delle correnti. Di fronte a Porticello c’è in effetti la Secca della Formica, in cui il fondale, da una profondità di circa 60 metri, arriva a pochi centimetri dalla superficie dell’acqua. In questo scenario, la rottura della deriva avrebbe aperto un buco nello scafo, che avrebbe causato il naufragio.