In Spagna l’accoltellamento di un bambino è finito al centro di una campagna di disinformazione
Usata per colpire migranti e persone di origine nordafricana: era successo di recente anche nel Regno Unito
In Spagna procedono da due giorni le indagini sull’accoltellamento a morte di un bambino di 11 anni a Mocejón, cittadina vicina a Toledo, nel centro della Spagna: sulle cause e le circostanze dell’omicidio non si sa quasi nulla, ma il caso è già finito al centro di un’estesa campagna di disinformazione razzista, simile a quella che giorni fa aveva provocato enormi proteste in tutto il Regno Unito, anche in quel caso a seguito di un accoltellamento.
L’omicidio è avvenuto domenica verso le 10 di mattina, al centro sportivo Ángel Tardío: un ragazzo con un cappuccio e una sciarpa che gli copriva la faccia si è avvicinato a un campo da calcio in cui giocava un gruppo di ragazzini con un oggetto appuntito in mano, e ha ripetutamente colpito il bambino, che si chiamava Mateo, per poi fuggire in automobile. Il bambino è morto poco dopo, con dieci ferite sul corpo. Il ragazzo sospettato di aver compiuto l’omicidio, un ventenne che vive a Madrid con la madre, è stato arrestato oggi, martedì 20 agosto, dopo due giorni di intense ricerche che hanno coinvolto diverse squadre di agenti.
Il ragazzo ha ammesso di aver compiuto l’omicidio, ma a parte questo di lui e delle sue motivazioni non si sa praticamente nulla. È stato arrestato a casa di suo padre, che ha detto che il figlio avrebbe una disabilità intellettiva e molte difficoltà di socializzazione. Secondo una fonte anonima e informata delle indagini di El Paìs, dopo essere stato arrestato il ragazzo avrebbe avuto un comportamento poco coerente, parlato di sé in terza persona e detto di sentirsi «come se fosse in un videogioco».
Secondo la stessa fonte, il ragazzo avrebbe detto di aver gettato l’arma, un coltello, in un canale o in un fosso vicino al luogo dell’omicidio: la polizia sta ancora cercando l’arma per fare ulteriori accertamenti. Non è chiaro nemmeno se il ragazzo avesse intenzione di colpire proprio Mateo o meno: secondo alcuni familiari del bambino che hanno assistito alla scena, il ragazzo si sarebbe avvicinato prima a un altro gruppo di bambini che però sarebbe riuscito a sfuggirgli.
Nonostante tutte queste incognite, il caso ha già alimentato un’estesa campagna di disinformazione online, in cui l’omicidio del bambino viene attribuito senza alcun fondamento a un presunto richiedente asilo di origine nordafricana. Secondo altre versioni, smentite dalla polizia che ha escluso in modo piuttosto categorico quest’ipotesi, l’omicidio avrebbe motivazioni e cause legate al jihadismo.
Una fonte della procura locale ha detto al Guardian che l’unità che si occupa di crimini d’odio ha già esaminato una serie di messaggi e contenuti online in cui l’omicidio del bambino veniva utilizzato per criminalizzare le persone straniere e alimentare sentimenti di odio e discriminazione nei confronti di alcuni gruppi specifici.
Esattamente come successo nel Regno Unito, inoltre, la campagna di disinformazione online sta venendo alimentata da esponenti politici dell’estrema destra: tra questi Alvise Pérez, un 34enne con molto seguito sui social network che è stato eletto lo scorso giugno al Parlamento europeo col partito “La festa è finita” (Se acabó la fiesta). Pérez deve gran parte del successo politico alle sue durissime posizioni contro l’immigrazione: commentando l’omicidio di Mateo, lo ha collegato al presunto arrivo di «50 africani» in un albergo della stessa zona.
Nei prossimi giorni la polizia locale farà tutti gli accertamenti del caso sul ragazzo arrestato per l’omicidio del bambino, sulle sue condizioni psichiche e sulle ragioni dell’omicidio, mentre nel frattempo proseguono le ricerche dell’arma con cui è stato compiuto. Le autorità locali di Mocejón, in cui vivono circa 5mila persone, hanno nel frattempo dichiarato tre giorni di lutto.
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